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Sigarette elettroniche, la ricetta dei tabaccai: stop al web e recupero dell’usato

Nella relazione del presidente Mario Antonelli in occasione dell'assemblea della Federazione italiana dei tabaccai ampio spazio ai dispositivi elettronici.

Una relazione lunga e articolata che ha toccato tutte le sfaccettature del tabaccaio del terzo millennio. Colui, cioè, non più impegnato soltanto a fare il “commesso dei tabacchi” ma che è chiamato a confrontarsi anche con la tecnologia e la finanza, le assicurazioni e i prestiti, senza perdere mai di vista l’obiettivo primario della marginalità. È stato un Mario Antonelli a tutto tondo quello che ha debuttato pubblicamente al T2000 di Roma, in occasione della assemblea della Federazione Italiana dei tabaccai (Fit).
Ampio spazio è stato dedicato anche alle sigarette elettroniche, il prodotto del tabacco di nuova generazione con cui decine di migliaia di tabaccai sono stati costretti – loro malgrado – a doversi rapportare. Nonostante lo scetticismo dei primi tempi, negli anni la frangia sostenitrice ha preso il sopravvento, tanto che all’iniziale unica piccola associazione di categoria che sosteneva la diffusione della sigaretta elettronica, si è aggiunta adesso anche la Fit.

Mario Antonelli, presidente Fit (foto Best edizioni)

Secondo Antonelli, i negozi specializzati in sigarette elettroniche stanno cedendo il passo alle tabaccherie.  “Un mercato che si divide in tre canali distributivi – ha detto il presidente – gli esercizi specializzati, i negozi online e le tabaccherie. Queste ultime, nonostante la concorrenza agguerrita, sono ancora il luogo di acquisto preferito per circa il 60% dei consumatori di questi prodotti. Non è una percentuale disprezzabile, ma dobbiamo puntare a fare sempre meglio. Potenzialità e capacità non ci mancano per realizzare una esclusiva di fatto. Per far questo occorre massima professionalità e aggiornamenti costanti su un mercato in continua evoluzione, ma anche difesa strenua della rete di vendita fisica, aggredita dai canali illeciti del web, dalle piattaforme social che in modo spregiudicato si rivolgono a consumatori spesso minorenni. La vendita online lascia aperte troppe maglie all’ingresso di prodotti di provenienza illecita. È tempo che il legislatore intervenga a tutela della legalità e della salute pubblica, specialmente dei minorenni, chiudendo queste maglie”. Antonelli ha poi continuato sostenendo che “il fenomeno degli acquisti illeciti sul web è in crescita al punto che quattro utilizzatori di sigarette elettroniche su dieci comprano prodotti illegali in rete ed è sempre più difficile contrastare il mercato sotterraneo che sfrutta spesso i canali social dei giovani, per stessa ammissione delle autorità di vigilanza e controllo. Non vogliamo dei rattoppi, ma norme draconiane, in primis il divieto di vendita a distanza che proporremo e sosterremo in ogni sede istituzionale, in Italia ed in Europa”. Tentativo già effettuato con un emendamento alla Legge delega fiscale ma non andato a buon fine. E infatti Antonelli annuncia battaglia sin da subito. “Riteniamo questa misura ormai necessaria per tutelare i consumatori e la rete di vendita fisica, perché è inutile fissare limiti rigorosi ai quantitativi di nicotina nei liquidi, se poi grazie al web anche un minorenne può liberamente comporre i “mix” ed assumere nicotina dieci volte superiore al consentito”.

Una sigaretta elettronica usa e getta abbandonata a terra.

Un accenno, poi, anche al fenomeno delle sigarette elettroniche monouso “che hanno ormai conquistato una solida fetta di questo mercato così dinamico”. L’annuncio è di quelli importanti: i tabaccai diventeranno il punto di raccolta nazionale dei dispositivi esauriti. “Ci siamo attivati con Logista presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza elettronica. Si apre quindi uno scenario nel quale la nostra rete diventerà il punto di riferimento per il corretto smaltimento dei prodotti da inalazione e per dare concreto esempio di una economia circolare che funziona. Vendere questi prodotti significa anche assumersi l’impegno di partecipare al processo che porta allo smaltimento degli stessi, così che tale smaltimento avvenga in modo corretto e controllato. Auspichiamo nei prossimi giorni di raggiungere l’accordo, così da rendere minimi sia gli adempimenti burocratici, sia i costi relativi connessi a un corretto smaltimento. Crediamo sia interesse di tutti: del distributore, di noi tabaccai ma anche del Ministero dell’ambiente e della sicurezza elettronica che deve fare i conti con una normativa paradossale, in ragione della quale conviene non fare nulla piuttosto che fare male. Infatti se non si effettua il riciclo, si va incontro a sanzioni amministrative, se lo si effettua male si va incontro a sanzioni penali”. E, visto che le sigarette elettroniche non hanno un prezzo imposto come accade invece per il tabacco tradizionale, Antonelli lancia anche un appello ai colleghi: “Siamo pronti a supportare la sostenibilità non solo a parole ma con i fatti, perché anche questo significa dare valore alla nostra rete e renderla sempre più “centrale” per il legislatore, l’imprenditore e il cittadino. Per mantenere questa centralità, però, occorre anche lavorare in condizioni di maggior tranquillità. Ciò significa, fra l’altro, avere la sacrosanta sicurezza di un livello minimo di redditività e con minori oneri possibili. Tutti, e i tabaccai non fanno eccezione, pretendono che il proprio lavoro sia remunerato adeguatamente. È una questione di dignità. Redditività che rischia di essere compromessa, ancora una volta, dalla guerra dei prezzi. Non lo devo certo spiegare a voi, ma i nostri ricavi sono una percentuale del prezzo di vendita e calano al calare dei prezzi al pubblico”. Come dire: benvenuti nel libero mercato!

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