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Sergio Bonfiglio, un naso al servizio del vaping

Mâitre parfumeur, creatore, profumiere, aromatiere: parole differenti per indicare un solo mestiere che poi è tra i più importanti nella catena di produzione dei liquidi per il vaping. Comunemente chiamato “naso”, è colui che grazie alle proprie competenze olfattive, traduce in accostamenti aromatici le sensazioni e le emozioni che vuole suscitare nel consumatore. Quando si parla di profumi si deve pensare all’olfatto ma quando si tratta di aromi per eliquids bisogna anche tenere in considerazione il gusto al palato. Ma come si diventa aromatieri? Ne abbiamo parlato con Sergio Bonfiglio, tra i più apprezzati e raffinati “nasi” del panorama nazionale.

Come si diventa un “naso”?
Il percorso educativo per la professione di “naso” del settore dell’e-cig non è istituzionalizzato come per il settore profumiero. Personalmente ho avuto una lunga educazione familiare al gusto: una educazione profumiera-olfattiva da parte di mia madre e gustativa da un padre gourmet, cultore di vini di classe e grande apprezzatore dei migliori sigari e dei più ricercati tabacchi da pipa. La parte relativa al tema eliquids, invece, è frutto della mia esperienza personale e dello studio che ho compiuto secondo la metodologia classica dello studio delle essenze da profumo, applicandolo, però, anche al gusto. La mia preparazione scientifica in ambito chimico è basata su studi personali iniziati fin dai tempi del liceo e il tutto è “condito” da una certa predisposizione personale e, soprattutto, da una grandissima passione.

Quindi oltre alla formazione c’è bisogno anche di una dote naturale, innata?
Direi che è necessaria. Se si amano i profumi ed i sapori, come neSchermata 01-2457411 alle 12.26.59l mio caso, è facile proseguire nello studio e nella sperimentazione. Studiare un aroma, nel caso degli eliquids, significa diluire un po’ di essenza in una base neutra e svapare quell’aroma magari per uno o due giorni, per carpirne i segreti. A volte è dura: svapare la salvia sclarea o il carciofo per una giornata, ad esempio, richiede dedizione e spirito di sacrificio, ma i frutti sono garantiti. Smaltito il trauma il cervello incasella l’informazione migliorando la tua sensibilità e ampliando gli schemi creativi. Dopo un po’ sai quale contributo quel certo aroma può dare al tuo mix e tutto diventa più facile.

Come ti sei avvicinato al fumo elettronico?
Come molte altre persone, cinque anni or sono mi sono avvicinato alla e-cig per smettere di fumare. Dopo qualche mese mi sono messo a sperimentare nel comporre liquidi per conto mio perchè quelli disponibili allora non mi soddisfacevano. Dallo sperimentare al notare che i miei esperimenti erano graditi alla maggior parte di chi li assaggiava il passo è stato breve.

Come nasce un eliquid?
Un eliquid è come un racconto e richiede una certa disciplina. Dapprima c’è l’idea, il titolo del tema da scrivere. In base a quel titolo si seleziona un primo gruppo di potenziali candidati per il mix, solitamente dai venti ai trenta aromi: quattro o cinque componenti per la testa, una decina per il cuore e più o meno lo stesso per la coda. Poi si provano diverse combinazioni che l’esperienza ci dice essere le possibili, spesso finendo in un vicolo cieco o nella produzione di fragranze banali o già sentite. Questo processo, normalmente, sfronda i componenti “papabili” alla metà o anche meno e le varianti finali del mix a due o tre. Poi si procede alla correzione delle sfumature e degli accenti di base come il “troppo dolce” o il “troppo amaro”. Il “troppo” ed il “poco” di quello che ci sembra “sbagliato”. I correttori, però, non fanno quasi mai parte del gruppo iniziale perchè appartengono ad un novero di essenze preferite per le specifiche correzioni da applicare. Personalmente ho i miei componenti amarificanti, dolcificanti, erbacei…

