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Università analizza aromi Newflavours: nessuna criticità né tossicità pericolosa

Antonio Caria ha affidato 37 diversi liquidi per sigarette elettroniche ai ricercatori di Sassari per verificarne gli elementi contenuti. Esito favorevole sotto ogni punto di vista.

Una iniziativa aziendale all’insegna della trasparenza nei confronti del consumatore: fare analizzare i propri liquidi da inalazione o aromi da diluire e poi pubblicare integralmente i risultati. Una operazione che, se emulata, potrebbe aprire un nuovo fronte di fiducia e responsabilità percepita dall’esterno.
L’azienda Newflavours di Antonio Caria ha consegnato nelle mani dei ricercatori dell’Università di Sassari trentasette aromi destinati all’utilizzo nelle sigarette elettroniche per farli analizzare e conseguentemente segnalare eventuali criticità. Al termine dell’indagine non è emerso nessun elemento critico o tossico se non in quantità infinitesimali e assolutamente trascurabili. In ogni caso ben al di sotto della soglia di pericolo indicata dall’istituto superiore di sanità.
Le sigarette elettroniche – si legge nel rapporto firmato dal professor Gavino Sanna dell’Università di Sassari – sono dei dispositivi “alternativi” a quelli tradizionali che hanno incontrato nel corso degli ultimi anni un crescente interesse da parte dei fumatori. Da questi, infatti, esse vengono percepite come un’alternativa più “salutare” al consumo delle tradizionali sigarette, ricalcandone abbastanza fedelmente sia le mimiche che le percezioni sensoriali. Diversi fattori concorrono ad oggettivare questa percezione. Innanzitutto, la mancanza di processi di combustione determina l’assenza nell’aspirato di specie chimiche fortemente tossiche (quali, tra le centinaia presenti nel fumo di tabacco, gli idrocarburi policiclici aromatici e l’acido cianidrico), e la relativamente bassa temperatura cui avviene il processo di vaporizzazione dei liquidi, in contrapposizione alle elevate temperature dei processi di combustione, che determinano anche la formazione di specie gassose irritanti, quali gli ossidi di azoto. Il fumo di tabacco veicola anche elementi inorganici dotati di certa (es: Pb e Cd) o potenziale (Al, Mn, Cu, Ni) tossicità ed isotopi radioattivi (come il Po). Infatti, la sigaretta elettronica si basa sull’evaporazione (e non sulla combustione) di additivi alimentari liquidi (molecole organiche quali glicol propilenico e/o glicerina), nei quali sono dispersi degli aromi alimentari, in ragione non superiore al 10% del volume dell’e-liquid. Nei liquidi possono esser presenti anche piccole quantità di acqua, e modesti quantitativi di nicotina (sempre inferiori ai 20 mg cm-3, come disposto dall’art. 21 comma 10 del d.lgs. 6/2016). Il fumatore, in questo caso, aspira un aerosol aromatico vaporizzato a bassa temperatura (normalmente sotto i 200°C) da un sistema a resistenze elettriche. Da un punto di vista generale, quindi, detto aerosol dovrebbe esser privo di quasi tutte quelle sostanze che rappresentano fattori di rischio nel fumo da tabacco combusto. Tuttavia, la rapidissima diffusione della sigaretta elettronica e la contestuale quasi assoluta mancanza di aspetti normativi nei diversi Stati ha ingenerato un significativo interesse volto a cercare di oggettivare in maniera scientifica il livello di rischio per la salute indotto dall’uso della sigaretta elettronica. L’attenzione si è perlopiù volta verso la caratterizzazione dell’aerosol (ossia, la frazione aromatica volatilizzata dal sistema di riscaldamento a resistenza) e, per quanto riguarda le determinazioni sugli e-liquids, si è indagato prevalentemente su aspetti qualitativi e quantitativi della frazione organica, mentre si osservano solo pochi studi riguardo la determinazione degli elementi di potenziale ed effettiva tossicità negli e-liquids. Infatti, si ritiene piuttosto ragionevole che le non estreme condizioni di temperatura cui sono soggette le parti soggette a riscaldamento della sigaretta elettronica non comportino un rilascio significativo di elementi in tracce nell’aerosol da costituenti diversi dagli e-liquids.  
Alla luce di quanto esposto, si è provveduto, su un lotto di 37 diversi aromi di e-liquid (nove aromi “fruttati”, diciassette aromi “tabaccosi” ed undici aromi “tonici”) si è provveduto a determinare, mediante un metodo ICP-MS allo scopo messo a punto e validato, la concentrazione di ventidue tra elementi tossici e di potenziale tossicità. La seguente tabella permette di riepilogare i dati ottenuti mediante calibrazione interna a tre aggiunte di standard”. (L’articolo prosegue dopo la tabella, ndr)


