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Sigarette elettroniche, Boccadutri: Mef e Aams non hanno ceduto

Il deputato Democratico racconta i retroscena sui lavori della Commissione Bilancio della Camera. E anticipa che da gennaio si riaprirà la questione tassa "ma solo dopo aver elaborato una strategia unica e condivisa con i rappresentai della filiera".

Sergio Boccadutri, palermitano, classe ’76, deputato Dem, è stato tra i protagonisti della battaglia parlamentare che ha avuto come oggetto del contendere la nuova regolamentazione della sigaretta elettronica. Fino ad ora non aveva parlato pubblicamente, ha lavorato a livello istituzionale con emendamenti, interventi in aula e in commissione. Sono quattro le priorità su cui, di concerto con Alessia Rotta, hanno lavorato: abrogazione dell’articolo 19-quinquies (ex emendamento Vicari); tassa; debito pregresso delle aziende; regolamentazione shop o line. “Siamo partiti da una situazione assolutamente negativa – spiega amaramente Boccadutri – abbiamo provato ad ottenere cento ma siamo riusciti a portare a casa solo trenta. Chi dice che non abbiamo fatto abbastanza deve anche sapere che l’alternativa sarebbe stata zero”.
Nel bilancio degli aspetti positivi, la decadenza della licenza per i negozi. “I negozi adesso non hanno la preoccupazione di attendere per sapere se potranno sopravvivere o meno. Saranno sottoposti a semplice autorizzazione, questo significa che chi vuole aprire una nuova rivendita potrà farlo. In pratica, abbiamo ottenuto che la rete vendita non finisse sotto il totale controllo e gestione di Aams. Così come la rete distributiva: si potrà continuare ad acquistare dove si vorrà attraverso il deposito fiscale e non presso un unico distributore indicato dal monopolio. Secondo me l’autorizzazione è una questione di serietà per combattere quelli che in gergo vengono chiamati ‘cantinari’”.
E questo è l’aspetto positivo. Gli online invece sono stati cancellati…
Lo so. Purtroppo abbiamo trovato una grande opposizione da parte degli uffici tecnici del Ministero delle finanze e da parte di Aams. Loro hanno questa visione degli online come ricettacolo di evasione e non è stato possibile convincerli del contrario.
L’emendamento originale però prevedeva la possibilità di vendere almeno liquidi senza nicotina. Ora invece sono state addirittura vietate le vendite a distanza anche di questi. In pratica è stata decretata la morte dell’online.
Ha vinto la volontà dei Monopoli, del Ministero delle finanze, lo ripeto. Per loro online è sinonimo di pericolosità. Quello che non capiscono è che, invece di vietarlo, occorre regolamentare anche l’online per garantire a chi lo voglia di continuare a lavorare nella legalità. Aams ha una visione diametralmente opposta alla nostra. Ma c’è una chiusura totale. Sarà una lotta dura ma occorre azzerare qualsiasi polemica e ripartire da zero, portando avanti una strategia che possa consentire allo Stato di avere strumenti di controllo. L’idea potrebbe essere di “bollinare” i siti controllati e verificati, come accade già adesso per i siti di gioco. Aams ha gli strumenti per controllare i siti, credo che sia opportuno che lo faccia. La cosa più semplice e veloce invece è farli chiudere e vietarli. Ma non può esistere una cosa così, dobbiamo assolutamente fare un passo indietro.

