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FlavourArt si mette a nudo: “Liquidi senza segreti”

Una grande operazione di trasparenza e di rispetto nei confronti del consumatore. Non si può definire altrimenti la decisione di FlavourtArt di pubblicare in originale tutti gli esami di laboratorio cui ha sottoposto i propri liquidi. Gi esami sono stati effettuati dai ricercatori di Fem2 Ambiente, spin off dell’Università Milano Bicocca. Ne parla con noi Massimiliano Mancini, amministratore delegato e fondatore di FlavourArt. E fornisce la sua visione del mondo del vaping, tra direttive europee e gusti dei consumatori, un futuro che lui stesso definisce problematico ma interessante, dove probabilmente riusciranno a sopravvivere soltanto le aziende strutturate, con buona pace degli “improvvisati” che curano più il “marketing della sostanza”.

Il progetto ClearStream Onward (Cso) è la naturale evoluzione dei primi protocolli di ricerca commissionati da FlavourArt ad un laboratorio privato nel 2010, conosciuti come ClearStream, i cui risultati sono anche stati pubblicati su due prestigiose riviste: International Journal Environmental Research Public Health e Inhalation Toxicology dal dottor Farsalinos, con il quale a suo tempo sono state attivate altre cooperazioni di ricerca. Cso tuttavia rappresenta la nuova frontiera nel campo della ricerca sul fumo elettronico e, come confermato dai ricercatori del Fem2 Ambiente, si tratta del più avanzato programma di analisi e valutazione dei rischi attualmente esistente nell’industria del fumo elettronico, Big Tobacco inclusi.

Quali novità introdotte dai ricercatori della Bicocca?
Schermata 12-2457386 alle 16.13.08I protocolli sviluppati sono innovativi e diversificati, in quanto si è definito un nuovo modello in vitro tridimensionale, con cellule umane. L’aerosol (cito dal loro sito, ovvero il cosiddetto vapore) viene a contatto con co-colture tridimensionali di cellule epiteliali alveolari (Nni-H441) ed endoteliali del microcircolo polmonare umano (Hpmec).  Si analizzano vari aspetti: tossicità, resistenza elettrica e aspetti infiammatori. Alla fine del percorso, si ottengono dei dati molto robusti in grado di provare scientificamente e in maniera oggettiva e definitiva la reale riduzione del rischio rappresentata dal fumo elettronico, in quanto tutti i test sono fatti comparativamente con il fumo di sigaretta tradizionale.

Analizzare uno per uno i singoli liquidi e pubblicarne i risultati comporta un impegno economico non indifferente…
Schermata 12-2457386 alle 16.14.08Siamo molto orgogliosi del ruolo pioneristico che FlavourArt ha intrapreso sin dal 2010, per ampliare le conoscenze scientifiche in questo nuovo campo. Uno sforzo logistico ed economico non indifferente, che tuttavia mettiamo al servizio dei nostri clienti e consumatori, ed in ultimo a tutta l’industria, in quanto i risultati sono pubblici. Inoltre, tengo a sottolineare che FlavourArt non ha alcun controllo sui protocolli e sui risultati, gestiti in maniera totalmente indipendente dai ricercatori dell’Università.

Proprio in questi giorni avete avuto i primi risultati. Quali le evidenze?
Sono pronti circa trenta risultati di cui quindici già disponibili sul sito del progetto, al quale rimando per tutti gli approfondimenti tecnici e divulgativi. Quali le evidenze? Non mi vede sorridere?

Troppo spesso alcune aziende sembrano sottovalutare il concetto di trasparenza…
Diciamo che questo mercato è nato senza regole e si è prevedibilmente sviluppato in maniera selvaggia. Nel periodo del cosiddetto boom tra il 2012 e il 2013 era facile fare soldi col fumo elettronico. Era sufficiente una buona linea di approvvigionamento di sigarette dalla Cina e di liquidi mediocri per poter fare numeri interessanti. Finito il boom, molti hanno chiuso, fatto cassa, e iniziato altre attività. Ora il mercato è diverso. Vi sono alcune realtà interessanti, gestite da imprenditori scrupolosi e capaci, ma ve ne sono ancora molte in Italia ed in Europa alquanto improvvisate, magari di buona apparenza ma poca sostanza, che riescono ad operare tra le attuali incertezze normative e tecnologiche, giocano su prezzi aggressivi e un discreto servizio, con un marketing scintillante, ma nel medio lungo periodo tutto questo non basterà. La differenza sta nella visione del futuro, nelle capacità di interpretare i segnali ma soprattutto, di fare le cose sul serio, con impegno e costanza.

Con il recepimento della Direttiva europea, quale iter dovrà subire un nuovo liquido prima di poter essere commercializzato?
Schermata 12-2457386 alle 16.12.23Sarà un calvario. Una lunga ed estenuante procedura di notifica e autorizzazione. La raccolta e definizione di dati analitici e tossicologici impegnativi, che gioco forza richiedono aziende strutturate, con ampia conoscenza tecnologica, accesso alle formulazioni degli aromi (la vera discriminante tra i liquidi), capacità tecniche ed informatiche, la presenza di processi gestionali e produttivi di alto livello, e una certa propensione a gestire la burocrazia che l’Unione Europea ci sta mettendo sulle spalle. Sarà un 2016 faticoso, ma siamo pronti.