E siamo ancora all’inizio perché poi cominciano i test…
Schermata 01-2457411 alle 12.22.49Già. Fatti gli ultimi aggiustamenti si deve verificare la stabilità dei mix ad intervalli di qualche giorno, di una settimana, di due settimane ed infine di un mese. Spesso infatti succede che un blend che appena composto sia buono ma dopo una settimana o anche prima sia da scartare, perchè le essenze hanno reagito tra loro snaturando e rovinando il mix. Passato almeno un mese si compone nuovamente il mix e si paragona il “fresco” appena fatto allo “stagionato” e si studiano le differenze. Questo, naturalmente, nelle versioni con e senza nicotina perchè questa è piuttosto aggressiva sugli aromi e tende a modificarli. Se dopo un mese di riposo la ricetta resta stabile allora si passa alla prova con il cliente. A quel punto si sceglie la versione, tra le due o tre provate, che piace maggiormente e si procede alla correzione finale che, normalmente, è un lieve ribilanciamento dei componenti a seconda del mercato cui la ricetta è destinata. Arrivati qui, però, si sa già che il mix è stabile e, quindi, non deve passare tutto il tempo di attesa della reazione di interazione. Da ultimo si esegue un esame gas-massa sul liquido finito e “stagionato” alla ricerca di molecole potenzialmente tossiche che possono formarsi nell’interazione tra le essenze. Se il gas massa dà luce verde la nuova ricetta è pronta per essere immessa sul mercato. Altrimenti si ricomincia da capo.

Quali sono gli abbinamenti aromatici più apprezzati?
Dipende molto dall’età del pubblico target, dal fatto di rivolgersi ai fumatori o agli ex fumatori o ai non fumatori e alle tradizioni gustative del pubblico target. Io non uso mai gli estratti del tabacco perché li ritengo inutili data la distanza aromatica tra il tabacco fresco e il fumo del tabacco combusto. Di conseguenza posso dire che nel settore dei liquidi tabaccosi gli abbinamenti sono quelli tra le grandi verdure e le spezie. Nel settore dei “divertimenti”, come io chiamo i liquidi non-tabaccosi, i cocktail di soli frutti o di frutti e liquori e/o con aromi di pasticceria sono i prevalenti.

Esistono degli abbinamenti o degli aromi che sono universalmente apprezzati o vale sempre e comunque la regola della soggettività?
Schermata 01-2457411 alle 11.25.14La soggettività contribuisce per almeno il 60 per cento del gradimento. Il 40 per cento restante è costituito dalla moda del momento e da fattori culturali legati alla tradizione culinaria e profumiera locale e persino familiare. Anche l’età conta molto: ci sono mix ultradolci che vanno forte tra i giovani ma che sono letteralmente detestati dal pubblico maturo. Ad esempio la mia ultima linea di liquidi di alta gamma è nata sulla volontà di avere un prodotto da meditazione da abbinare ai fine pasto che io amo di più come le grappe barricate o l’alta pasticceria. Registro che, sino ad oggi, tutti i fumatori di grandi sigari e di grandi tabacchi da pipa, un po’ in giro per l’Europa, gradiscono questi liquidi. Quindi, sì, credo che esistano quadri aromatici universalmente apprezzati.

Un errore invece da non commettere in fase di abbinamento aromatico?
Errori nel vero senso della parola non ne vedo. Ci sono ricette che hanno un grande successo e che per me restano dei veri e propri nonsensi gustativi. Ma io dico sempre che non bisogna porre limiti alla creatività perché, poi, alla fine decide sempre il mercato.

Hai da poco lanciato un liquido di alta gamma in cui sono presenti oltre 150 componenti. Cosa segna la differenza tra un blend riuscito e un’accozzaglia fortunosa?
Schermata 01-2457411 alle 12.18.15(lunga pausa e poi ride, ndr) Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti… Scherzi a parte, le mie ricette tabaccose sono complesse perchè sono fatte di tanti macrocomponenti che sono stati creati separatamente ed in seguito assemblati. Quando si cerca di replicare il gusto di un tabacco combusto come quello dei sigari e della pipa occorre creare ciascuna sotto-ricetta che dia esattamente quella parte di gusto e olfatto. Ciascun tabacco ha la sua ricetta, ciascun elemento di testa e di coda ha la sua ricetta, ciascun componente di cuore ha la sua ricetta. Poi si mette tutto assieme, cercando di ricreare un insieme che funzioni. Quando metti assieme tutti i pezzi del puzzle è facile arrivare ad un alto numero di componenti.

