© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Una recente pubblicazione ha analizzato il rilascio di nicotina nei vaporizzatori personali di seconda e di terza generazione, ovvero le sigarette elettroniche di tipo eGo e quelle più performanti a wattaggio variabile e con resistenze al di sotto di un ohm. Le possibilità di successo di abbandonare la sigaretta tradizionale, e di conseguenza di abbattere i rischi legati al fumo, sono maggiori se il consumatore è soddisfatto dalla sigaretta elettronica e, in particolare, dalla sensazione di appagamento prodotta dalla nicotina.
I ricercatori dell’Università dell’Oklahoma coordinati dal professor Wagener hanno monitorato trenta persone tra fumatori e utilizzatori di sigarette elettroniche di seconda e di terza generazione. Il campione è stato sottoposto a prelievo di saliva prima e dopo il test avvenuto a condizioni analoghe di utilizzo che ha previsto una notte di astinenza cui sono seguite due ore di consumo controllato. Dieci tiri in cinque minuti, cui hanno fatto seguito due ore di consumo libero.
I risultati hanno dimostrato che gli utilizzatori di sigarette elettroniche di terza generazione nei primi cinque minuti riescono ad assimilare molta più nicotina, raggiungendo quasi i livelli di un fumatore tradizionale. I fumatori di sigarette di seconda generazione riescono a recuperare dopo un’ora di utilizzo. Questo significa che entrambi i sistemi sodisfano le esigenze personali ma a velocità differenti. Con le sigarette elettroniche di terza generazione il rilascio di nicotina è molto più violento e concentrato, mentre con l’apparecchio di seconda generazione la nicotina è spalmata nel tempo. Ne consegue la necessità di utilizzare un liquido con una concentrazione maggiore. Al contrario, chi utilizza strumenti in subohm consuma molto più liquido anche per effetto della minore concentrazione di nicotina.
”Si può concludere che utilizzare sistemi intermedi, cioè resistenze più alte e batterie meno potenti – commenta dal suo blog Jacques Le Houezec, esperto in tabaccologia specializzato in sistemi di vaporizzazione personale – con liquidi ad maggiore dosaggio di nicotina può servire ad inalare meno vapore, riducendo così ancora di più il rischio di esposizione a sostanze tossiche, anche se presenti a livelli infinitesimali”.