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“Non capisco perché la politica debba stare al servizio di una struttura che invece dovrebbe limitarsi a controllare e garantire la lecita circolazione dei prodotti. Non appena avrò l’occasione di incontrare il direttore Alesse glielo chiederò di persona. Non credo sia normale che gli emendamenti che riguardano la filiera vengano accettati o bocciati a seconda del giudizio dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli”. Parole dure ma che mettono a fuoco quale è la cruda realtà nell’ambito dei rapporti di forza istituzionali in materia di tabacco e prodotti liquidi da inalazione. A scoperchiare il pentolone è stato il deputato Mauro D’Attis (Forza Italia), vicepresidente della Commissione antimafia, in occasione della tavola rotonda di presentazione dell’annuale Rapporto sulla distribuzione dei prodotti da fumo e da inalazione organizzato a Roma da Logista Italia. E in effetti, scorrendo i nomi delle autorità presenti, ha colpito l’assenza di Adm, interlocutore primario della filiera. Mancanza evidenziata a voce alta dall’esponente della maggioranza parlamentare di centrodestra. Una ennesima occasione sprecata da parte dell’Agenzia se non altro per ascoltare la voce di coloro che ogni anno garantiscono all’erario oltre 20 miliardi di euro tra accise e imposte.
Occasione invece colta alla grande dall’associazione dei tabaccai che, rappresentata dal presidente Antonelli, ha espresso la propria soddisfazione per essere riuscita – per sua stessa ammissione – a convincere la politica a mettere al bando la vendita sul web dei liquidi da inalazione. “A tutela del consumatore” è stato aggiunto. Anche se, per la verità, è la libertà di commercio a tutelare il consumo grazie pluralità di scelta e non, viceversa, il proibizionismo. Federico Rella (Logista Italia) esprimendo anch’egli soddisfazione per la delega assegnata al governo di vietare la vendita online dei prodotti del vaping, ha però chiesto di “fare in fretta a emanare i relativi decreti attuativi”.
Concetto che ribadisce quanto contenuto all’interno del rapporto nell’ambito della sezione che riguarda il contrasto all’illegalità: “Per quanto concerne le sigarette elettroniche, una sfida altrettanto complessa è rappresentata dalla loro vendita online, connessa alle difficolta di controllo per la tutela della salute dei consumatori e del gettito fiscale verso lo Stato. La legge delega sulla riforma fiscale ha incorporato un emendamento per il divieto di vendita online delle sigarette elettroniche contenenti nicotina. Per l’operatività della norma si dovranno attendere i decreti attuativi, che si confida il governo emani al più presto”. Occorre ricordare che è la politica a stabilire cosa costituisca un illecito, penale o amministrativo, e a decidere quali pratiche debbano essere considerate contrabbando. Basti pensare alla filiera della sigaretta elettronica. Sino al 2015 il mercato era libero e non aveva regole; quindi è intervenuta la direttiva europea per mettere ordine ai prodotti con nicotina; poi è arrivata l’Agenzia delle dogane e monopoli, su mandato parlamentare, che ha assoggettato a sé anche i prodotti senza nicotina e la rete vendita. Allo stesso tempo ha definito le regole per poter vendere sul web con obbligo di gestione di deposito fiscale autorizzato, una operazione che ha costretto le aziende interessate a spendere centinaia di migliaia di euro tra strutture immobiliari, di sicurezza e amministrative.
Se però qualcuno avesse detto loro che nel volgere di un triennio, a prescindere dagli investimenti fatti, l’azienda sarebbe stata destinata alla chiusura perché due entità concorrenti così avrebbero richiesto alla politica, probabilmente oggi nessuno venderebbe le sigarette elettroniche sul web. In sintesi: l’e-commerce esiste perché la legge lo ha consentito, nero su bianco, dettando regole e adempimenti. Il motivo che avrebbe sancito il “patto analogico” di tabaccai e distributori contro il digitale può essere ritrovato sempre tra le righe del rapporto: “La rete di distribuzione di Logista Italia serve circa 60.000 punti vendita (tabaccherie e negozi di prossimità) arrivando a coprire settimanalmente il 100% dei comuni italiani, con un rapporto di una tabaccheria ogni 1.150 abitanti e un accesso medio giornaliero di 15 milioni di clienti. Questi dati confermano la distintiva prossimità al cliente di questo presidio essenziale”. Nel corso del suo intervento, Federico Rella (Logista) ha evidenziato che il 53% per cento dell’illegalità nella filiera del tabacco deriva dalle sigarette elettroniche che provengono dal mercato parallelo creatosi sul web. E quindi, quale miglior ricetta del divieto tout court? D’altronde, vietare è molto semplice e toglie qualunque responsabilità a chi invece dovrebbe garantire visione, prospettiva e regole eque e durature nel tempo. Ovvero la politica. E qui il cerchio si chiude.