Tutte le concentrazioni sono espresse in microgrammi di elemento per litro (meglio note come “parti per miliardo”), i dati in corsivo preceduti dal segno “<” sono al di sotto del limite di determinabilità (non è possibile valutarne con certezza la concentrazione, in quanto troppo bassa), mentre quelli sottolineati sono dati il cui valore è compreso tra limite di quantificazione e limite di determinabilità. Essi hanno quindi un livello di accuratezza minore rispetto ai dati il cui valore è maggiore del limite di quantificazione.
Dall’analisi immediata dei dati è possibile trarre subito una conclusione: nel complesso, tutti i liquidi analizzati hanno minime concentrazioni dei ventidue analiti cercati. In particolare, quasi l’80% degli elementi in esame (17 su 23) è mediamente risultato sempre essere al di sotto del limite di quantificazione, compreso tra le 200 parti per miliardo, nel caso dello Zinco, e le 180 parti per triliardo (nanogrammi per litro di e-liquid), nel caso del Tallio. Gli unici elementi per i quali il valore medio è superiore al limite di quantificazione sono As, Co, Cr, Fe, Li e Mn. Tra questi, arsenico e cromo sono elementi tossici, gli altri sono oligoelementi che potrebbero essere tossici a concentrazioni solo di parecchi ordini di grandezza rispetto a quelle qui misurate. Parlando di due elementi tossici, per fugare il campo da ogni possibile dubbio o preoccupazione, basti sapere che il limite fissato per questi due analiti dal Decreto Legislativo n° 31 del 2001, che regola i limiti di elementi indesiderabili per le acque destinate ad uso umano (quindi, anche per quelle che possono essere bevute), sono rispettivamente di 10 parti per miliardo (Arsenico) e di 50 parti per miliardo (Cromo). Quindi, mediamente i liquidi in esame, che vengono assunti dall’organismo a livello massimo di qualche millilitro al giorno, contengono mediamente circa il 50% del valore massimo misurabile per le acque potabili, il cui consumo procapite giornaliero è perlomeno 2000 volte maggiore! L’elemento più comunemente trovato nei campioni in esame dopo As e Cr è il Litio, oligoelemento quantificabile sull’84% dei liquidi. La sua concentrazione media nei liquidi analizzati è di circa 2 parti per miliardo. Altri elementi quantificati in maniera abbastanza frequente sono gli oligoelementi Ferro e Manganese, presenti in circa il 30% dei campioni (11 liquidi su 37 analizzati). I livelli di concentrazione misurati per essi sono completamente differenti: il Ferro può essere presente, su un  singolo campione, sino a circa 2.5 parti per milione (concentrazione media sui 37 campioni analizzati pari a 300 parti per miliardo), mentre il Manganese è stato determinato in concentrazioni massime di 80 parti per miliardo, con un valore medio inferiore a 10 parti per miliardo. Assai meno abbondante è l’oligoelemento Cobalto, mediamente presente in concentrazioni di 300 parti per triliardo e quantificato in oltre il 40% dei campioni analizzati. Da un punto di vista dei gruppi di e-liquids (fruttato, tabaccoso e tonico) si possono osservare lievi, ma abbastanza significative differenze. A livello del tutto generale, i liquidi tonici sono quelli con il minor contenuto di elementi in tracce, mentre quelli tabaccosi sono quelli più ricchi. Solo a livello di curiosità, si osserva che l’essenza con il minor contenuto di elementi in tracce è l’Only Rum, ove è stato quantificato il solo Arsenico. L’analisi comparativa dei dati ottenuti rispetto a quelli evincibili in letteratura mostra che gli e-liquids analizzati hanno mediamente una concentrazione di elementi in tracce decisamente meno elevata rispetto alla quasi totalità di quelli sinora riportati, e questo a dispetto dell’elevato numero di analiti in essi ricercati“.

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