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Tassa su filtri e cartine, Fabbrini (ITA): “Analogie con le sigarette elettroniche”

“Nel 2013 arrivò una tassa sulle sigarette elettroniche spropositata: in molti non la pagarono affatto, fino al successivo condono e anche al ridimensionamento della tassa stessa".

Cosa significa dovere pagare da un giorno all’altro 5,3 milioni per una nuova tassa a fronte di un fatturato di 5,4 milioni? Semplice, chiudere l’attività oppure lasciare a casa la metà dei lavoratori. È l’allarme lamentato da Marco Fabbrini, amministratore delegato di International Tobacco Agency – tra le principali aziende di distribuzione di articoli per fumatori ed esclusivista per l’Italia del marchio Juul – alla luce della nuova imposta che colpirà filtri e cartine per sigarette. Una situazione analoga a quella già vissuta nel 2013, quando venne introdotta la maxi tassa sulle sigarette elettroniche. È lo stesso Fabbrini a ricordarlo con una nota stampa. “Nel 2013 arrivò una tassa sulle sigarette elettroniche spropositata: in molti non la pagarono affatto, fino al successivo condono e anche al ridimensionamento della tassa stessa. Da allora il nostro fatturato in questo settore, che era sceso da 3 milioni a 200 mila euro, è risalito a 13 milioni di euro l’anno”. La tassa su filtri e cartine sarà di 0,0036 euro su ogni pezzo contenuto nelle confezioni, significa cioè che una confezione da 50 cartine costerà 0,18 centesimi in più oltre Iva. Una microtassa che però moltiplicata per decine di migliaia di pezzi fa lievitare l’imposizione a carico delle aziende. “Non si tratta di contestare in assoluto la tassa sulle cartine – spiega Fabbrini – ma di avere un ingresso graduale e in proporzioni sostenibili. Di certo, questo è il fronte meno difeso, la tassa che crea meno proteste. Non siamo contrari a misure per la riduzione del danno dovuto al consumo di tabacco ma un intervento di questo genere, se non accompagnato da un rafforzamento dei controlli sul parallelo mercato illegale, non farà altro che spostare i consumatori, sui quali si riverserà il maggior peso fiscale, verso canali di vendita occulti, con ricadute sulla rete regolare che stimiamo fino a -50%». Di qui la decisione di congelare il piano assunzioni, «non essendovi più ragionevoli certezze rispetto alla crescita di fatturato prevista per il prossimo triennio”. Parole già sentite e storia già vissuta sulle spalle di decine di migliaia di lavoratori anche del comparto del vaping.

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