Una normativa molto restrittiva, dunque, che potrebbe fare molta selezione nel panorama produttivo?
Credo proprio di sì. E sarebbe anche ora. Onestamente è deprimente dover competere con chi opera “border line”, mi passi l’inglese. Ci sono molte realtà in Europa, dove i parametri produttivi e qualitativi sono molto discutibili. E’ facile produrre liquidi in luoghi non idonei, con materie prime di primo prezzo, con costi fissi limitatissimi e senza i giusti requisiti igienici, tecnologici e di processo, che richiedono capacità gestionali e costano. Alla fine se ne avvantaggeranno i clienti, che avranno accesso a prodotti migliori, magari leggermente più costosi, ma realmente realizzati in strutture idonee e da personale qualificato e responsabile.

Nonostante il settore sia molto giovane, sin dall’inizio vi siete imposti come azienda leader. Quali sono le origini di FlavourArt?

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BRUNO GRAMAGLIA

Ricordo con un sorriso e gratitudine le umilissime origini di FlavourArt, la prima sede di modeste dimensioni e la fatica che il sottoscritto e mia moglie Anna facevamo a fare quadrare i conti. Poi l’arrivo di Bruno Gramaglia, attuale direttore commerciale e socio che ha apportato nuova linfa ed energia, poi il negozio online e i primi clienti svapatori, i primi ordini, la prima assunzione, i primi piccoli profitti. Siamo orgogliosi del percorso di Cenerentola che abbiamo fatto. Oggi FlavourArt è un’azienda di assoluto livello, a volte stento a crederci ma siamo quasi in cinquanta persone, tecnologicamente avanzata con un brand riconosciuto a livello mondiale ed esportazioni in oltre trenta Paesi.

Quali sono i principi che stanno alla base della vostra idea di azienda?

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MASSIMILIANO MANCINI

Come detto, ricordo con un sorriso e gratitudine le umilissime origini di FlavourArt, come umili sono le origini di noi tre soci. C’è un immenso valore a costruire qualcosa mattone per mattone. Con fatica e impegno, imparando a gestire i problemi, affrontando le difficoltà. Sicuramente ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto, e con le giuste competenze, ma del resto il successo nella vita, sia professionale che personale è frutto di vari fattori, tra i quali un pizzico di fortuna, forza morale, onestà ed impegno. Alla fine però rimane la soddisfazione delle cose ben fatte. L’idea che ci sono migliaia di persone nel mondo che svapano uno degli aromi che facciamo ad Oleggio mi riempie di orgoglio. In tutta onestà non potevo prevedere ne programmare il successo di FlavourArt, ma ce lo meritiamo perché lavoriamo seriamente, ed è per questo che ripaghiamo i nostri clienti con il meglio che possiamo offrire ed è per questo che rispettiamo i nostri clienti, senza i quali non saremmo dove siamo ora.

Ad oggi di quanti liquidi ed aromi si compone la vostra linea?
Uh, domandona. Se consideriamo tutte le declinazioni nicotiniche, aromi e personalizzazioni di etichetta per requisiti linguistici e legali, qualche migliaio. Un bel mal di testa per la prossima direttiva tabacco…

Quale è il vostro mercato di riferimento?
Il cliente esigente, ovunque esso sia. Scherzi a parte, facciamo circa il 40 per cento del fatturato in Italia e la rimanenza nel resto del mondo. Abbiamo ottime vendite di liquidi in Europa e Russia e un bel mercato aromi in Nord America. Ma il mondo è grande. C’è ancora molto da fare.

Ci sono differenze tra i gusti dei vapers italiani e quelli dei vapers nel resto d’Europa?
Difficile da dire. I cambiamenti nei gusti sono repentini. Nel 2010 era tutto tabacco, poi i fruttati, poi i cereali e creme, poi note dessert, poi i poligusti. Quello che noto che gli italiani hanno gusti più raffinati, chiedono aromatizzazioni bilanciate ed eleganti; turchi, greci e rumeni aromi marcati ed intensi, gli americani e russi bombe aromatiche. Insomma di tutto un po’.

Quanto incide il marketing nel successo di un liquido?
Schermata 12-2457386 alle 16.49.12Siamo in un’economia di consumi, il mercato è affollato, l’offerta ampia. Il marketing è sempre importante, la presentazione del prodotto pure, come fondamentale è la comunicazione. Per quanto ci riguarda, noi siamo focalizzati ad offrire un’esperienza, non solo un prodotto. Nel 2015 abbiamo lavorato molto per ottenere questi risultati e nel 2016 spero tutto questo venga recepito come ci aspettiamo.

Come vede il futuro del vaping?
Cambierà tutto. Meno aziende, offerta più strutturata e meno caotica, maggiore qualità. Tutto sommato il mercato dello svapo è ancora di nicchia, ma credo che sarà “il” modo di fumare entro 10 anni. La tecnologia è ancora acerba, ma ha delle potenzialità enormi. Cito spesso nelle interviste il “momento Kodak” – anche se non tutti apprezzano – in quanto credo che il tabacco fumato lo stia raggiungendo, ovvero quel periodo storico in cui la pellicola in cellulosa ha ceduto il posto ai pixel digitali. Ma anche i supporti fisici musicali alla musica liquida. Le sigarette penso si fumeranno sempre, ma nei paesi moderni saranno loro la nicchia.

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