Come giudichi mediamente la qualità dei liquidi italiani?
Ovviamente posso parlare per le aziende che conosco. Non temo smentite se dico che gli e-liquid italiani prodotti in Italia con materiali italiani o di provenienza europea sono qualitativamente eccellenti. Occorre ricordare che i produttori italiani sono stati (e sono) sottoposti ad indagini minuziose, spesso persino arbitrarie. Paradossalmente vi sono due fattori molto negativi che “aiutano” il prodotto italiano. Il primo è la pressione denigratoria portata avanti da molti media contro il mondo delle e-cig e mai fatta contro il tabacco. Il secondo fattore è lo Stato che, purtroppo, campa anche sulle dipendenze dei suoi cittadini e quindi pone un freno alla diffusione delle e-cig. Per i produttori italiani la qualità in produzione è sinonimo di sopravvivenza perchè in mancanza di un vero regolamento specifico le autorità applicano le norme più restrittive, ovvero quelle del settore alimentare che, come tutti sanno, non hanno eguali al mondo per severità. Cosa diversa dagli altri paesi, specialmente dagli Stati Uniti.

Eppure il made in Usa ultimamente va molto di moda…
Schermata 01-2457411 alle 12.20.52Questo perchè siamo intrisi di subcultura americana sino al midollo. Quasi tutto quello che arriva dagli Stati Uniti viene accettato a scatola chiusa e gli eliquid non fanno eccezione. Inoltre snobbare il prodotto nazionale è un vezzo tipicamente italiano. Nessuno di noi comprerebbe mai un grammo di carne proveniente dagli USA perchè è noto che gli allevamenti di quel paese fanno uso di antibiotici ed estrogeni che da noi sono proibiti. Lo sanno tutti. Ma compriamo sottobanco liquidi da produttori americani che ci disprezzano al punto da non conformarsi nemmeno alle minime direttive europee di base sull’etichettatura dei prodotti. Strano popolo, il nostro.

Come giudichi i cosiddetti cantinari, coloro cioè che producono in proprio e vendono in nero?
Credo che quello dei cosiddetti “cantinari” sia uno dei tanti fenomeni di ribellismo socio-culturale nei confronti della nostra società, spesso percepita come troppo soffocante, troppo strutturata e piena di regole inutili. Un fenomeno caratterizzato da un atteggiamento un po’ anarcoide e molto naïf di libertà dalle regole, libertà dal monopolio dello stato, libertà dalle dipendenze e libertà da un fisco soffocante. Una posizione legittima in una società democratica, ma che nel nostro caso può porre seri problemi di salute pubblica. Speriamo che con l’avvento della nuova legge, la famigerata TPD, si faccia qualcosa per controllare il fenomeno.

Quindi, regole chiare e uguali per tutti. ma anche controlli accurati e mirati da parte delle autorità competenti…
Le regole ci sono e sono anche anche troppe. Basterebbe rispettarle e fare i controlli. Inoltre mi chiedo perchè i controlli effettuati dalle forze dell’ordine non riguardino tutti. Oggi si richiede ai produttori e ai negozianti persino che i pittogrammi di sicurezza sui flaconi siano delle dimensioni giuste pena il sequestro dei materiali e salatissime multe anche in caso di piccole difformità e non si agisce contro chi potrebbe mettere a rischio la salute del pubblico. Davvero uno strano paese, il nostro…

A cosa stai lavorando per l’immediato futuro?
I progetti che ho in laboratorio sono diversi: il completamento della mia linea di alta gamma, la riedizione di alcuni miei “cavalli di battaglia” e una linea di eliquids di nuovissima concezione. E poi c’è dell’altro, ma mi riservo l’effetto sorpresa…

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