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I fumatori ingeriscono dosi più elevate di particelle nocive rispetto a quanto menzionato sui loro pacchetti di sigarette. È la clamorosa conclusione a cui è arrivato lo studio del Royal Netherlands Institute for Health and the Environment (RIVM). Sembrerebbe infatti che la quantità di catrame, nicotina e monossido di carbonio sia almeno il doppio di quella dichiarata dai produttori.
La confusione sta nel metodo di calcolo. I produttori di tabacco seguono le linee guida dell’UE che consentono loro di registrare i valori lasciando aperti piccoli fori di ventilazione nella sigaretta. La ricerca del RIVM ha invece analizzato le emissioni in maniera molto realistica, cioé riproducendo una boccata. L’analisi è stata effettuata su cento marchi di sigarette. Il fumo di quasi tutte le sigarette ha quindi rivelato una quantità molto maggiore di catrame, nicotina e monossido di carbonio rispetto a quanto permesso dalla legge cioé solo un massimo di 10 milligrammi di catrame. Secondo il RIVM, la commissione responsabile dell’attuazione dell’attuale metodo di calcolo “è stata pesantemente sottoposta a pressione dall’industria del tabacco“.
Il Royal Netherlands Institute for Health and the Environment lo scorso maggio lasciò le commissioni NEN, CEN (il coordinatore è l’italiano Riccado Polosa, ndr) e ISO per il tabacco e le sigarette elettroniche a causa della “considerevole influenza che l’industria del tabacco esercita all’interno di questi comitati, in cui la tutela della salute pubblica non viene sufficientemente sottolineata“. In questa tabella è possibile vedere le emissioni reali sprigionate dalle differenti marche di sigarette.