Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Legge di bilancio, aumenta il prezzo delle sigarette di fascia bassa

Inasprire la tassazione sui prodotti meno costosi, oltre a non essere un’idea vincente dal punto di vista erariale e della salute pubblica, non è neutrale neppure dal punto di vista competitivo. Più della metà del mercato italiano è in mano ad un solo operatore che fa dei prodotti di prezzo alto e medio-alto il proprio punto di forza.

Alzare il prezzo delle sigarette di fascia bassa sulla base del prezzo deciso dal produttore di fascia alta. La legge di bilancio entrata in Parlamento prevede di aumentare le accise sui tabacchi ma non in maniera proporzionale: dal primo gennaio, le sigarette che costano di meno costeranno molto di più, le sigarette che costano di più costeranno poco di più. Con l’effetto di stringere il differenziale e indirettamente spingere il fumatore a scegliere i brand più noti. L’aumento del prezzo non è visto quindi come un deterrante all’acquisto, ma come una spinta verso i brand più noti.
L’intenzione non è nuova. Già l’anno scorso era stato presentato da vari parlamentari (tra gli altri, Giorgetti, Pini, Calabria, Ravetto) un emendamento alla legge di bilancio che conteneva le identiche norme, ma allora non venne approvato. Quest’anno invece il testo è stato inserito direttamente nel testo delle legge, con buona probabilità che venga adottato. Secondo autorevoli analisti, tra cui il professor Spallone, vicedirettore Casmef-Luiss, “se si impedisce ai consumatori di accedere ad alternative meno costose nell’ambito del mercato legale, si favorisce il contrabbando, con tutte le conseguenze negative possibili ed immaginabili”. Ovvero: illegalità, mancato gettito, maggiori risorse da destinare ai controlli, maggior spesa. Anche Daniele Capezzone, in un articolo a difesa del vaping pubblicato l’anno scorso sulla rivista cartacea, spiegava che “se invece intervieni premiando o punendo (in misura maggiore o minore) i tabacchi di qualità più o meno elevata, aumentando le accise in modo differenziato, inserisci nel mercato un elemento distorsivo, che favorirà alcuni produttori a scapito di altri. La cosa diventa addirittura paradossale se per caso decidi di alzare le accise sui tabacchi di qualità più bassa: in questo caso, fai un favore a un altro “operatore”: il mercato nero. A cui non sembrerà vero di ricevere questo regalo, che renderà le sigarette illegali più convenienti di quelle legali di fascia bassa“.
Inasprire la tassazione sui prodotti meno costosi, oltre a non essere un’idea vincente dal punto di vista erariale e della salute pubblica, non è neutrale neppure dal punto di vista competitivo. Più della metà del mercato italiano è in mano ad un solo operatore che fa dei prodotti di prezzo alto e medio-alto il proprio punto di forza. Favorire la posizione dominante è quantomeno inopportuno anche perché il prezzo medio ponderato su cui si basa il meccanismo di tassazione è, di fatto, in gran parte deciso dal detentore delle quote maggioritarie del mercato.
Il professor Spallone si affida ad un esempio: “Il produttore con la quota di mercato rilevante potrà decidere di alzare i prezzi sapendo che la reazione dei suoi concorrenti non potrà essere efficace: infatti, sarà proprio l’aumento iniziale dei prezzi ad accrescere il carico fiscale su coloro che non vorranno a loro volta modificare al rialzo i propri listini”. In sostanza, si vuole alzare il prezzo dei piccoli per aiutare i grandi. Una politica che, proiettata nel lungo periodo, non gioverà in alcun modo né alle casse dello Stato, tantomeno alla salute dei cittadini.
D’altronde, anche la scelta di non defiscalizzare gli strumenti di riduzione del danno parrebbe confermare questa sensazione. Il fumatore è preda di un desiderio irrefrenabile di nicotina ed è disposto a spendere soldi ogni giorno pur di vederla appagata. Spesso la necessità economica lo costringe – per necessità e non per volontà – a dirigersi verso prodotti meno costosi. Ma se non esistono differenze sarà certamente invogliato ad acquistare i brand di sigarette più noti e conosciuti. Così come, a parità di prezzo, non sarà neppure invogliato a passare ai prodotti a rischio ridotto. Cosa che, invece, uno Stato lungimirante e tutore della salute dei propri cittadini dovrebbe invece fare, adottando misure volte alla diffusione del minor danno come ad esempio agevolazioni fiscali, campagne di sensibilizzazione, spot istituzionali.

Articoli correlati