© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Le autorità del Bahrain la scorsa settimana hanno applicato una accisa del 100 per cento sui liquidi per sigaretta elettronica. Senza alcun annuncio formale o discussione, i vaper e gli operatori del settore si sono ritrovati con i loro prodotto classificati come “tabacco” e dunque la cosiddetta “sin tax” (tassa sul peccato) estesa a tutti gli eliquid. I circa cinquanta negozi specializzati presenti nel Paese e che servono molti clienti provenienti da altri Stati del Golfo, vedranno dunque raddoppiarsi i prezzi delle importazioni, che nel Bahrain avvengono soprattutto dagli Stati Uniti. La tassa, naturalmente, si rifletterà anche sul prezzo finale per i consumatori, che protestano per l’equiparazione con il tabacco.
L’associazione Vaping made me quit (VMMQ), guidata da Sayed Al Wadei, riporta il Gulf Daily News online, teme che questa misura causerà la chiusura di molti negozi specializzati, vista l’impossibilità di ricaricare tutti i costi sui consumatori. Il pericolo, spiega, è anche che molti svapatori tornino alla sigaretta tradizionale, molto più dannosa per la salute. Al momento la protesta si è focalizzata sulle compagne social con la promozione di hashtag specifici per sensibilizzare l’opinione pubblica.