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Conferenza Coehar: una lotta al fumo che mette al centro il fumatore

Nel No Tobacco Day a Catania un grande evento sulla riduzione del danno con una sessione dedicata ai rappresentanti della sigaretta elettronica.

Rischiamo di perdere la guerra contro il fumo. È evidente che le attuali politiche sanitarie non funzionano e che è necessario un cambio di passo. Questo è possibile grazie agli strumenti alternativi alle sigarette combustibili, come ci dimostrano gli esempi del Regno Unito e del Giappone”. Con queste parole il professore Riccardo Polosa ha aperto ieri, 31 maggio, i lavori della Conferenza nazionale Coehar sulla riduzione del danno da fumo nella prestigiosa aula magna del Palazzo dell’Università di Catania. Nel capoluogo etneo, infatti, si sono riuniti e alternati al podio dell’oratore ventitré fra medici, scienziati e ricercatori, due moderatori e cinque rappresentanti del vaping durante le tre sessioni di lavoro, una delle quali dedicata interamente alle associazioni del mondo della sigaretta elettronica.
La conferenza del Centro di eccellenza per la riduzione del danno (Coehar) è stata un modo alternativo al tradizionale convegno dell’Istituto superiore di sanità per celebrare la Giornata mondiale senza tabacco dell’Oms. Mentre infatti a Roma si snocciolavano i dati di un fallimento, esemplificato dall’aumento dei Fumatori nel nostro Paese (800 mila in più rispetto al 2019), a Catania si guardava laicamente e senza posizioni dogmatiche ai nuovi strumenti per aiutare i fumatori. “Un disastro atteso – ha commentato Polosa riferendosi ai numeri sui fumatori – già annunciato dai nostri dati pubblicati nel 2020 con uno studio condotto proprio durante la fase acuta del Covid19. Da allora, nessuna politica di prevenzione, nessuna risposta in merito da parte delle autorità sanitarie italiane. Documentare i disastri non è abbastanza, bisogna proporre soluzioni alternative ed efficaci”.
E proprio questo si è cercato di fare nella giornata catanese, con l’approccio multidisciplinare e multisfaccettato che caratterizza il lavoro del Coehar. Ospite internazionale è stato il professore Hiroya Kumamaru dell’Aoi International Hospital di Kawasaki in Giappone, che ha illustrato la felice esperienza del suo Paese sulla strada della riduzione del danno. Il Giappone è tra gli Stati con il più alto numero di tabagisti al mondo ma è riuscito a ridurre drasticamente e velocemente i tassi dei fumatori grazie all’introduzione del tabacco riscaldato. Dopo il suo intervento la giornata è stata un susseguirsi di relazioni di ricercatori provenienti da tutta Italia, che hanno esaminato le potenzialità degli strumenti alternativi in diversi ambiti della medicina, con grande attenzione per la sigaretta elettronica, che è il dispositivo più diffuso nel nostro Paese.
Il direttore del Coehar Giovanni Li Volti ha illustrato il noto progetto Replica, mentre il docente di psicologia Pasquale Caponnetto ha relazionato sul progetto Ceasefire che compara efficacia, tollerabilità e accettazione di riscaldatori di tabacco e e-cigarette. Ma si è parlato anche degli effetti dell’harm reduction per pazienti con bpco (Gualberto Gussoni, Centro Studi Fadoi), persone affette da disturbi di schizofrenia (Maria Signorelli, Università di Catania), da arteriosclerosi (Roberto Carnevale, Università La Sapienza di Roma), da diabete (Aldo Calogero, Università di Catania) e di anziani (Mario Barbagallo, Università di Palermo).
O ancora degli effetti dei prodotti alternativi sulla salute delle ossa (Maria Luisa Brandi, Università di Firenze), su quella sessuale (Emanuele Jannini, Università Tor Vergata di Roma), sul ciclo cellulare (Stefano Pagano e Guido Lombardo, Università di Perugia), sulla risposta umorale ai vaccini Covid19 (Pietro Ferrara, Università statale di Milano) e sulla clearance mucociliare (Salvatore Ferlitto, Università di Catania). Venera Tomaselli, sempre dell’ateneo etneo, ha illustrato il progetto Troina che rivela come i fumatori sono meno proni a contrarre il Covid19, tema ripreso da Ernesto De Bernardis, responsabile del SerT Lentini. Jolanda Palmisano, Università di Bari, ha parlato di come riformulare la prevenzione alla luce dei nuovi prodotti.
In questo tripudio di scienza, la sessione dedicata a chi opera direttamente nel settore della sigaretta elettronica ha rappresentato un momento concreto e denso di realtà, certamente interessante per chi fa ricerca sugli strumenti di riduzione del danno da fumo. A rappresentare il mondo, le pratiche, le difficoltà ma anche la passione e l’orgoglio della filiera del vaping sono stati Antonella Panuzzo, presidente dell’associazione negozianti Uniecig, Umberto Roccatti, presidente dell’associazione produttori Anafe, Mosè Giacomello, presidente della fiera Vapitaly e Alberto Baldazzi, vicedirettore di Eurispes che da qualche anno ha inserito il consumo di strumenti alternativi nel suo Rapporto Italia. Insieme, naturalmente, al nostro direttore, Stefano Caliciuri, che ha moderato la sessione, e a Riccardo Polosa che è voluto intervenire a conclusione della tornata di interventi.
Quella di Catania è stata sicuramente una giornata importante e entusiasmante. E non perché si fosse tutti d’accordo, visto che non sono mancate le voci prudenti o addirittura critiche. Lo è stata proprio per questo, perché finalmente si è parlato di fumo e di riduzione del danno in modo aperto, confrontandosi su vari livelli – da quello scientifico a quello pratico – cercando di superare le posizioni dogmatiche e le chiusure a priori e osservando in maniera laica le possibilità offerte dalla tecnologia e dal mercato. E, soprattutto, cercando di andare incontro al fumatore, alle sue necessità e le sue preferenze, che è poi quello che dovrebbe essere al centro di tutte le politiche antifumo.

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