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“La sigaretta elettronica non è un farmaco, è bene di consumo”

Il professor Fabio Beatrice prende posizione a sostegno dei nuovi strumenti per smettere di fumare. E lo fa polemizzando con parte dei rappresentanti sanitari nazionali.

Un intervento che sta facendo molto rumore. Sia in ambito sanitario che nel tritacarne mediatico. Il professore Fabio Beatrice ha scelto una piovosa domenica di settembre per gettare un macigno nello stagno. “In tema di sigaretta elettronica – scrive il direttore del centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino – si legge tutto e il contrario di tutto. Allarmi e notizie confortanti. Il risultato finale di questa tenzone mediatica è che la gente comune non sa più cosa pensare. La sensazione è che molti stiano salendo su questo carro per ottenere visibilità. Hanno tutti l’esperienza per esprime giudizi? Quali sono dunque i requisiti professionali per poter commentare avvedutamente il fumo digitale? Esser primari o professori di una disciplina è utile ma non garantisce una competenza specifica. Intanto necessita avere una esperienza almeno decennale nel sostegno clinico alla cessazione. Se di più meglio. Chi non ha avuto a che fare con tanti fumatori non può conoscerne le dinamiche, le paure, le difficoltà. Leggere non basta, studiare non basta. Ci va la pratica. Unita alla pratica studio e lettura acquistano un altro significato. Occorre poi esser medici ed avere a cuore il sostegno alla debolezza umana. Occorre aver personalmente ricercato nel settore. Ci va comprensione e condivisione”. Ma la teoria deve essere accompagnata dalla pratica. “Poi bisogna conoscere a fondo i prodotti. Si parla di device molto tecnologici e piccoli particolari tecnici fanno la differenza. Si deve andare nelle fabbriche, dai negozianti e chiedere con umiltà per capire. Quindi un altro pezzo di comprensione riguarda i liquidi, il loro impatto sul sistema respiratorio e sull’organismo più in generale, cosa contengono. I produttori seri hanno dati di tossicità prodotti da esperti. I modelli sperimentali di laboratorio non necessariamente spiegano cosa succede davvero nell’uomo donna. Ancora bisogna conoscere in dettaglio la tossicità del fumo di sigaretta per poterla mettere in paragone. C’è troppa gente “esperta” che ancora parla solo di nicotina. Bisogna conoscere i farmaci per il sostegno alla cessazione e bisogna saperli usare. Quindi si deve avere una grande conoscenza delle patologie tabacco dipendenti, ogni effetto. Non solo cancro ictus ed infarto. Bisogna avere un’idea del concetto generale di tossicità. Quasi tutti i farmaci hanno tossicità più o meno elevata ma la si accetta in funzione della problematica per la quale vengono assunti. Vivere ci espone ad ogni sorta di tossicità (le città, lo stile di vita, le abitudini). È anche necessario avere competenze nell’ambito specifico della ricerca per poter “tarare” i risultati nel loro reale significato e portata. Quindi bisogna conoscere leggi e regolamenti dei maggiori paesi nei quali lo svapo è diffuso. Si parla della epidemia americana ma in GB tra il 2016 ed il 2019 si sono avuti una ventina di casi di lieve intossicazione regrediti con la sospensione dello svapo. In Italia similmente pochi casi mai gravi. In Europa mai nessuna epidemia o morte. Dunque allo stato l’epidemia americana risponde a dinamiche americane. Un po’ come per le armi. Invece a seguito del consumo di tabacco i morti sono centinaia di migliaia ogni anno in America e in Europa. Bisogna essere cauti, prudenti, sfiorati dal dubbio. Umili ed attenti”. In conclusione Beatrice puntualizza quello che pochi medici e professionisti della salute sanno – o riescono – a dire. “Il fumo elettronico non è nato per iniziare a fumare o come divertimento sicuro. Lo ha inventato un farmacista cinese per ridurre il suo personale danno da fumo (ne fumava 70 al giorno e non riusciva a farne a meno). La sigaretta elettronica non è un farmaco o un prodotto medicale. È un genere di consumo e va trattato e normato come tale. In Europa si norma, negli US no e quindi li si verificano conseguenze. Se un fumatore si rivolge al fumo elettronico non volendo smettere o non riuscendo a smettere sta avendo con fatica l’idea di proteggere la propria salute nell’ambito di una situazione complicata. La dipendenza da tabacco è molto complicata”.

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