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Legge di bilancio, l’ipotesi: tassare il tabacco su scala di riduzione del danno

Occorre ripensare la scala di imposizione fiscale alla luce dei dati tossicologici che stimano nel sigaro il prodotto più dannoso e la sigaretta elettronica quello con maggior riduzione degli effetti tossici non contenendo tabacco e non subendo combustione.

La bozza della Legge di bilancio che sta circolando in queste ore non contiene alcun provvedimento sulla rimodulazione della tassa sulla sigaretta elettronica. Ma questo non significa che rimarrebbe invariata. Anzi, stando così le cose, dovrebbe addirittura aumentare. Il motivo è presto detto: la bozza contiene l’aumento del prezzo di sigarette, sigari e tabacco trinciato. Visto che l’imposta sulle ecig è strettamente collegata a quella sul tabacco, ne consegue che, se aumenta una, di riflesso aumenta anche l’altra. Secondo quanto risulta dalla bozza, il pacchetto di sigarette dovrebbe subire un aumento tra i 5 e i 10 centesimi. L’imposta sulle sigarette elettroniche arriverebbe invece a 0,4003 euro per millilitro, sfondando così la soglia psicologica dei quattro euro per flacone da 10 millilitri.
È interessante notare come per l’amministrazione dello Stato le sigarette, i sigari e il tabacco trinciano non abbiano lo stesso peso erariale. Mentre le sigarette, secondo la bozza, pagherebbero 180,14 euro per chilogrammo convenzionale (ovvero mille sigarette), il tabacco trinciato pagherebbe 125 euro mentre, dulcis in fundo, i sigari soltanto 30 euro. Sono queste infatti le cifre che compaiono nella bozza di legge di bilancio. A cui, però, verrebbe aggiunto un altro articolo che andrebbe a intaccare il prezzo finale, aumentandolo tra il 5 e il 20 per cento. L’obiettivo non dichiarato è di avvicinare il prezzo di tutti i pacchetti senza creare la disparità di oltre anche un euro che c’è attualmente tra una marca e un’altra. Se passasse questa ipotesi, il delta tra i vari brand non supererebbe i 20 centesimi andando così a favorire i più noti.
Le aziende di produzione di liquidi per sigarette elettroniche in questi ultimi mesi stanno lottando affinché l’imposizione fiscale sul loro prodotto venga rimodulata. Secondo quanto anticipato dall’onorevole Comaroli, l’obiettivo è portare la percentuale fiscale al 5 per cento, consentendo così la ripresa dei consumi e, conseguentemente, della produzione. Parimenti, anche il riscaldatore di tabacco, in quanto strumento di riduzione del danno, dovrebbe veder ritoccata al ribasso la propria imposizione fiscale, mantenendola però comunque più elevata rispetto ai prodotti del vaping. La linea di principio seguita sarebbe quella della riduzione del danno. Fatto 100 il danno delle sigarette, quello dei riscaldatori è stato quantificato in 25 (e quindi pagherebbe il 25 per cento di imposte) mentre quello delle ecig è di 5 (e dunque pagherebbe il 5 per cento rispetto alle sigarette). Un ragionamento molto valido e coerente che però dovrebbe a quel punto essere proiettato anche verso i prodotti del tabacco veri e propri. Ad esempio: perché i sigari, pur essendo molto più nocivi, scontano un’accisa di circa l’80 per cento rispetto le sigarette? Come spiega la Fondazione Umberto Veronesi, Sebbene sia i sigari sia le sigarette siano composti principalmente da tabacco, ci sono notevoli differenze tra i due prodotti. Le più macroscopiche riguardano le dimensioni e l’involucro: i sigari sono molto più grandi (anche se esistono versioni di dimensioni analoghe a quelle delle sigarette) e sono rivestiti con tabacco mentre le sigarette da carte speciali. La differenza principale, però, è il tipo di tabacco utilizzato. Le sigarette, in genere, contengono una miscela di diverse tipologie di tabacco non fermentato, mentre i i sigari sono composti quasi sempre da un unico tipo di tabacco fermentato. La fermentazione è un processo che dura diversi giorni a cui sono sottoposte le foglie di tabacco. Avviene a temperatura e umidità controllata e ha lo scopo principale di esaltare l’aroma del tabacco attraverso una serie di reazioni chimiche veicolate da enzimi presenti nella pianta. Queste peculiarità dei sigari fanno sì che siano potenzialmente più dannosi delle sigarette. Infatti i sigari hanno una più alta concentrazione di sostanze cancerogene: durante il processo di fermentazione del tabacco per sigari, vengono prodotte alte concentrazioni di nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Questi composti vengono rilasciati durante la combustione e sono presenti in quantità maggiore nel fumo da sigaro che da sigaretta; una più alta quantità di catrame: per ogni grammo di tabacco fumato, c’è più quantità di catrame nei sigari che nelle sigarette; un più alto livello di tossine: il rivestimento dei sigari (tipicamente foglie di tabacco) è meno poroso di quello delle sigarette. Ciò fa sì che la combustione del tabacco dei sigari avvenga in maniera meno completa di quella delle sigarette. Come risultato, il fumo da sigaro ha più alte concentrazioni di tossine”. I fumatori di sigari spesso non inalano il fumo. Quindi, se da un lato c’è una riduzione del danno a livello polmonare, la tossicità incide prevalentemente su palato, labbra, lingua e laringe.
Un atto di coraggio da parte del governo, e di conseguente “giustizia fiscale”, potrebbe essere predisporre la pressione erariale seguendo la scala della riduzione del danno. E quindi, nell’ordine: sigari 100, sigarette 90, trinciato 80, riscaldatori 25. E, seppur non sia e non contenga tabacco, soltanto in ultima battuta la sigaretta elettronica (danno 5). Ma, si sa, l’Italia non è il Regno Unito.

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