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Mentre in Italia si rischia di riportare la sigaretta elettronica all’età della pietra, in Svizzera la Federazione dei professionisti delle dipendenze chiede alla Confederazione di riconoscere il vaping come strumento di riduzione del rischio e di promuoverne l’uso fra i fumatori. Lo fa con una nota pubblica in vista delle consultazioni sulla legge sui prodotti del tabacco che l’Ufficio federale della salute pubblica elvetico aprirà a breve. I professionisti delle dipendenze chiedono di rivedere la politica di prevenzione del tabagismo, fino ad oggi orientata esclusivamente alla cessazione, e di ampliarla con i principi della riduzione del rischio. Dunque, si legge nella nota “la vendita dei liquidi con nicotina deve essere autorizzata e il passaggio dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica deve essere incoraggiato fra i fumatori”.
La nota ricorda che il tabagismo è la prima causa di morti evitabili che in Svizzera ammontano a 9.500 all’anno. Nonostante questo, il numero dei fumatori resta stabile da dieci anni, come d’altronde accade anche in Italia. “Ora – si legge nella nota – esistono alternative alla combustione del tabacco: il vaping, i vaporizzatori e lo snus”. Gli specialisti, si ricorda, sono concordi nel sostenere che la sigaretta elettronica è del 95 per cento meno dannosa del fumo, pur riuscendo a somministrare ai consumatori la nicotina di cui hanno bisogno. “Con questa alternativa – spiegano – i vapers, sempre più numerosi, proteggono la loro salute e quella delle persone accanto a loro”.
Da queste premesse la richiesta alle autorità sanitarie di porre rimedio alla mancanza di informazione e di una regolamentazione chiara per incoraggiare la transizione dal fumo al vaping. “Solo un’azione coerente e condivisa fra tutti gli attori della politica e della prevenzione – conclude la Federazione dei professionisti delle dipendenze – permetterà di ridurre il numero dei morti legati alla combustione”.