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Canino (Anpvu): "Incentivare gli strumenti di riduzione del danno"

Il presidente dell'associazione dei consumatori ritiene inaccettabile che si possano assimilare i vaporizzatori personali ai prodotti del tabacco.

Anche l’associazione dei consumatori Anpvu prende posizione sull’emendamento che dovrebbe riformare il mercato del vaping. Pubblichiamo di seguito il comunicato inoltrato alla redazione:

Dalle notizie apprese riguardo l’emendamento da Sigmagazine ci stiamo trovando di fronte a difficoltà irreali, quali l’assimilazione dei vaporizzatori personali ai prodotti del tabacco (nonostante il parere contrario dell’OMS), la cecità nei confronti delle ricerche scientifiche in merito all’effettiva riduzione del danno delle e-cig, trasparsa dalla nota del Ministero della Salute, e ad altre che ci aspettavamo, come quella che vede il settore dello svapo come un comparto meramente economico, quindi il risultato prospettato è il migliore che il settore potesse ottenere oggi. Abbiamo ben accolto l’applicazione della TDP anche agli shot di nicotina in acqua.
Riassumiamo qui di seguito i tre punti per noi fondamentali per una giusta lettura del vaping, per i quali continueremo a lottare.
Uscita da Aams: l’OMS ha sancito che i vaporizzatori personali non sono prodotti del tabacco pur potendo contenere nicotina (peraltro presente in numerosi alimenti, ad esempio i pomodori). Le nostre e-cig sono sotto monopolio, i farmaci da banco, che peraltro presentano in alcuni casi gli stessi ingredienti e un maggior quantitativo di nicotina rispetto agli e-liquid regolamentati dalla TDP, non si sono rivelati molto efficaci per smettere di fumare, le e-cig dovrebbero essere assimilate a questo tipo di prodotti, ben accetti e universalmente riconosciuti come mezzi per smettere di fumare assumendo nicotina in altri modi diversi dal fumare e invece quelli sono farmaci (da banco) sì ma i vaporizzatori personali non sono prodotti del tabacco. 
Mercato libero per i prodotti del vaping:è inammissibile che uno svapatore che vive in un paesino in cui non ci sono negozi di svapo, debba, per acquistare liquidi con nicotina, cercare rivenditori con deposito fiscale, dai quali probabilmente, non potrà rifornirsi di tutto ciò che gli occorre per lo svapo (hardware, ricambi, ecc…). Altresì è contraria al libero mercato una disposizione che vieti ad un negoziante di acquisire una clientela tramite l’online, e quindi di crescere e di entrare in concorrenza con altri negozi (per chi non lo sapesse, la concorrenza è fondamentale per il consumatore che, così, avrà la possibilità di scegliere chi applica prezzi più vantaggiosi; è sulla base di queste scelte, in generale, che si livella il prezzo di mercato di un bene).
Zero tassa sui liquidi senza nicotina: qui sembra quasi superfluo dover argomentare. Come è possibile che due beni di largo consumo vengano tassati se miscelati tra loro? Perché un consumatore dovrebbe pagare di più qualcosa che può acquistare senza tassa e poi miscelare in casa? In farmacia, un litro di PG (prezzo medio 10€) e un litro di VG (prezzo medio 10€) costerebbe 20€ per due litri. In un negozio di svapo, un litro di base neutra (PG+VG) costerebbe 40€ (tasse) oltre al costo del prodotto (10€) quindi più di 50 euro per un litro ovvero più di 100€ per due litri.
Ci è sempre sembrato prioritaria una detassazione dei liquidi e, per quanto riguarda i liquidi senza nicotina, noi di ANPVU continueremo a batterci per l’eliminazione anche della mini tassa sulle basi neutre, l’uscita da AAMS e la riapertura del mercato on-line (anche degli shop senza Deposito Fiscale)”.

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