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L’Americano. Così affettuosamente è conosciuto nell’ambiente del vaping Renzo Cattaneo. Grande esperto di liquidi e tendenze made in Usa, Cattaneo ha puntato su una fascia di consumatori di secondo livello, quelli cioé che considerano il fumo elettronico come una passione, un life-style. In poco meno di due anni BlendFeel si è posta tra i punti di riferimento del cloud chasing, grazie a liquidi che combinano il gusto dell’aroma con la densità del vapore. Ma senza trascurare la confezione: un prodotto, prima di tutto, si guarda e soltanto dopo si assaggia.
Quali sono le origini del marchio BlendFeel?
Quando nel 2013 iniziò questa avventura la scelta del nome del brand fu ampiamente discusso. BlendFeel prevalse su altri forse perché anche inconsapevolmente voleva rappresentare ciò che poi è diventata la mission aziendale: “Passione per i mix”. Dopo i primi passi nel mondo del monogusto, ci addentrammo nel concetto della miscela di più aromi arrivando a concepire i primi mix complessi. Non eravamo in molti a farlo allora, credo che il precursore di questa nuova concezione dell’eliquid sia stato Michael Twellmeyer (aromatiere tedesco, noto per aver creato il celebre Poolside, ndr). Fantasia e gusto italiano hanno permesso che si esplorassero sempre nuovi abbinamenti: ecco perché BlendFeel oggi ha un significato tanto attuale ed è rappresentativo del nostro brand. Nome anglofono per un’azienda italiana: una scelta in prospettiva e di auspicio.
Come viene ideato un nuovo liquido?
Si parte da un’idea, come per tutte le cose, dal classico foglio bianco sul quale bisogna scrivere un progetto. La volontà di fare un mix con determinate sfumature aromatiche prevede, a monte, la disponibilità delle materie prime o la loro ricerca. L’ideazione di un liquido viaggia parallelamente alla verifica analitica delle sue caratteristiche chimico fisiche, ci siamo posti il rispetto delle normative proposte da Ecta of Canada e quindi tra le altre verifichiamo anche queste situazioni puntuali. Da una parte si compongono le miscele, dall’altra si utilizza un software sviluppato nella nostra azienda per verificare analiticamente i preparati. In tempo reale abbiamo indicazione dei livelli massimi di ogni componente e la sommatoria degli effetti con gli altri prepararti presenti. In sostanza verifichiamo simultaneamente anche il regolamento Clp e valutiamo il prodotto avendo cognizione istantanea delle frasi di rischio e dei consigli di prudenza da porre in etichetta.
E quando il mix supera l’esame?
Allora passiamo ai test. In taluni casi effettuando una maturazione accelerata e controllata del liquido. In altri, se il preparato possiede caratteristiche adeguate, passando direttamente alle prove di svapo. Utilizziamo per le prove una gamma di atomizzatori che vanno dai drippers, ai sistemi tank attuali ad alta prestazione che ai datati ma utilissimi “Kaifun”,quando ovviamente le miscele ne consentono l’uso. I test sono estesi ad un gruppo di vapers che con grande passione provano con noi i liquidi in fase “beta”. Tutti i liquidi in preparazione subiscono questo protocollo. Nel caso dei liquidi della serie “Got talent” (un concorso tra vapers che ha visto come premio la realizzazione del liquido, ndr) abbiamo invece applicato un reverse engineering qualificando i prodotti ed effettuando alcune sostituzioni che si rendevano necessarie per raggiungere la qualità di un prodotto professionale con buoni risultati.
Come sono cambiati i gusti dei vapers da due anni ad oggi?
Credo sia sotto gli occhi di tutti cosa sia oggi lo svapo e i grandi progressi fatti. I gusti sono enormemente cambiati per quanto riguarda gli appassionati e gli hard vapers. La ricerca dei gusti più intriganti e particolari è diventata irrinunciabile. Una quota significativa del mercato degli eliquids è all’insegna dell’avanguardia: importatori, negozianti e hard vapers sono costantemente al lavoro con un’attività di scouting che mette in campo molta offerta e impone competizione. Non si può stare fermi a guardare, occorre seguire questa evoluzione al meglio possibile. A volte ci è stato segnalato che siamo troppo dinamici nel proporre novità. Ma dal mio punto di vista è una critica che ritengo un grande complimento. Personalmente non amo andare nel solito ristorante e gustare il solito menu: preferisco cambiare, sperimentare, gustare sempre ricette nuove. E credo che lo svapo sia la stessa cosa.
I vostri liquidi, però, sono molto aromatici. In questo modo tagliate fuori tutti i consumatori che preferiscono i tabacchi…
Non si può evitare di rilevare che un grandissimo numero di svapatori proviene dal mondo del fumo e che approcciando lo svapo va a ricercare nello stesso ciò che sta lasciando. Sono tantissimi e solitamente sono più “consumatori” che appassionati, in generale frequentano negozi fisici. Per questi svapatori di primo livello i gusti semplici sono in generale più graditi. Il passaggio alla passione tuttavia se ben orientati dal loro negoziante di fiducia è automatico. Il grande lavoro fatto nei negozi fisici, quelli sopravvissuti anche con grande sacrificio ai colpi dati al settore, merita una particolare menzione di ringraziamento. E’ anche vero che si trovano prodotti da svapo anche nelle tabaccherie ma sono situazioni che in seconda battuta convogliano svapatori nel mondo dell’ecig, ovvero quello che in via esclusiva consideriamo il futuro.
