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Sigarette elettroniche, Antonelli (Fit): “Chiudere il web e tassa unica europea”

Alcuni stralci della relazione che il presidente della federazione dei tabaccai ha esposto in occasione dell'assemblea dei soci.

Divieto della vendita dei prodotti del vaping con nicotina sul web; strenua lotta al contrabbando; collaborazione diretta con le istituzioni nazionali e europee; maggiore attenzione ai sacchetti di nicotina; armonizzazione fiscale dei prodotti da inalazione. In estrema sintesi sono i punti salienti della relazione che Mario Antonelli, presidente della Federazione italiana tabaccai (Fit) ha esposto nel corso dell’assemblea annuale dei soci. Riportiamo stralci dell’intervento, nelle parti che riguardano direttamente la sigaretta elettronica, i liquidi e gli aromi sotto imposizione fiscale.
“Attorno a noi tutto cambia ed è pura utopia pensare di poter restare arroccati nelle nostre posizioni senza adeguare il nostro modo di agire e di presentarci alle Istituzioni, ai partner commerciali e ai clienti. Emerge sempre più la necessità di specializzazione e di qualificazione attraverso un processo di certificazione della rete. Abbiamo avviato tale processo oltre 10 anni orsono con la formazione obbligatoria che oggi sembra quasi ovvia. E tuttavia dobbiamo fare un ulteriore salto di qualità. Ed allora il filo conduttore della nostra azione per proiettarci verso il futuro dovrà essere il rafforzamento delle caratteristiche di affidabilità e professionalità della rete attraverso la sua certificazione e la garanzia di rispondere a elevati standard di qualità. Trattiamo prodotti peculiari per i loro impatti sulla salute dei cittadini ed eroghiamo servizi per i quali i nostri clienti ci accordano fiducia. La certificazione di qualità, quindi, sarà sempre più importante per tutte le attività svolte nelle nostre aziende da quelle che riteniamo più banali come la vendita di prodotti da fumo o da svapo e tabacco riscaldato, ai nuovi prodotti più delicati tipo nicotine pouches, ossia i sacchetti di nicotina, ad altri che potrebbero arrivare come la cannabis legale”.
“Abbiamo parlato di formazione, specializzazione, certificazione, capillarità, ma tutto questo sarà possibile se il tabaccaio resisterà a quella che è una crisi economico-finanziaria che non coinvolge solo noi, ma attanaglia il sistema Paese. Due sono le strade da percorrere: una è quella fiscale e l’altra è il recupero della redditività sottratta dalle vendite illegali e di contrabbando. Un dato recentissimo, frutto dello studio Ipsos per Logista sul fenomeno dell’illegalità nel nostro settore fornisce un quadro sconcertante: il mercato illegale dei prodotti da fumo e dei prodotti da inalazione ha un valore complessivo di 1 miliardo e 100 milioni di euro. Ciò si traduce in una perdita complessiva pari a 620 milioni di euro per lo Stato ed a circa 120 milioni di euro per i tabaccai, secondo nostre proiezioni, comprendenti sia prodotti del tabacco tradizionale che prodotti da inalazione. È chiaro, quindi, che un concreto sostegno alla redditività della nostra categoria deve necessariamente passare anche per un recupero significativo di quote di mercato oggi appannaggio dell’illecito”.
“La domanda che sorge spontanea è ovviamente come fare. Occorre in primo luogo erigere una diga che aiuti a prosciugare una buona parte dei canali più utilizzati dai clienti dei prodotti illegali. Questi canali sono notoriamente il web e le piattaforme social, specialmente per le sigarette elettroniche, con una incidenza sul complesso dell’illecito per questi prodotti variabile tra il 56 e il 59%, a seconda che si tratti di liquidi da inalazione ovvero di e- cig usa e getta. La nostra richiesta di costruire la diga vietando del tutto la vendita on line delle sigarette elettroniche con nicotina è stata accolta con un apposito emendamento alla Legge Delega sulla riforma fiscale, ma la norma deve ancora trovare attuazione operativa con un decreto governativo che attendiamo da tanti mesi. È arrivato il momento di emanarlo. Noi tabaccai ci consideriamo parte lesa perché è evidente che l’Erario in termini di minor gettito subisce il danno maggiore, ma l’altro lato della medaglia è il nostro cassetto più povero. Come sempre siamo a disposizione per offrire ogni possibile contributo alle istituzioni e alle autorità di vigilanza e controllo per individuare insieme tutte le strategie ed interventi che possano risultare efficaci in questa lotta senza quartiere al nuovo contrabbando che dalle bancarelle fisiche è passato alle bancarelle sul web e sui social. I prodotti tradizionali del tabacco a combustione, in particolare le sigarette, perdono terreno a favore dei prodotti a potenziale rischio ridotto o di nuova generazione che dir si voglia”.
