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Più di 2 milioni e mezzo di cittadini britannici hanno utilizzato la sigaretta elettronica nel 2015. Le vendite dei sostituti di nicotina tradizionali sono calate del 6,1%, mentre quelle dell’e-cig sono aumentate del 50%; la vendita di tabacco e sigarette è diminuita del 2,2%. Trefis, una società di informazione economica e finanziaria, ha analizzato il mercato del tabacco e della sigaretta elettronica nel Regno Unito e ha pubblicato i risultati in due documenti.
Nel primo gli autori hanno analizzato i comportamenti di fumatori e vapers; nel secondo hanno descritto le strategie industriali delle multinazionali del tabacco. Secondo Trefis, il 41% dei dual user (chi alterna e-cig e sigarette tradizionali) ha dichiarato di svapare per smettere di fumare, mentre il 43% lo fa per ridurre il consumo di tabacco. Tra gli ex fumatori la motivazione principale era proprio abbandonare definitivamente la sigaretta (61%). Poco più della metà degli svapatori, inoltre, ha dichiarato di aver provato la sigaretta elettronica dopo aver tentato già una volta di smettere di fumare con altri metodi. Solo il 38% degli ex fumatori ha registrato un risparmio in termini economici. Gli aromi preferiti dai britannici sono quelli al tabacco: il 35% utilizza esclusivamente questi liquidi, mentre il 41% li alterna con altri mix. Dopo il tabacco, la scelta ricade sugli aromi fruttati: 25% dei dual user e il 22% fra gli ex fumatori.
La seconda parte dell’analisi traccia le strategie dell’industria del tabacco. L’aumento dei prezzi, le campagne anti tabacco, il divieto di fumo nei luoghi pubblici e la presa di coscienza degli effetti del fumo sulla salute stanno progressivamente riducendo il consumo di tabacco nel Regno Unito. Ma a livello finanziario negli ultimi anni si è inserito anche un elemento che nel linguaggio tecnico si chiama concorrenza, ovvero la comparsa sul mercato della sigaretta elettronica. Secondo numerosi esperti le vendite dell’e-cig nel prossimo decennio supereranno quelle delle sigarette tradizionali. Non è dunque un caso che le industrie del tabacco abbiano incominciato ad interessarsi al fumo elettronico non appena le vendite delle sigarette sono calate. Trefis porta ad esempio Philip Morris che avrebbe ingaggiato 400 esperti, compresi tossicologi e giuristi, nel suo centro di ricerca svizzero, dove ha investito oltre 2 miliardi di dollari per la produzione di sigarette elettroniche. Anche se restano numerose questioni ancora aperte per predire cosa accadrà, una cosa è certa: le industrie del tabacco hanno una lunga esperienza di come muoversi nei mercati iper regolamentati.