E la tassa perché non è stata ridotta? Eppure l’impegno andava in quella direzione. Le aziende sono in ginocchio, sia per la tassa in essere che per i debiti pregressi. Ma, tengo a ricordare, è anche grazie alla “protesta fiscale” delle aziende se questo settore ha potuto sopravvivere fino ad oggi.
È legittimo che l’industria sostenga che il liquido senza nicotina non debba essere tassato. Una goccia di nicotina dentro una piscina non può causarne la tassazione. L’interpretazione è più che corretta. Purtroppo è stato l’effetto di una sentenza della Corte costituzionale che, definendo legittima l’imposizione, ha consentito al Mef di non cedere neppure su questo punto. Quello di cui non ci si rende conto è che uno svapatore che si vede costretto a spendere 20 euro al giorno ha solo due scelte: smettere di svapare e tornare al tabacco oppure trovare strade alternative alla rete vendita autorizzata. Credo che la politica non debba e non possa sostituirsi alla scienza, dobbiamo tenere in considerazione che la maggior nocività delle sigarette è la combustione. Secondo me anche lo sconto del 50 per cento porta ad una tassazione troppo elevata. Deve essere necessariamente ridotta, sia per tutelare il consumatore, sia per segnare la differenza con i prodotti combusti. Siamo nella situazione paradossale che in Italia le sigarette costano meno rispetto ad altri Paesi, mentre gli strumenti a rischio ridotto costano molto di più. L’amministrazione finanziaria deve prenderne atto.
Ma deve prenderne atto in fretta, se non subito. Tre mesi sono già troppi.
A gennaio chiederò di incontrare tutti gli operatori della filiera per trovare un punto di intesa comune e una strategia condivisa. A quel punto si andrà al Mef per mettere sul tavolo la proposta. Bisogna farlo in tempi strettissimi perché il governo è in scadenza. Però bisogna fare qualche cosa per forzare la manovra altrimenti si muore. Molte persone si sono reinventate, si sono create nuova occasione di lavoro. Devono essere i consumatori e il mercato a decidere le sorti di una azienda, non lo Stato.
Quindi coinvolgerà le associazioni e le realtà aziendali di settore?
Ripeto, a gennaio dovremo andare alle Dogane e al Ministero per riaprire il dialogo, portando una ipotesi comune e condivisa. Per me è diventata una battaglia politica fondamentale basata sulla scienza.
Intanto Aams sta chiudendo i siti online.
Lo so. Purtroppo è una sua facoltà e la sta mettendo in pratica. Come dicevo, è più facile vietare che regolamentare.
Ma come sono andate realmente le cose in Commissione? Di chi è la mano che ha cancellato la parola “transfrontaliera” sull’emendamento siglato dal sottosegretario Baretta?
È stata una scelta del Ministero delle finanze su indicazione di Aams. Purtroppo non siamo riusciti ad opporci con adeguata forza politica.
Così dicendo, sta sostenendo che un funzionario statale vale più della politica…
Purtroppo sì, non ho avuto tempo di capire i gangli che muovevano i fili. Legare una riforma di settore ad un emendamento è semplice ma difficilmente porta ad avere un risultato. Il vero lavoro si fa prima, per arrivare a una proposta condivisa. Io ho cominciato ad occuparmi dell’argomento da un mese, i funzionari di Aams lo fanno da anni. È difficile far capire anche ai miei colleghi che loro stanno sbagliando e io ho ragione. Veda, in legge di stabilità abbiamo toccato 848 argomenti, nessuno di noi può essere competente su tutto. Quando un mio collega chiede un parere al Mef si fida di quello che viene detto. Io ho competenza in materia di antiriciclaggio e su questa materia in molti mi chiedono consiglio. Ora sto cercando di spiegare a tutti perché si è sbagliato sulle sigarette elettroniche. Sto cercando di convincere tutti che quanto approvato in Parlamento non va nella giusta direzione. Devo anche dire che c’è stata nel tempo un’incapacità di costruire percorso di lavoro con industria, gli operatori e tecnici.
Che ruolo hanno avuto le multinazionali del tabacco e le lobby di pressione?
Le ho schivate. Ovviamente mi hanno cercato ma non me ne sono preoccupato. Ho rapporti, parlo con tutti, ci mancherebbe. Poi però studio il problema, costruisco obiettivi e strategie sulla base della mia coscienza non delle pressioni di qualche agente esterno. Io ho la responsabilità di fare le scelte e a me interessa che questo confronto sia fatto sempre in modo trasparente e con dati veri.
Ci faccia una previsione sui tempi.
Non faccio mai previsioni, prima occorre concordare una strategia. Facciamo a gennaio una riunione con tutti e da lì nascerà la strategia.
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