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Da anni ormai una iena si aggira nel mondo della sigaretta elettronica. Ma, contrariamente ai pericolosi predatori notturni, la iena di cui stiamo per parlare è attivamente impegnata a sostenere il vaping. Si tratta di Matteo Viviani, volto storico de Le Iene, trasmissione cult del palinsesto Mediaset.
I sui servizi riescono a smuovere l’opinione pubblica, affrontando spesso temi scomodi e andando controcorrente. È il caso di quando tre anni fa Viviani confezionò per Le Iene un ampio servizio a sostegno della sigaretta elettronica, svelando come dietro alla disinformazione spesso si celino interessi economici tendenti soltanto alla mistificazione.
Come nacque l’idea di quel video di denuncia?
Venne portata alla mia attenzione una palese ingiustizia. In redazione cercammo quindi di capire perché lo Stato aveva così tanto interesse a supertassare un settore che invece poteva portare benefici, e non poco, alla salute pubblica. Fu molto semplice rendersi conto che, a dispetto delle migliaia di sostanza cancerogene presenti nelle sigarette, l’unico dubbio che riguardava i liquidi delle ecig erano gli effetti sul lungo termine.
In quel servizio smentiste anche la notizia secondo cui i liquidi per ecig contengono e producono metalli pesanti.
Sì, e sin da subito ci rendemmo conto che paragonare i vaporizzatori personali alle sigarette tradizionali è come paragonare un’auto a gas con un trattore a nafta.
Commissionammo una serie di ricerche per testare personalmente la veridicità di alcune notizie della rete. Acquistammo dieci liquidi nei posti più disparati, anche negli shop cinesi e li portammo al laboratorio di tossicologia forense di Milano. Il risultato fu sorprendente: nessuno dei liquidi analizzati aveva concentrazioni tali da ritenersi dannose per il corpo umano. Bisogna anche dire che i metalli pesanti sono ovunque. Tutto sta a vedere quanti ce ne sono. Ad esempio, tutti i giorni assumiamo arsenico. Il punto è non se lo assumiamo ma quanto ne assumiamo. È questa la discriminante che lo rende, di volta in volta, innocuo, tossico o letale.
Tu sei un vaper. Come ti sei avvicinato alla sigaretta elettronica?
Quasi per caso. Fumare è un’abitudine oltre che un vizio. Ero un fumatore modesto, sotto le dieci sigarette al giorno. Quando il lavoro stringeva le ganasce veniva da sè che ero spinto a fumare di più. Avevo provato la sigaretta elettronica molti anni fa quando ancora erano aggeggi preistorici che ti lasciavano liquido in bocca, che si scaricavano subito e soprattutto avevano una gamma liquidi con gusti limitati. Poi ho provato un secondo livello di sigaretta elettronica con gusti diversi e mi sono detto: “Sai che è buona?”. Credo però che bisognerebbe cambiare terminologia. “Vaporizzatore personale” è un appellativo più consono allo strumento, concepito per dare un sapore al palato. È un’alternativa concreta al tabacco che però non rilascia le sostanze tossiche del fumo.
Una ovvietà che però passa con difficoltà sui media.
Infatti la verità non riesce a trovare spazio. Basta consultare il report dell’Organizzazione mondiale della sanità e confrontarlo con i titoli dei giornali che na hanno parlato. Erano tutti contro la sigaretta elettronica. Ma il report parlava di narghilè e di nicotina, non di vaping. I toni sensazionalistici però fanno gola. Affermare che l’ecig faccia male come la sigaretta tradizionale cattura l’attenzione. Ma l’ecig senza nicotina non è fumo, non è tabacco, non è sigaretta. È vapore aromatizzato.
Qualche settimana fa hai pubblicato un video in cui spieghi ai bambini la differenza tra fumo e vaping. Nonostante le decine di migliaia di visualizzioni e condivisioni, sei stato bersaglio di critiche. La prima è per la sponsorizzazione del servizio.
E cosa c’è di male? Partiamo dal presupposto che oggi c’è una sorta di abitudine “facebookiana” nel tentare di trovare qualsiasi appiglio per puntare il dito contro qualsiasi posizione. Puntare il dito significa poter mettere in mostra il proprio pensiero e la propria posizione. Per esistere bisogna puntare il dito; se non punti il dito non esisti. Ma questa è la superficie. Io invito a guardare cosa c’è sotto la superficie. Ho voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e avvicinare quante più persone possibile al fumo elettronico. Cosa cambia quando tutto questo è promosso da una azienda che promuove liquidi per sigarette elettroniche? Ogni flaconcino di liquido per sigaretta elettronica, teoricamente – sottolineo teoricamente – può far diminuire il rischio che qualcuno si ammali di tumore. Mi stupisco quando le persone anziché riflettere sul significato del video si stupiscano che io percepisca guadagno. Io ci pago le tasse, è un provento che deriva da un lavoro onesto. Perché queste persone non si preoccupano di contestare guadagni da attività illecite o disoneste? Se l’avessi fatto nello stesso modo, percependo un compenso, ma senza mettere la scritta dello sponsor allora andava bene? Cioè, bisogna per forza prendersi in giro? Ce ne sono già tanti nell’ambiente della sigaretta elettronica che lo fanno, io sono diverso.
La seconda critica ha riguardato invece l’utilizzo in video dei bambini nonostante la presenza e il consenso dei genitori.
E onestamente mi hanno fatto ridere molti commenti che ho letto in proposito. Non consideravano un aspetto fondamentale. Appaiono bambini di quattro-cinque anni ma non è uno spot per bambini. È uno spot che va sul web. Mia figlia non naviga nel web e dunque non vedo come possa influenzare negativamente i bambini quando non è disponibile sulle piattaforme da loro utilizzate. E poi a ben guardare, cosa viene pubblicizzato in questa campagna web? Un prodotto che se utilizzato darebbe molto meno fastidio ai bambini stessi. Per non parlare del fatto che spesso si utilizzano bambini per pubblicitare dolci, alimenti poco salutari e altri prodotti che non fanno bene. In quel caso, però, nessuno critica nessuno, nonostante dei bambini vengano invitati a consumare qualcosa che va contro la buona alimentazione.
Dopo queste denunce, cosa ti sentiresti di consigliare ai legislatori?
Di considerare in maniera pragmatica ciò che si trovano di fronte, continuando a fare analisi sugli effetti della sigaretta elettronica a lungo termine. E direi loro anche di limitare i giudizi a ciò che le analisi condotte possono dimostrare. A me è capitato di leggere pareri contrari che si basavano solamente sulla supposizione. L’approccio scientifico deve essere universale. Ne abbiamo alcuni, traiamone le opportune conclusioni. E non dimentichiamo mai che stiamo parlando di un prodotto alternativo a qualcosa che miete decine di migliaia di vite all’anno: il fumo.