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Sigarette elettroniche e aromi: si comincia col tabacco, si smette con il dolce

Il rapporto pubblicato dallo statunitense R Street Institute ha esplorato il modo in cui i sapori vengono elaborati dal cervello.

Sono proprio i tanto controversi aromi nei liquidi a decretare l’efficacia del vaping per i fumatori che si staccano dal tabacco e un divieto, o anche una limitazione di tali prodotti rischia di avere conseguenze nefaste per gli obiettivi di lotta contro il fumo.
Una nuova conferma arriva dal rapporto pubblicato dallo statunitense R Street Institute, che ha esplorato il modo in cui i sapori vengono elaborati dal cervello, con particolare riferimento ai prodotti a base di tabacco e nicotina. Il rapporto si intitola “Flavor Can Save Lives: The Neurobiological Rationale for Flavor in Reduced-Risk Nicotine Products”. L’autore, Jeffrey Smith, ricercatore senior per la politica di riduzione del danno presso R Street, ha spiegato come il sapore possa influenzare il comportamento e perché gli sforzi – pur dettati dalle migliori intenzioni – per vietare i prodotti a base di tabacco aromatizzato e nicotina possono avere conseguenze indesiderate nella lotta per ridurre tassi di fumo. Negli Stati Uniti, come ovunque nel mondo.

I delegati alla Cop10 di Panama

Quello di Smith è uno studio che arriva in un momento cruciale, giacché il dibattito più controverso sul controllo del tabacco e sulla riduzione del danno riguarda proprio il ruolo del tabacco aromatizzato e dei prodotti alla nicotina. È un confronto acceso, sia a livelli nazionali che sul piano internazionale. In molti Stati degli Usa i legislatori stanno proponendo, attuando, o hanno già varato divieti sugli aromi senza valutare appieno l’impatto delle loro azioni sui fumatori adulti. Anche in Europa il confronto sul tema è aperto e addirittura il Regno Unito, il Paese considerato pioniere nelle politiche di riduzione del danno, pensa a una limitazione sugli aromi nell’ambito di un pacchetto legislativo restrittivo sul tabacco in genere, che coinvolge anche il settore del vaping. E proprio questa settimana, la Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale della sanità sta ospitando a Panama la decima sessione della Conferenza delle parti (Cop10), dove prosegue la crociata contro i prodotti con nicotina aromatizzati a rischio ridotto.
Lo studio di Smith parte dall’osservazione che negli Stati Uniti i tassi di fumo sono diminuiti negli ultimi anni e, sotto l’amministrazione di Donald Trump, l’età per acquistare prodotti del tabacco è salita a 21 anni. Ciò ha ridotto il consumo di tabacco da parte dei giovani, e una continua applicazione della normativa aiuterà ad abbassare ulteriormente i tassi. Tuttavia, milioni di adulti fumano ancora sigarette combustibili, a scapito della propria salute.
Esistono numerosi strumenti per aiutare queste persone a smettere di fumare ed è stato dimostrato, ad esempio, che il sapore aiuta ad allontanare i fumatori adulti dalle sigarette combustibili verso prodotti alternativi a rischio ridotto. Studi scientifici hanno confermato quella che appare una considerazione quasi banale, di buon senso, che chiunque potrebbe fare: se una cosa ha un buon sapore, allora è più attraente.
Ma lo studio di Smith va più in profondità e spiega le connessioni neurobiologiche tra sapore e comportamento. Lo spiega l’autore stesso: “Per comprendere meglio l’importante ruolo che il sapore gioca nella nostra vita, questo rapporto spiega la percezione del sapore da prospettive neuroscientifiche e psicologiche, descrive come queste influenze influenzano consciamente e inconsciamente il nostro comportamento e i nostri pensieri ed esplora come la comprensione di questi principi può essere applicata per influenzare comportamento al fumo e salvare la vita di milioni di fumatori in tutto il mondo”.
Sintetizzando all’estremo l’esito cui giunge Smith: se in un primo momento, nella fase di passaggio dalla sigaretta a combustione alla molto meno dannosa sigaretta elettronica, i fumatori adulti si indirizzano verso prodotti aromatizzati al tabacco, è poi grazie ai liquidi aromatizzati dolci che riescono a perseguire nel tempo l’astinenza dalle sigarette tradizionali.
La conclusione di Smith è che i liquidi aromatizzati salvano più vite e vietarli o limitarli sarà dannoso per la salute delle popolazioni. Al contrario, con questa comprensione della scienza di base e dell’influenza del sapore, è possibile apprezzare meglio il modo in cui il sapore influisce e tradurre questa conoscenza in un approccio razionale alla regolamentazione dei prodotti a rischio ridotto. “Per ridurre i quasi 500 mila decessi legati al fumo che si verificano ogni anno negli Stati Uniti – dice Smith –  il Centro per i prodotti del tabacco (Ctp) della Food and Drug Administration deve adottare un approccio guidato dalla scienza che riconosce la logica neurobiologica per consentire un’ampia varietà di prodotti aromatizzati e a rischio ridotto”, è la proposta di Smith. Che conclude: “È essenziale che il Ctp approvi i prodotti non aromatizzati al tabacco e a rischio ridotto e che i prodotti siano disponibili per gli adulti, riducendo al minimo l’accesso dei giovani”. Questo vale per gli Usa. Ma ogni Paese può adattare i suggerimenti di tale ricerca per elaborare leggi ragionevoli delle quali non ci si dovrà pentire in futuro.

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