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Gentile redazione di Sigmagazine,
per quanto io sia perfettamente conscio del fatto che l’opinione pubblica in Italia non si formi dai ragionamenti, dalle intuizioni o dalle conclusioni di ognuno, ma dalle idee suggerite da servizi televisivi, titoli dei giornali (e sottolineo, titoli) e diffusione mediante i social, ci terrei a porvi alcune domande dettate da una mia recente riflessione.
Siamo alla fine del 2023 e mi trovo ancora una volta a dover notare che il periodo invernale, secondo un rigido e costante susseguirsi di corsi e ricorsi storici, anche quest’anno è pieno di impegno e dedizione da parte dei media e della politica nazionale ed internazionale nel fare chiarezza sulle sigarette elettroniche e proteggere da esse il mondo.
Onestamente, non capisco per quale motivo ciò avvenga sempre alla fine dell’anno e non si spalmi uniformemente durante le altre stagioni. Non capisco per quale motivo l’inverno, già difficile per i fumatori a causa di tossi, raffreddori e malanni stagionali che per fortuna curiamo attraverso l’uso di tanti ritrovati della medicina moderna (che ci permettono di continuare a fumare in salute), debba essere reso ancor più difficile negando l’oggettività della riduzione del danno. Non capisco per quale motivo l’Italia prima ed il mondo poi, all’avvicendarsi della stesura di nuove leggi, inizi ad amare più che nei mesi precedenti la salute dei cittadini proteggendoli dai rischi correlati al vapore.
Non capisco perché proprio al concludersi dell’anno (e mai prima), i giornalisti focalizzino la propria attenzione su quell’innato senso di altruismo che li impegna ad approfondire i rischi che derivano dall’inalazione di vapore aromatizzato. Non capisco, infine, per quale motivo tutti gli attori sopra descritti, siano così consci che il fumo sia la principale causa di morte nel mondo, tanto da non includerlo come termine di paragone in questo filantropico sforzo di bene comune che coinvolge le sigarette elettroniche.
Chiaramente, Redazione, le mie non sono affatto domande retoriche, Vi chiedo dunque di darmi una risposta se ne avete una e di aiutarmi a capire.
Il motivo? Ho smesso di fumare, provato i benefici della sigaretta elettronica che vaporizza liquido rispetto a quando respiravo tabacco combusto, eppure non riesco ancora a capacitarmi di tutto questo grande slancio invernale nel volermi spiegare che quei benefici che ho notato, in effetti, tali non sono; o meglio, lo sono ma secondo i parametri che politica, tv e giornali si sentono responsabili di darmi investiti di tale peso morale.
In ultimo, ho notato che si fa un gran parlare di quelle che tutti chiamano “Puff” e delle allerte che nascondono; a tal proposito, oltre alle altre risposte, vi chiederei di chiarirmi il motivo per cui queste sono diventate l’unico oggetto del contendere come se tutto il settore delle sigarette elettroniche, fatto di dispositivi e di prodotti liquidi (più o meno sicuri a seconda delle rispettive responsabilità di chi li produce), si riducesse solo ad una batteria usa e getta. A me pare come se qualcuno dicesse generalizzando che le “automobili” sono pericolose a causa dell’esplosione delle batterie, senza considerare che le “automobili” si alimentano a benzina e gasolio (diversamente dalle “auto elettriche” che ritengo siano ad oggi solo una piccola percentuale dei veicoli nel mondo).
Concludo veramente, tra le altre cose e con questo la smetto di tediarvi con altre domande, ho scoperto dalla tv che in un dispositivo di vaporizzazione di liquidi, i metalli pesanti, secondo alcune attente analisi (di cui onestamente non conosco la fonte), vengono generati dal vapore che passa attraverso i fili della batteria; vi chiederei qualche info se ne avete, perché a me risultava che il processo di vaporizzazione di un atomizzatore avvenisse in un compartimento diverso e separato rispetto a quello della batteria (ma onestamente non mi ritengo sufficientemente esperto per poter comparare tali affermazioni).
Mi perdonerete se mi sono dilungato, ma considerando l’impegno che avete sempre messo nella diffusione delle informazioni, so che proverete a darmi qualche risposta.
Daniele Zingaretti (o se preferite Danielino77)
Gentile Daniele (anche se accolgo l’invito, preferisco chiamarti Danielino77), le tue domande meritano attenzione e riflessione. Per questo consiglio, prima di tutto e prima di entrare nel merito, a chiunque sia arrivato sin qui di dedicare altri 3 minuti a rileggere quello che hai scritto. Perchè sono sicuro che la prima lettura sia stata rapida e frettolosa e invece è bene soffermarsi con attenzione alle tue perplessità.
A questo punto, Danielino77, ti rispondo: ogni anno a dicembre si discute e si vota la legge di bilancio. Ogni governo può intervenire come crede, aumentando o abbassando le tasse. E, visto che c’è sempre bisogni di soldi, i gruppi di pressione (soprattutto quelli legati al mondo pharma) intervengono per proporre di tassare il tabacco e tutto ciò che ad esso è collegato (sigarette elettroniche e liquidi da inalazione). Ecco spiegato il battage mediatico di fine anno: bisogna dimostrare che il tabacco e le sigarette elettroniche fanno male, bisogna dire che l’inquinamento di acqua, terra e aria sia causato dai vapori (ovviamente tossici e ricchi di metalli pesanti) delle e-cig; che le usa e getta inquinano (non che i consumatori maleducati le gettano a terra come se fossero mozziconi di sigaretta). La storia della sigaretta elettronica sarebbe andata diversamente se nel 2013 il Ministero della salute avesse vinto la battaglia contro il Ministero dell’economia su chi dovesse essere l’autorità preposta a regolamentare e gestire il vaping. Oggi l’e-cig sarebbe venduta solo in farmacia e solo con prescrizione medica. Invece vinse l’economia, un orrore agli occhi dei ministeriali sanitari. Da quel momento il vapore è, improvvisamente, diventato fumo (negli occhi).
Per quanto riguarda il processo di vaporizzazione, anche noi sapevamo che venisse prodotto dal calore di una resistenza alimentata da una batteria. Avendo probabilmente sentito la spiegazione tecnica del medico svizzero a cui tu, Danielino77, fai riferimento, ci siamo anche chiesti come mai la giornalista non sia andata a sentire il parere di qualche associazione, fondazione, istituto o circolo ricreativo anti-vaping di italica provenienza. Eppure ce ne sarebbero un sacco disposti a tutto pur di avere i cinque minuti di celebrità. E invece no, è andata sino in Svizzera…
Ah, aspetta un momento: ma in Svizzera non ha sede l’Organizzazione mondiale di sanità? Vuoi vedere che…
st.ca.