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Politica e scienza abbracciano l’industria della sigaretta elettronica

Tavola rotonda con i rappresentanti della filiera e i principali interlocutori di istituzioni e sanità. E si ribadisce l'importanza di una fiscalità differenziata dal fumo.

Fiscalità differenziata, corretta informazione, sostegno pubblico. Sono le tre grandi questioni emerse in occasione della tavola rotonda organizzata a Roma dalla redazione de Il Giornale presso palazzo Wedekind di piazza Colonna.
Alla presenza di Tommaso Cerno (direttore Il Tempo), Augusto Minzolini (direttore Il Giornale) e Filippo Caleri (giornalista economico Il Tempo), in prima battuta sono intervenuti i referenti della sanità pubblica Giacomo Mangiaracina, Fabio Beatrice e, in collegamento da remoto, Umberto Tirelli. Hanno esposto ai presenti un punto di vista critico nei confronti dalle politiche sanitarie nazionali, soprattutto per quel che riguarda la prevenzione nei confronti del fumo. Secondo i tre medici, occorrerebbe abbandonare il principio di massima precauzione per consentire ai fumatori di intraprendere un percorso di cessazione attraverso strumenti meno dannosi come le sigarette elettroniche.
Luca De Carlo, presidente Commissione agricoltura, industria e turismo del Senato, ha centrato l’intervento sulla valenza industriale del comparto. E di conseguenza della tutela che le aziende appartenenti dovrebbero avere alla stregue di tutte le altre, a partire da una tassazione armonizzata. “Se è vero – ha detto il senatore di Fratelli d’Italia – che l’Europa funziona ed è unita non vedo perché le imposte dovrebbero essere diverse. Non si può abbattere una burocrazia per poi crearne una nuova. Avere tutti le stesse tasse significa giocare ad armi pari“.  Anche Marco Osnato, presidente della Commissione finanze della Camera, è dello stesso avviso del collega di partito. “Occorre tutelare le aziende che hanno necessità di programmare gli investimenti. Attorno al mondo della sigaretta elettronica ruotano oltre 30 mila lavoratori: l’auspicio è che nella riforma fiscale ci sia per tutti loro una certezza a lungo termine. Per far questo occorre però uscire dalla cosiddetta fiscalità etica, cioé smettere di tassare per penalizzare qualcuno ma entrare nell’ottica di incentivare invece ciò che produce meno effetti negativi“. Anche da parte Ugo Cappellacci (Forza Italia), presidente commissione Affari sociali della Camera, parole di allineamento con i colleghi di maggioranza. “Non occorre perseguire alcuna battaglia ideologica. Noto da parte delle amministrazioni locali troppo proibizionismo. La contraddizione di fondo è che lo Stato incarna il dottor Jekyll e mister Hyde: da un lato vende fumo e incassa miliardi di euro, dall’altra impone immagini shock. Penso che tutelare i giovani non significhi vietare tout court. Bisognerebbe cambiare linguaggio: anzichè parlare di prevenzione bisognerebbe iniziare a fare riferimento alla educazione, quella di tutti i giorni, che deve arrivare dalla famiglia, dalla scuola, dall’università“.
Umberto Roccatti e Gianluca Giorgetti (presidente e vicepresidente Anafe-Confindustria) in conclusione di incontro hanno fatto un excursus storico ricordando che il comparto economico del vaping solo otto anni fa era secondo soltanto agli Stati Uniti ma che poi è stato costretto a cedere il passo alle altre realtà europee a causa dell’instabilità normativa e fiscale. Le ultime parole sono spettate a Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale: “La politica deve essere pragmatica. Occorre intervenire per dare stabilità ma anche per disegnare strategie sanitarie che vadano incontro ai fumatori senza per questo demonizzarli. E lo dico da non fumatore“.

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