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Questioni di punti di vista, si potrebbe dire. Mentre in Italia la parola d’ordine è quasi la vecchia raccomandazione da tempo di guerra “Taci! Il nemico ti ascolta!”, in altri Paesi si invita a fare esattamente il contrario: fate più baccano possibile, fatevi sentire da più gente possibile, fate massa critica per fare rispettare i vostri diritti di vapers.
Così si comportano, per esempio, in quel tempio della democrazia che è il Regno Unito, dove tempo fa fu proprio il guru indiscusso del settore Clive Bates a invitare all’azione chiunque avesse un interesse nel vaping. Due anni fa sul suo blog The Counterfactual dopo aver illustrato la bozza di Tpd, quale sarebbe stato il suo iter legislativo e in che modo avrebbe influenzato direttamente la quotidianità di ogni attuale o potenziale svapatore, concludeva: “Se fumi, se usi una sigaretta elettronica, se hai amici o parenti che fumano, se sei preoccupato per i rischi derivanti dal fumo, allora questa direttiva ti riguarda”. Come dire, più siamo meglio è.
Quello che si chiedeva era che ciascuno contattasse via mail i politici del suo territorio, esponesse loro in maniera chiara ed educata le sue istanze, chiedendo che venissero prese in considerazione e difese. In Inghilterra le azioni di pressione avvengono attraverso WriteToThem, un sito che a partire dal proprio codice di avviamento postale fornisce l’elenco di tutti i rappresentanti del collegio, dagli amministratori locali ai parlamentari nazionali ed europei. Poi consente di fare una ulteriore selezione in base all’argomento di interesse e di mandare una mail ai politici scelti. In Italia non abbiamo un servizio così, ma gli indirizzi mail di deputati, senatori ed europarlamentari sono pubblici e facilmente reperibili.
Oggi la campagna lanciata da Clive Bates sta riprendendo vigore, rimbalzando per siti, blog e canali youtube dedicati al vaping, come per esempio Todd’s ecigreview. Visto che ancora non tutto è perduto, ognuno è chiamato di nuovo a fare qualcosa. Siamo sicuri che in Italia non si possa fare niente di simile? Certo, immaginiamo già le obiezioni: in Gran Bretagna si vota con il sistema uninominale e piccoli collegi che rendono il rapporto fra parlamentare ed elettore molto più diretto, mentre in Italia abbiamo le liste bloccate; certo in Italia i politici sono tutti ladri usurpatori e tutto il corollario qualunquista italico. Ma non sarebbe il caso di correre il rischio che quell’unico politico in buona fede, a furia di ricevere email, si incuriosisca e decida di approfondire la questione? Forse sì, a costo di passare per nemici del popolo.