© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Cannabis: liberalizzarla o reprimerla? Il dibattito è aperto da decenni. Proibizionismo da un lato, libertà di scelta dall’altro; salute e prevenzione da un lato, dolce morte e terapia del dolore dall’altro. Grandi contrapposizioni ideologiche che hanno sempre visto trionfare le restrizioni sulle aperture.
I Radicali da sempre sono impegnati nella lotta antiproibizionista: la legalizzazione della cannabis rappresenta da sempre una loro bandiera programmatica. Da qualche tempo sembra però che lo Stato stia seriamente invertendo la rotta. A partire dalla costituzione di un intergruppo parlamentare – promosso dal sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova – che si pone l’obiettivo di redigere una proposta di legge che vada nella direzione antiproibizionista. Anche alcuni istituti ospedalieri pugliesi e abruzzesi hanno ammesso la cannabis come terapia protocollare.
L’uso medico della cannabis e dei suoi componenti (cannabinoidi) ha una storia millenaria condivisa da molte culture nel mondo. Con la proibizione della pianta, la diffusione della cannabis come rimedio farmacologico è decisamente diminuita nel giro di 60 anni. Tuttavia la pianta torna oggi ad essere usata nel trattamento di alcune patologie, per esempio per ridurre la nausea dovuta a chemioterapia o in malati di Aids, o per trattare il dolore e la spasticità muscolare. È stato studiato il suo utilizzo per numerose altre applicazioni mediche, ma gli oppositori sostengono che non vi siano dati sufficienti per trarre conclusioni sulla sua sicurezza ed efficacia.
La cannabis può essere somministrata in vari modi: oltre naturalmente tramite la combustione delle infiorescenze essiccate, anche per vaporizzazione. Ed è proprio questa la nuova e grande frontiera, tuttora inesplorata, del vaping. Essendo ancora illegale in Italia l’utilizzo e la somministrazione del Thc – il principio psicoattivo – è utilizzato un secondo cannabinoide estratto dalla pianta, il cannabidiolo, meglio conosciuto come Cbd. Del tutto legale e farmacologicamente testato, il Cbd è considerato un cannabinoide non psicoattivo. Ha un effetto sedativo che allevia vari dolori e sintomi: la maggior parte di coloro che ne fanno uso lo ricerca proprio per questo. I suoi usi officinali superano quelli di qualsiasi altro cannabinoide noto, fra cui la riduzione o la prevenzione d’infiammazione e nausea, diabete, schizofrenia, artrite reumatoide, epilessia, patologie cardiovascolari, antipsicotico, ansiolitico e antidolorifico per gli spasmi muscolari o i dolori neuropatici, tradizionalmente più difficili da curare con qualsiasi rimedio medico, anche farmaceutico.
Da 3 dicembre è sul mercato italiano un nuovo liquido per vaporizzazione personale ad alta concentrazione di Cbd. Prodotto da Vaporart – rientra nella linea Seven Wonders – il flacone da 20 millilitri contiene una quantità di 100 mg di puro estratto di cannabidiolo. Ovviamente il tutto è certificato e di origine farmaceutica. La concentrazione è molto alta ma inferiore comunque del 15 per cento ai limiti prescritti dalla legge. Alla linea senza nicotina sarà affiancata anche una linea con gradazione di nicotina 5 mg. La quantità di Cbd assunta sarà di 5 mg per millilitro, ovvero mediamente 0,014 mg per singolo tiro. La nuova frontiera quindi è stata esplorata. La speranza è che anche la normativa italiana, sia in materia di depenalizzazione che di imposizione fiscale sui prodotti da vaporizzazione, riesca ben presto a mettersi al passo con i tempi.