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La sigaretta elettronica stravince il confronto con il tabacco: quasi 100 volte meno dannosa

L'istituto Biochromex di Cambridge ha condotto uno studio comparativo: nella scala del danno l'ecig e lo snus sono a 0,25, la sigaretta tradizionale 100.

Negli ultimi anni i prodotti alla nicotina sono al centro di rapide trasformazioni tecnologiche e interpretazioni normative. L’avvento della sigaretta elettronica – bene di consumo e non medicale – ha letteralmente stravolto il mercato e e destabilizzato le organizzazioni sanitarie. Il dibattito attuale è centrato sulla capacità dei prodotti a rischio ridotto di far smettere di fumare, spingendo il consumatore di nicotina ad abbandonare il tabacco tradizionale a favore dei moderni dispositivi elettronici. Anche la retorica attorno il fumo è cambiata. Mentre sino a qualche anno fa si demonizzava la tossicità che scaturisce dalla combustione, adesso il dibattito si è spostato sulla nicotina. Questo perché i nuovi prodotti elettronici non hanno la necessità di bruciare il tabacco e quindi verrebbe meno l’ipotetica analoga accusa. Di nicotina, infatti, si è iniziato a parlare a partire dai primi anni Dieci del secondo millennio, quando cioé ha fatto apparizione la sigaretta elettronica. Sino ad allora la scienza quasi mai si è occupata ad approfondire la questione o, per meglio dire, diffondere i presunti pericoli causati dal suo consumo.
Per fare un po’ di chiarezza sulla questione, l’istituto Biochromex di Cambridge ha condotto uno studio comparativo, identificando e vagliando 3980 pubblicazioni che avevano per oggetto un prodotto contenente nicotina. Lo scopo era di redigere una scala gerarchica del rischio di 13 prodotti a base di nicotina basata sulla revisione sistematica della letteratura scientifica e sull’analisi delle migliori prove disponibili. I prodotti sono stati analizzati in termini di emissioni di tossine e dati epidemiologici, che sono stati combinati su una scala arbitraria da 0 a 100 (rischio da basso ad alto). I prodotti del tabacco tradizionale (sigarette, sigari e sigaretti) dominano la parte superiore della lista, con punteggi di rischio combinati che vanno da 40 a 100. I prodotti consumati più frequentemente (sigarette) hanno generalmente il punteggio più alto. I tabacchi da fiuto e da mastico si collocano notevolmente più in basso nella gerarchia con punteggi che vanno da 10 a 15, ma significativamente al di sopra dei dispositivi elettronici e dello snus, che hanno un punteggio tra 3 e 4. I prodotti con il rischio relativo più basso in assoluto sono le sigarette elettroniche che vaporizzano un liquido: il punteggio è di 0,25. Secondo gli analisti, anche lo snus ha pari rischio.
Come già fece qualche mese fa l’istituto Pasteur, anche da Cambridge si mette dunque il punto esclamativo sulle potenzialità della sigaretta elettronica come strumento a rischio ridotto. Le organizzazioni sanitarie hanno ora a disposizione altri due autorevoli pareri indipendenti che nel futuro prossimo potranno servire  come apripista nel dibattito sull’utilizzo della sigaretta elettronica nella lotta al fumo.

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