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La Germania bacchetta l’Italia per politiche sulla sigaretta elettronica

Il servizio scientifico del Bundestag ha analizzato la situazione normativa e fiscale del vaping in Europa. L'Italia è l'unico grande paese ad aver introdotto imposta di consumo e sottomettendo la filiera al Monopolio.

Compare l’Italia in un’analisi del Servizio scientifico del Bundestag riferita alla tassazione sulle sigarette elettroniche e non è una citazione benevola. Il nostro paese è inserito nell’elenco dei nove Stati membri dell’Unione Europea nei quali è in vigore una tassazione straordinaria sui prodotti del vaping. Colpa della normativa dello scorso dicembre, varata dall’allora governo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni, che ha riformato in senso punitivo il settore del vaping, non intervenendo contro l’imposta sui liquidi, vietando la vendita online e sottomettendo l’arcipelago dei negozi specializzati (e le professionalità di chi ci lavora) sotto il mantello interessato dei Monopoli e dei tabaccai.
Ma quel che risalta dallo studio degli specialisti tedeschi è la annotazione che l’Italia è l’unico grande paese dell’Ue ad aver compiuto un tale passo. Gli altri otto che hanno imposto tasse speciali sono infatti Stati di piccola o media stazza: Portogallo, Romania, Slovenia, Lettonia, Ungheria, Grecia, Croazia e Finlandia. Grecia, Croazia e Romania peraltro paesi in cui il consumo di tabacco è fra i più alti dell’Unione Europea e da sempre all’indice delle classifiche sui danni provocati dal tabagismo. Insomma non una bella compagnia.
Il Servizio scientifico del parlamento tedesco (il Wissenschaftliche Dienst des Bundestages), è un ufficio che fornisce ai parlamentari dati e informazioni su argomenti di natura tecnico-scientifica, sulla tassazione nei paesi europei di tabacchi e (per la prima volta) dei liquidi per i device elettronici. Una sorta di centro studi come tanti altri presenti in molti parlamenti nazionali e sovranazionali, ma specializzato agli argomenti di natura scientifica, particolarmente ostici per parlamentari dotati generalmente di cultura generale.
La Germania, al contrario dei paesi menzionati, ha per il momento evitato di procedere isolatamente rispetto alle direttive della Commissione europea, che ha promesso di affrontare i temi legati al settore del vaping in crescita in tutta Europa per fornire delle direttive quadro uniformi. Un atteggiamento che evidentemente i consiglieri dei principi ritengono più appropriato.
Il rapporto cita infine l’opinione di un esperto, Volker Stendel dell’associazione che rappresenta la comunità dei vapers, secondo cui “tassare un prodotto che può contribuire alla riduzione del consumo di tabacco contraddice l’obbligo degli Stati di salvaguardare la salute“. Un monito che Stendel rivolge anche alla Commissione europea di Bruxelles.
Tuttavia la politica tedesca sembra disinteressata al dibattito sull’ecig. Nelle lunghe trattative dello scorso autunno-inverno per la formazione del governo il tema non è mai comparso in agenda, neppure per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute e alle strategie di riduzione del danno. La rivista tedesca Egarage ha riunito un mese fa in un simposio alcuni esponenti dei partiti. Erano presenti politici dei conservatori Cdu, dei liberali Fdp e della sinistra Linke, i quali hanno ammesso la scarsa attenzione riservata al vaping. Vaghe anche le proposte per il futuro: sull’ipotesi di un impegno che ricalchi quanto fatto in Gran Bretagna con il sostegno all’ecig come strumento contro il tabacco, il più esplicito è stato l’esponente della sinistra, per il quale è possibile immaginare una riduzione delle tasse sui liquidi per favorire il passaggio dal fumo al vaping. Ma nel complesso il tono del dibattito è apparso generico e il livello lontano dalla consapevolezza che accompagna quello in Gran Bretagna.

 

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