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Fit-Istituto di sanità, è guerra di cifre sul consumo di tabacco in Italia

Mentre i numeri diffusi dalla Federazione dei tabaccai registrano un calo, quelle dell'Istituto superiore di sanità dicono esattamente l'opposto.

È guerra di cifre tra la federazione dei tabaccai e l’Istituto superiore di sanità. Mentre i primi piangono un calo del consumo di tabacco, con una conseguente emorragia della redditività, il braccio operativo del ministero della salute sostiene che i fumatori sono aumentati. Aggiungendo anche che sono arrivati ad una quota che non si toccava dal 2007, ovvero 12,2 milioni di fumatori.
La contraddizione emerge leggendo il quarto Rapporto sulla distribuzione dei tabacchi lavorati in Italia realizzato da Logista Italia, distributore leader nel mercato italiano della distribuzione del tabacco, e dalla Federazione Italiana Tabaccai che associa circa l’85 per cento dei titolari di tabaccherie in Italia.
Il Rapporto evidenzia nel 2017 un calo delle vendite, con una perdita di un milione di chilogrammi (-1,5%) che hanno comportato mancati incassi per circa 300 milioni di euro (-1,7%) rispetto al 2016, mentre in termini di gettito erariale si registrano oltre 200 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente.
Bazzecole, si potrebbe pensare, se rapportati ai 14 miliardi di euro totali che ogni anno il tabacco garantisce al bilancio dello Stato, circa il 7 per cento sul totale delle imposte dirette. O, se preferite, una volta e mezzo quanto occorre per garantire il reddito di cittadinanza. Sempre secondo il rapporto, continua invece ad essere costante invece il mercato illecito, che per il 61% è formato da tabacchi provenienti clandestinamente da paesi extra Ue e con una quota del 7% di sigarette contraffatte. Complessivamente il mercato illegale copre il 5% del totale, sottraendo oltre 600 milioni l’anno di introiti erariali. Dunque, ricapitolando: i tabaccai lamentano un calo dei consumi che però non sono dovuti al contrabbando perché il fenomeno rimane invariato.
A cosa può essere dovuto? Banalmente si potrebbe dire al fatto che gli italiani fumano di meno. E qui interviene invece l’Istituto superiore di sanità: secondo i dati in loro possesso i fumatori in Italia sono 12,2 milioni, mezzo milione in più rispetto l’anno scorso. La crescita ha toccato tutte le fasce di età, tra cui anche i minorenni. Ed è questo il dato più preoccupante perché ciò significa che i controlli non sono sufficienti e, allo stesso tempo, c’è una parte di tabaccai che approfitta di questa carenza per vendere a chi non potrebbe. “La situazione generale sulla prevalenza dei fumatori si è cristallizzata – spiegava in sede di presentazione del rapporto Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale Dipendenze e Doping  – abbiamo registrato gli stessi dati del 2007, segno evidente che non si vede alcuna inversione di tendenza, anzi si registra un lieve incremento nella popolazione maschile. Per questo abbiamo acceso i riflettori sui giovani che rappresentano il serbatoio di riserva del tabagismo, sono quelli cioè che continuano ad alimentare la popolazione dei fumatori che non accenna a diminuire”.
Il calo paventato da Fit e da Logista, però, non pare creare molti imbarazzi tra gli operatori del tabacco. Perché, come si legge nel comunicato stampa “grazie agli investimenti in termini di innovazione, tecnologia e professionalità che continuano a caratterizzare il sistema di distribuzione e commercializzazione dei tabacchi”, sia la rete distributiva che la rete vendita “è in grado di porsi al centro delle nuove sfide del mercato, con una particolare attenzione ai nuovi scenari rappresentati dai prodotti a rischio ridotto per i quali si registra un forte interessamento del mercato“.
Alla presentazione del rapporto promosso da Fit e Logista hanno partecipato anche il sottosegretario all’economia Garavaglia e autorevoli rappresentanti dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.


 
 

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