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“Troppi gli errori o le manipolazioni nell’articolo scientifico riportato da alcuni quotidiani italiani che rivela il pregiudizio nei confronti della sigaretta elettronica. I titoli parlano dei liquidi in generale che creerebbero nuovi composti tossici mentre ad una lettura attenta emerge come lo studio parli di sostanze tossiche create dalla miscelazione di tre aromi in particolare (vaniglia, frutti rossi e cannella) con i diluenti dei liquidi di ricarica: glicole e glicerina“. Così l’associazione nazionale dei consumatori di sigarette elettroniche risponde ai titoloni aparsi in questi ultimi giorni per denunciare la presunta pericolosità degli aromi per e-cig. E, di riflesso, chiede anche che la European Respiratory Society, dando seguito al proprio dettato statutario, ritiri dalla discussione congressuale lo studio della Duke University per evidente confilitto d’interesse con le aziende del tabacco.
Il professor Fabio Beatrice, direttore del reparto ORL dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e del Centro Antifumo del nosocomio, spiega: “Non esiste un fumo sano e quindi nessuno può affermare che il fumo elettronico sia sicuro. È però una alternativa percorribile in soggetti selezionati che non riescono ad abbandonare il fumo tradizionale in una ottica di riduzione del rischio. Il disegno dello studio sembra fatto in modo da esporre ‘soggetti predisposti’ a situazioni limite per sostenere una tesi. Studi come questi hanno come grave effetto collaterale di portare i consumatori a ricadere nella dipendenza da sigaretta tradizionale. Il testo del comunicato stampa dell’ERS riporta la dichiarazione del dottor Hanno Erytropel della Yale University che afferma come “alti livelli di questi nuovi composti non erano mai stati studiati in passato e abbiamo così deciso di condurre test tossicologici”.
È scritto nel comunicato dell’ERS che “i produttori hanno immesso i prodotti sul mercato senza alcuna reale comprensione o controllo delle sostanze chimiche di base”: lo studio, commenta Carmine Canino (presidente Anpvu), “ancorchè presentato nell’ambito di un Congresso Europeo prestigioso come l’ERS è stato condotto su liquidi e prodotti in commercio negli Stati Uniti. A chi si occupa del settore è ampiamente noto che la legislazione tra i due continenti è molto diversa e l’Europa vanta una normativa molto severa chiamata TPD (Tobacco Products Directive) a cui tutti si devono adeguare“. Conferma la posizione Sebastien Roux – ingegnere chimico del Centro di ricerca e innovazione per lo svapo Crivape: “I produttori di liquidi per sigarette elettroniche, in Europa, sono obbligati con la TPD a notificare i prodotti e a dichiarare le emissioni di carbonili di cui si parla nello studio”. La domanda che si fanno i produttori europei è: quali sono i macchinari utilizzati per riprodurre il protocollo di vaporizzazione nonché le materie legate all’intrappolamento delle sostanze del vapore delle sigarette elettroniche? Queste tecniche sono estremamente complesse e specifiche, ci sono solo una quindicina di laboratori ad aver sviluppato questa tecnica, a padroneggiarla ed a continuare ad evolverla. Prosegue ancora il dottor Roux: “Ad oggi non abbiamo visto nessuno degli autori e/o delle organizzazioni collegate a questo gruppo utilizzare queste tecniche”.
“Quando abbiamo letto sulla stampa la notizia – continua ancora Carmine Canino – avremmo voluto congratularci per l’attenzione che il mondo scientifico presta alla salute dei consumatori di devices elettronici e chiedere che ricerca, clinica, consumatori e industria facessero fronte comune ad esempio creando una piattaforma di condivisione dei dati. Ma subito è arrivata la doccia fredda: il comunicato stampa contiene le dichiarazioni del primo firmatario, il professor Sven-Eric Jordt, professore associato di anestesiologia, farmacologia e biologia del cancro presso la Duke University School of Medicine. Una università non nuova a fare ricerca sulle sigarette elettroniche e sui presunti danni prodotti dalla vaporizzazione dei liquidi. Peccato che il centro di ricerca sulla nicotina e smoking cessation del Duke University Medical Center è stato creato con un finanziamento di 15 milioni di dollari da parte di una nota multinazionale del tabacco”. In conclusione, Canino fa propria la richiesta avanzata da Sigmagazine in un articolo di venerdì 4 settembre: “Da statuto la European Respiratory Society si definisce un organismo indipendente volto a salvaguardare la salute pubblica. Lo scorso ottobre, in occasione del congresso, è stato approvato un emendamento che introduce nello statuto il divieto di pubblicazione degli studi scientifici finanziati dalle aziende della sigaretta elettronica e dall’industria del tabacco. ANPVU quindi chiede che la ricerca sia ritirata e non venga presentata al Congresso della prossima settimana”.