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di Teodoro Brandis
Come avevamo messo in evidenza qualche mese fa, l’Inghilterra ha inserito la sigaretta elettronica tra gli strumenti salvavita e prescrivibili dal sistema sanitario nazionale. Però, c’è un però.
L’unico device a poter essere prescritto dai medici di base è l’E-vok prodotta dalla multinazionale British American Tobacco (Bat). Una e-cigarette di base con cartucce usa e getta. Il circolo vizioso che si è creato è a dir poco disarmante: Bat produce sigarette che vende in tabaccheria, gli inglesi comprano le sigarette prodotte dalla Bat, ad un certo punto il medico consiglia loro di smettere di fumare e prescrive la sigaretta elettronica prodotta dalla Bat, che nel frattempo riceve il finanziamento dalla Stato per produrle. Come dire: Bat ci guadagna due volte: prima col veleno, poi con l’antidoto. Ma se per le sigarette perolomeno deve competere con altre tre multinazionali, nel campo delle ecig vive in regime di estremo privilegio.
La scelta del sistema sanitario inglese è certamente da elogiare e da emulare. La speranza è che presto anche altre nazioni possano copiare l’idea di principio ma non la sua attuazione. E’ come se in Italia il medico della mutua potesse prescrivere soltanto una determinata sigaretta elettronica (magari prodotta da una Big Tobacco) e, di conseguenza, ponesse così lo Stato come primo finanziatore di quella stessa multinazionale del tabacco, creandogli oltretutto una “clientela”, un canale di vendita e una distribuzione esclusiva. Quale sarebbe la reazione dei rivenditori nostrani?