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Riccardo Polosa è tra i maggiori esperti internazionali sul vaping. Al suo attivo decine di ricerche e pubblicazioni scientifiche a sostegno della causa del fumo elettronico. Quasi per paradosso, le sue consulenze e relazioni vengono richieste maggiormente all’estero che in Italia. In pura logica dell’ “erba del vicino sempre più verde”, spesso si tende a consultare pareri terzi rispetto punti di vista che consideriamo scontati ancorché favorevoli. O magari semplicemente “scomodi”, ovvero in controtendenza rispetto il parere del potere consolidato. Nel vaping, però, non c’è nulla di scontato e il parere e le competenze di Riccardo Polosa potrebbero essere utilizzate come verie e proprie teste di ponte a protezione di un settore perennemente sotto attacco mediatico, politico e normativo.
A breve tutta Europa dovrà sottostare alle norme della Tpd: ogni Stato, però, l’ha recepita in maniera differente. Tra divieti totali e obblighi di certificazione, secondo lei quali Paesi hanno adottato una normativa più favorevole al consumatore?
Sicuramente il Regno Unito dove il legislatore ha dimostrato di tenere conto delle evidenze scientifiche prima di approvare la norma. Uno Stato in cui peraltro si è documentato una accelerata diminuzione del numero di tabagisti a fronte di un un corrispondente aumento del numero di svapatori. Non a caso quella che anche io ho definito la “pietra miliare dello svapo” è stata posata proprio in Inghilterra con la proposta di poter far consigliare le sigarette elettroniche direttamente dei medici.
In Italia c’è ancora molta incertezza sulle certificazioni e sulle comunicazioni ministeriali. Dal suo punto di vista, quale suggerimento darebbe al legislatore?
Chiarezza, semplicità e trasparenza nelle comunicazioni. La TPD è inevitabile e probabilmente cambierà in modo profondo il settore del vapore elettronico anche in Italia. Tuttavia penso si tratti anche di opportunità straordinaria per dare legalità al settore e per garantire una maggiore qualità del prodotto e per puntare di più sull’innovazione e la sicurezza.
Quando si parla di ecig spesso si citano ricerche scientifiche a sostegno o contrarie. Come si possono individuare quelle realmente indipendenti da quelle svolte “su commissione”?
Non è detto che le ricerche indipendenti siano migliori sotto il profilo scientifico rispetto a quelle svolte su commissione. Personalmente mi trovo a valutarne di valide – e di scadenti – sia da una parte che dall’altra. Il vero problema è che la ricerca scientifica è sempre più soggetta a interessi finanziari e a dinamiche ideologiche. Pertanto l’onestà intellettuale è divenuta più una eccezione che una regola.
Lei è tra i luminari internazionali in materia di ecig. Come è nato questo interesse?
Ho iniziato a studiare questi prodotti dalla fine del 2009. Ero piuttosto scettico sul loro potenziale all’inizio e spesso ne ho anche sconsigliato l’uso. Quando ho capito che tanti fumatori scegliendo le ecig abbandonavano le sigarette convenzionali ne ho intuito le potenzialità e da lì, insieme al mio gruppo di ricerca, abbiamo iniziato a studiarle in modo sistematico seguendo un metodo scientifico. Vedere smettere di fumare decine di persone grazie alle elettroniche è stata davvero un’esperienza gratificante. Da allora ho lavorato con grande entusiasmo alla ricerca in questo campo, sempre più determinato a capire come massimizzare gli effetti benefici di questo strumento rivoluzionario.
Il settore fumo elettronico è ancora molto giovane. Alcuni, tra cui l’Istituto superiore di sanità, sostengono che le evidenze scientifiche non siano ancora sufficienti per dimostrarne la minore pericolosità rispetto il fumo tradizionale …
Beh, sulla quantità delle evidenze scientifiche nel campo della sigaretta elettronica l’andamento oramai è decisamente invertito con decine di lavori scientifici che vengono pubblicati ogni settimana. Oggi, al contrario, dobbiamo stare attenti alla eccessiva proliferazione di studi scientifici inutili o fuorvianti che di fatto rischiano di minare la nostra comprensione del fenomeno ecig. Per quanto riguarda poi la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità, penso che il recente rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), secondo il quale le sigarette elettroniche sono per il 95 per cento più sicure rispetto alle sigarette convenzionali, farà presto cambiare idea a molti dei nostri rappresentanti istituzionali al Ministero.
Come giudica il sostegno alla ricerca da parte del governo italiano?
Non posso giudicare qualcosa che non esiste. I finanziamenti alla ricerca in Italia sono – possiamo dire – quasi inesistenti con una situazione che è drammatica per tutti i campi del sapere scientifico. Sull’importante tematica del tabagismo e del vapagismo poi, i finanziamenti sono praticamente nulli. Un disastro annunciato. La progressiva desertificazione di opportunità di finanziamento della ricerca in Italia porterà a una accelerazione della fuga di cervelli e di medici verso paesi che invece hanno adottato intelligenti politiche di investimento su ricerca e innovazione scientifica. I nostri talenti sono il nostro futuro e non possiamo continuare a regalarli agli altri Paesi del mondo perché non hanno altra scelta che quella di scappare.
E da parte dell’Europa?
In Europa la risposta cambia. I finanziamenti ci sono e anche le possibilità di crescita ma la competizione con gli altri Stati membri ci lascia indietro su diversi aspetti, prima di tutto su quello strutturale. I tagli all’Università degli ultimi anni hanno favorito la nostra perdita in termini di competitività nei confronti dei maggiori atenei d’Europa. Gli atenei italiani sono molto meno attrattivi di una volta e non solo in termini di innovazione scientifica, ma soprattutto di gestione amministrativa dei progetti. Tutto questo ci rende deboli agli occhi delle commissioni di valutazione.
Agli occhi del ricercatore quanto influisce conoscere il nome di colui che ha finanziato la borsa di studio o il progetto di ricerca?
Niente. Le verità della Scienza sono innegabili proprio perché basate su elementi e dati reali. Anche volendo, sarebbe davvero difficile pubblicare evidenze scientifiche non vere. Quello che invece spesso ci ritroviamo a discutere non è la veridicità delle evidenze ma la qualità del percorso seguito per documentarle o gli approcci interpretativi.
Come vede il mondo del vaping fra cinque anni?
Per quanto attiene al futuribile del vaping sono davvero molto ottimista. Il vaping tra pochi anni cambierà il mondo. Il numero di fumatori diminuirà ovunque e le sigarette elettroniche raggiungeranno standard di qualità e sicurezza straordinari. Le applicazioni dello svapo si estenderanno progressivamente in ambito farmaceutico con la possibilità di intervenire in modo efficace sulla gestione di malattie croniche infiammatorie e degenerative. Le ecig del futuro si potranno interfacciare con altri strumenti elettronici del nostro quotidiano e semplificarci la vita.