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Il Ministero della Salute non riconosce il principio di riduzione del danno

A rischio la legge antifumo della Regione Marche che riconosce gli strumenti a rischio ridotto. Il CdM potrebbe ricorrere in Corte costituzionale su richiesta del ministro Grillo.

Il ministero della salute non riconosce la riduzione del danno; per contrastare il tabagismo non accetta alcuna via di mezzo. O si smette, o si smette. Non c’è alternativa. Lo scrive nero su bianco in un parere che oggi andrà in discussione in Consiglio dei Ministri e con cui si vuole rinviare alla Corte costituzionale una legge regionale perché uscirebbe dalle competenze della Regione avendo inserito la riduzione del danno tra i punti fermi dell’iniziativa istituzionale antifumo. “La Regione – si legge al comma 1 dell’Articolo 2 della legge della Regione Marche – sostiene gli interventi di prevenzione, di assistenza e supporto alle disassuefazioni del tabagismo di comprovata efficacia in accordo con le indicazioni delle linee guida internazionali e nazionali e con i metodi della medicina basata sulle evidenze, anche riconoscendo il principio di riduzione del danno”. In quell’occasione il consigliere regionale promotore della legge, Mirco Carloni, intervistato da Sigmagazine, spiegò che “il tabagismo è un problema complesso che richiede strategie sfaccettate e analisi concrete e meno ideologiche. Il fumo crea danni, ma fra smettere del tutto e mantenere la dipendenza vi sono dei passaggi intermedi che non vanno demonizzati. Come estrema ratio, per i fumatori che non riescono a smettere, si può guardare a prodotti che riducano effettivamente il rischio da fumo, se le altre soluzioni sono fallite. Si tratta prima di tutto di una battaglia culturale che bisogna intraprendere, sulla base della letteratura scientifica disponibile su questi prodotti. Che, rispetto alle sigarette tradizionali, rappresentano un vantaggio anche per l’ambiente”. La Regione Marche è la prima ad avere formalizzato la riduzione del danno all’interno delle politiche sanitarie di contrasto al fumo. Ma al ministero la cosa non va bene. Probabilmente i funzionari e il ministro si sono sentiti scavalcati sul loro stesso terreno, quello della prevenzione sanitaria e delle politiche antifumo. Ma i numeri dimostrano che le azioni di contrasto al tabagismo, ormani da molti anni, non stanno funzionando. Tant’è che, secondo i dati diffusi dall’istituo superiore di sanità, il numero dei fumatori negli ultimi dodici mesi è aumentato vertiginosamente, riportandolo ai livelli del 2010.
Secondo il ministero della salute, il principio della riduzione del danno non esiste poiché non è mai stato preso in considerazione dall’Organizzazione mondiale della sanità. E quindi, una Regione non può sostenere o introdurre una norma che ne preveda il riconoscimento. Ma c’è di più. Il ministero della salute sostiene che il principio della riduzione del danno sia un pretesto commerciale introdotto nella discussione dalle aziende che producono “tabacco e sigarette elettroniche allo scopo di favorire l’introduzione sul mercato di prodotti a base di tabacco e nicotina che, ad, oggi rappresentano, nei fatti, solo un ampliamento della già ampia offerta di prodotti, comunque, dannosi per la salute“. Dannosi forse, ma certamente molto meno delle sigarette tradizionali. Una politica sanitaria lungimirante dovrebbe puntare a favorire la cessazione delle dipendenze attraverso percorsi che possono essere anche personali e individuali, non necessariamente governati dalla medicina e dalla farmacia. Ma, forse, il vero problema è proprio questo.

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