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Sigarette elettroniche, gli annunci e le promesse non entrano in legge di bilancio

Nonostante le promesse dei mesi scorsi, nonostante i ripetuti annunci, il governo ha scelto di non sgravare fiscalmente gli strumenti di riduzione del danno. Anzi, prevedendo invece di aumentare le accise sul tabacco tradizionale, per effetto dell’equivalenza dal primo gennaio 2019 anche i liquidi di ricarica subirebbero un rincaro.

Il testo della legge di bilancio trasmesso in Parlamento conferma quanto riportato nelle bozze ufficiose : tra gli articoli del provvedimento non compare la rimodulazione dell’imposta di consumo sui liquidi da inalazione. Nonostante le promesse dei mesi scorsi, nonostante i ripetuti annunci, il governo ha scelto di non sgravare fiscalmente gli strumenti di riduzione del danno. Anzi, prevedendo invece di aumentare le accise sul tabacco tradizionale, per effetto dell’equivalenza dal primo gennaio 2019 anche i liquidi di ricarica subirebbero un rincaro. Minimo, ma pur sempre un rincaro: si passerà dai 0,397 euro per millilitro a 0,403 euro per millilitro, ovvero si sfonderebbe la soglia dei 4 euro per ogni flaconcino.
Il testo della legge di bilancio può ora essere modificato in sede parlamentare attraverso gli emendamenti, storia già vista e vissuta ma, sino ad oggi mai andata a buon fine. Per essere approvati, gli emendamenti hanno bisogno dei voti della maggioranza; ma quella stessa maggioranza vorrà o potrà smantellare un provvedimento redatto col bilancino dal suo stesso governo? La domanda potrà avere risposta tra non meno di un mese ma, secondo fonti di Palazzo, appare assai improbabile che questa vada nel senso sperato dal mondo del vaping. Oltretutto, sia la Ragioneria dello Stato che i funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli nei giorni scorsi hanno dato parere negativo alla rimodulazione dell’imposta sui liquidi per mancanza di coperture finanziarie. In un primo momento si era pensato di garantire i circa 200 milioni del vaping con l’aumento delle accise sul tabacco. Ma questa ipotesi è ormai naufragata. La manovra contiene già l’aumento del tabacco, pare dunque improbabile che possa ricevere un ulteriore innalzamento o che i proventi di tale operazione possano essere ricollocati in un altro capitolo.
Ma non sono solo le aziende del vaping a recriminare sulla manovra. Anche alcune multinazionali del tabacco si stanno adoperando per provare a modificare i contenuti tecnici dell’articolo che le riguarda. L’aspetto di frizione con il governo riguarda l’allineamento dei prezzi finali delle sigarette. Il prezzo di queste può variare tra un massimo e minimo percentuale, tenendo come punto fermo il prezzo medio ponderato. Il governo ha innalzato il minimale mentre ha lasciato quasi del tutto invariato il massimale. Dal primo gennaio, dunque, se tutto dovesse confermarsi, non ci sarebbero più grandi differenza di prezzo tra le sigarette e la forbice sarebbe molto ridotta. Secondo l’interpretazione degli insider, ridurre il differenziale rappresenta una agevolazione per chi produce e vende le sigarette al prezzo più alto.
Intanto anche il decreto fiscale – quello che prevede lo sconto sul debito delle aziende – fra un paio di settimane dovrà cominciare l’iter per essere recepito in legge. Secondo alcune fonti di opposizione, una parte della maggioranza vorrebbe emendarlo, cancellando la parte che consente alle aziende di concordare un piano di rientro anche per il futuro. Vorrebbero insomma lasciare garantita la possibilità di sanare il debito ma soltanto fino al 30 settembre 2018, senza poterlo estendere sino alla fine dell’anno.
La legge di bilancio approderà alla Camera tra il 29 ed il 30 novembre. Il 21 e 22 novembre la discussione nelle commissioni, poi il dibattito in Aula per eventuali emendamenti.

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