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Qualunque divieto fa aumentare il desiderio e qualunque desiderio, per sua stessa natura, tende a dover essere soddisfatto. E spesso significa consentire alle organizzazioni criminali di insinuarsi nell’economia attraverso i canali non leciti del mercato nero. È proprio quanto sta accadendo in Brasile dove è la sigaretta elettronica è stata vietata a tutti i livelli: dall’importazione, alla vendita, sino al possesso. Eppure, secondo quando riportato dal quotidiano O Globo, le statistiche sui trend di ricerca su Google dimostrano che l’interesse brasiliano verso i dispositivi elettronici di somministrazione di nicotina hanno subìto un’impennata media a quattro cifre percentuali: +1550% è la differenza tra il 2022 e il 2023. Il livello record è stato raggiunto dalla parola “pod” che ha segnato un incremento del 4650%; “solo” del 350% invece per il termine “sigaretta elettronica”. Secondo un sondaggio pubblicato dall’istituto di ricerca nazionale e consotto nel solo stato del Paranà (poco meno di 11 milioni di abitanti), nonostante il divieto, negli ultimi sei anni il numero di consumatori di sigarette elettroniche è salito dallo 0,9% della popolazione adulta al 4,5%. L’indagine ha inoltre rivelato che soltanto nel 2023, quasi 6,3 milioni di adulti hanno utilizzato sigarette elettroniche. Eppure, nonostante la diffusione, non esiste un canale lecito. Gli approvvigionamenti avvengono infatti attraverso reti di contrabbando. Praticamente nulla i consumatori sanno della provenienza dei prodotti e con quali liquidi vengono caricati. I sostenitori brasiliani delle politiche di riduzione del danno da tabacco hanno più volte portato ad esempio la normativa e le politiche di controllo britanniche ed europee, eppure il governo socialista guidato da Lula non pare intenzionato a voler fare alcun dietrofront.