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Come ogni anno, i giorni conclusivi di novembre sono molto concitati. Tra emendamenti concordati, respinti, assorbiti e non ammessi, l’umore dei parlamentari è variabile come il meteo in primavera. E, visto che questa sarà l’utima legge di bilancio della legislatura, ognuno cerca di portare a casa un jolly da spendersi in termini di consenso. Gianluca Susta, esperto senatore piemontese, componente dell’intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica, fa eccezione. È firmatario di un emendamento che vuole normare il settore del vaping, portando la tassazione sulla nicotina per i liquidi da vaporizzazione da valle a monte. Cioé far pagare le aziende nel momento in cui la acquistano per poi spalmare l’imposta proporzionalmente sulle singole unità di flaconi in vendita. In soldoni, vorrebbe dire che le aziende pagherebbero 2 mila euro ogni chilogrammo di nicotina immessa sul mercato. Questo significa che al consumatore finale la tassazione costerebbe 0,25 euro su un flacone di 10 millilitri a 10 milligrammi di nicotina. Una cifra più che accettabile ma che soprattutto non causerebbe contraccolpi nell’economia generale del settore. La seconda parte dell’emendamento chiede altresì che l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli tiri una riga sopra i debiti fiscali fino ad oggi accumulati dalle aziende e concordi una cifra forfettaria in grado di fare “pari e patta”.
Il realismo politico di Susta anticipa però ogni domanda di sorta: “Sarà molto difficile che il governo prenda in considerazione questo emendamento. In ogni caso daremo battaglia fino all’ultimo, se non altro ci faremo sentire sperando che nella prossima legislatura la materia possa essere riscritta e normata nella sua interezza“. Già, perché nell’occhio del ciclone non c’è soltato il vaping ma anche il tabacco e tutti gli accessori correlati. Si fa in fretta a pensare alle sigarette ma un passo indietro ci sono anche i trinciati, il tabacco da fiuto, le cartine, gli accendini, il tabacco da pipa. Prodotti diversi dalle sigarette. “Al di là degli interessi di questa o di quella lobby, la politica deve pensare a normare la materia nella sua interezza – aggiunge il senatore Susta – Sicuramente disegnando le norme qualcosa è sfuggito al Mef. Ad esempio, le previsioni di gettito dalle sigarette elettroniche sono state completamente sbagliate. Bisogna allora ripartire dai numeri, quelli reali, e rimodulare eventualmente una tassa che non soffochi le aziende e gli esercenti. Il Mef non ha fatto i conti con la realtà: è impensabile mettere a bilancio di previsione una somma che sfiora i 150 milioni di euro“.
In effetti quattro anni fa, sulla base di indicazioni che volevano dimostrare che il settore era in fortissima espansione, il governo ha preso per buona la previsione di gettito, mettendo a bilancio una somma che poi si è rivelata ben distante dalla realtà. “da quel momento le previsioni – commenta Susta – sono state sempre sbagliate“. Ricorsi al Tar e in Corte costituzionale, a cui si è aggiunta l’autoimposta “tassa light”, hanno certamente indispettito i legislatori. Ora occorre attendere l’esito dell’iter costituzionale prima di poter ricominciare a discutere, con toni e modalità più pacate, di regolamenti e norme per il settore. Ma forse la nuova legislatura e il conseguente ricambio parlamentare e governativo potrebbe segnare un nuovo inizio. Insomma, l’occasione è propizia per rimettere la palla a centrocampo e ricominciare la partita.