“In soli quattro anni, dal 2019 al 2023, i prodotti del tabacco riscaldato hanno conquistato una percentuale di mercato che dal 4% è balzata al 18%, mentre le sigarette elettroniche consolidano una quota del 5% tra i fumatori e le bustine di nicotina suscitano già qualcosa in più di una semplice curiosità nei consumatori. Questo mercato, perciò, ha bisogno di regole certe e strutturali, al passo con il suo sviluppo, e non di interventi a macchia di leopardo che necessitano di azioni correttive in segmenti di tempo sempre più ristretti. Regole certe che prima di tutto debbono provenire dall’Unione Europea. Certezza però deve fare il paio con equilibrio. Specialmente in questo momento.
All’orizzonte europeo si profilano due sfide importantissime per noi: la nuova regolamentazione dei prodotti del tabacco tradizionale e dei prodotti di nuova generazione, la cosiddetta TPD 3, e la nuova direttiva in materia di accise. Due appuntamenti cruciali per il nostro futuro e per quello di tutto il comparto. Il legislatore europeo deve armonizzare il quadro normativo, anche fiscale, non solo dei prodotti del tabacco ma anche dei prodotti alternativi, finora oggetto di interventi regolamentari differenti tra i vari Stati dell’Unione. I passi preliminari all’iniziativa legislativa (consultazioni pubbliche e valutazioni d’impatto) sono stati compiuti dalla Commissione Europea, e tra qualche mese dovremmo leggere le relative proposte di direttive su cui poi si aprirà il dibattito legislativo. In queste fasi delicate e talvolta concitate che precedono la pubblicazione delle proposte, dobbiamo spesso fare i conti con interferenze e spinte proibizionistiche di esponenti del mondo sanitario o del terzo settore che si adoperano con ogni mezzo per tentare d’imporre alle istituzioni unionali un approccio demagogico al problema del contemperamento tra l’interesse alla tutela della salute e quello erariale ed imprenditoriale. Non è un mistero che il filone proibizionista promuova sistematicamente una regolamentazione che favorisca l’aumento della pressione fiscale sui prodotti del tabacco e la sostanziale eliminazione del divario fiscale e normativo tra questi ultimi ed i prodotti alternativi. Al contrario, noi sosteniamo un approccio equilibrato che tenga nella dovuta considerazione l’importanza di politiche volte a favorire la riduzione del rischio, incentivando anche gli investimenti nella ricerca. Andare nella direzione opposta significherebbe favorire il mercato illegale e destrutturare tutto il comparto”.
“Per questo motivo non restiamo alla finestra ma scendiamo in campo ogniqualvolta si presenti l’occasione per presentare le nostre istanze e per attivare confronti istituzionali, sia come Federazione Nazionale, sia come membri della Confederazione Europea dei Dettaglianti del Tabacco. Da diversi anni siamo componenti del Gruppo di Contatto sulle accise della Direzione Generale Fiscalità della Commissione Europea e partecipiamo attivamente alle attività di valutazione precedenti le iniziative legislative, con interviste mirate e contributi scritti, oltre, naturalmente, a diretti confronti con le funzioni preposte della Commissione quando necessario. Su un piano più generale, proprio nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, il nostro auspicio è che questo organo istituzionale recuperi maggior autorevolezza nel suo ruolo di co-legislatore e dia un contenuto sostanziale ai criteri di necessità e proporzionalità che dovrebbero essere patrimonio condiviso della legislazione europea. Su questo e per questo lavoreremo, mettendoci a disposizione dei nostri futuri eurodeputati con la massima collaborazione”.

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