Ma non dimentichiamo che spesso il consumatore cerca la nicotina…
Questo è un altro elemento interessante che vale la pena essere analizzato. Stiamo notando da mesi quanto stia riducendosi il mercato dei prodotti ad alta concentrazione di nicotina. Per questo dobbiamo senz’altro ringraziare i costruttori di sistemi ad alte prestazioni che oggi sono disponibili a prezzi accessibili. La qualità dei liquidi completa la differenza portando lo svapatore a cercare sensazioni gustative piuttosto che cariche di nicotina: è un grande successo per chi crede in questa tipologia di prodotto. Segnalo tuttavia che negli ultimi mesi stiamo assistendo ad un rinnovato interesse per i gusti classici forse perché con i sistemi a disposizione anche i liquidi più semplici possono regalare grandi soddisfazioni.
Quanto influiscono marketing e imballaggio sul successo di un liquido?
Molto. Credo che ogni acquisto avvenga anche con gli occhi, soprattutto se parliamo di prodotti di fascia alta. Basta vedere i recenti successi di alcuni prodotti che hanno fatto del packaging un elemento di grande attrazione. Ci abbiamo sempre creduto, quando iniziammo la produzione della serie Evolution presentata al Vapexpo2014 a Parigi fu un grande successo e ci aiutò a generare interesse e a distinguerci. Oggi più che mai ci crediamo, il packaging di “Mystère” ne è una esemplificazione molto chiara.
Come cambierà il vaping con l’introduzione della Tpd?
Cambierà in meglio, ci sarà pulizia, lo spazio per le improvvisazioni verrà meno e lo svapatore sarà più tutelato. Il sacrificio che dovranno sopportare i produttori che rimarranno sul mercato sarà enorme. Amo ricordare quanto affermava Einstein riguardo la crisi vedendola come “benedizione per favorire progressi inventiva e dare opportunità”. Ben diversa è la considerazione che sta a monte della Tpd ovvero di chi l’ha desiderata e per quali motivi: cambierei discorso e toni. Sono convinto invece che ciò che stiamo attendendo relativamente alla tassazione sia potenzialmente problematico e che nel frattempo sia veramente difficile pilotare un’azienda non conoscendo le regole del gioco. Per questo stiamo lavorando sulla flessibilità produttiva e abbiamo studiato alternative funzionali alle ipotesi legislative supposte.
Sei d’accordo al prezzo di vendita al pubblico imposto dall’azienda?
Sì, in generale. Non sono solo d’accordo ma credo sia necessario, è una politica che ci ha sempre visti in prima linea per evitare la svendita dei prodotti. Svendere è un processo involutivo che porta a risultati non interessanti e che inibisce la disponibilità di risorse per crescere. La competizione è necessaria ma deve essere fatta con la qualità, non intendendo solo quella riferibile alla “bontà” del liquido. La qualità è un concetto generale esteso alla filiera: alla base ci siamo noi produttori, mentre i distributori e i negozi sono il front-end che deve gratificare e qualificare tutto ciò che è stato fatto da ogni soggetto coinvolto.
Stati Uniti: un pericolo o un’opportunità per le aziende italiane?
Non siamo presenti per ora negli States, credo che anche li ci sia un’evoluzione in corso che necessità una stabilizzazione; ma in ogni caso la vedo ambiziosamente un’opportunità.
E la Cina?
Ammesso che fosse possibile penetrarne il mercato posto l’attuale divieto, direi senz’altro un’altra grande opportunità. Mi domando come potrebbe un’azienda italiana essere economicamente competitiva verso un mercato che costa infinitamente meno del nostro, la risposta che mi do al volo è solo con un prodotto di estrema qualità alternativo al prodotto “di massa”. Al momento però lascio l’ipotesi nel parcheggio…
Ribaltiamo il punto di vista: Stati Uniti e Cina, competitors o invasori?
Se i prodotti italiani hanno scontato e scontano l’appeal di prodotti preparati con regole e concetti meno restrittivi, anche i produttori stranieri saranno in futuro a dover rispettare i medesimi criteri e limiti che noi abbiamo ossequiato anche se non erano ancora imposti a tutti. Per loro sarà necessario fare evolvere il proprio know how rapidamente e sviluppare tutto ciò che è necessario per immettere nel mercato prodotti che rispettino la Tpd. Lavorare con le stesse regole ci porterà ad una competizione corretta e non malata dall’assenza totale di controllo che si è avuta finora. Questo in teoria, bisognerà vedere nei fatti se le regole alla fine verranno fatte valere solo per i produttori italiani o se tutto quello che ha partorito la legge sarà esclusivamente la solita politica castrante per le aziende italiane.
Tra i liquidi da voi prodotti ce n’è uno che contiene il principio attivo “benefico” della canapa, il Cbd. Può essere una nuova frontiera il cosiddetto vaping terapeutico?
Parlare di vaping terapeutico mi sembra un filino azzardato e rischioso, ricordiamoci che nonostante tutto quel che si è detto al momento il “business” del vaping è sfuggito di mano alle case farmaceutiche e che, se leggiamo i contenuti del Decreto attuativo della Tpd, c’è veramente mancato poco a finire tutti in farmacia. L’inserimento del cannabidiolo negli eliquid è invece anche un fatto di costume. L’utilizzo di un principio “buono” contenuto nella cannabis incontra quanto sta avvenendo a livello politico su questo argomento che piaccia a tutti o meno. Non posso tuttavia che notare quanto siano straordinarie le contraddizioni del nostro momento storico È un mondo di contrasti: proibizionismo e libertà in antitesi come il bianco e il nero.
Un auspicio per il 2016…
Spero che il 2016 possa finalmente essere l’anno della “definizione” e che renda possibile pensare a crescere e non a temere, permanendo nell’incertezza, lo Stato con le proprie estensioni esecutive.