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Fratelli, soci, amici: l’impresa Vaporart

Nel campo industriale due anni non sono nulla. E’ un piano aziendale a breve termine, un contratto di consulenza ordinario, una campagna di comunicazione. Eppure nel mondo del fumo elettronico è un tempo sufficiente per essere considerati “veterani ed esperti”. Nata nel 2013, Vaporart è riuscita nell’impresa di affermarsi e, nonostante la crisi e le incertezze legislative, ha saputo reggere e “accusare i colpi” con discrezione e professionalità. La struttura è suddivisa tra Lombardia e Piemonte. Gli uffici amministrativi sorgono nel cuore della capitale italiana della finanza mentre ai piedi delle Alpi sono dislocati gli uffici commerciali, logistici e produttivi, per un totale di trenta persone impiegate.

A progettare e poi dare concretezza al progetto Vaporart, società a totale controllo italiano, sono due fratelli poco più che quarantenni: Stefano e Gianluca Giorgetti, già attivi insieme da circa vent’anni sempre in realtà imprenditoriali, sia produttive sia commerciali. Cogliendo da subito con interesse le potenzialità dell’allora nascente mercato del fumo elettronico, hanno scelto di sviluppare una realtà strutturata che puntasse sulla qualità delle materie prime e processi aziendali tali da garantire al consumatore un prodotto d’eccellenza sicuro. Stefano e Gianluca hanno saputo coordinare e far interagire le loro caratteristiche personali (più creativo uno, più “rigido” l’altro) unendo l’intesa che soltanto due fratelli possono avere. Ed è nata così Vaporart, tra le aziende leader nel settore di produzione degli e-liquid. Il negozio, infatti, è solo l’ultimo step della filiera, quando cioé il consumatore vede il prodotto finito e disponibile alla vendita, associandolo semplicemente ad un’etichetta ed una boccetta piena di liquido. Ma quanto lavoro c’è dalla fase di ideazione a quella di distribuzione? “Molto più tempo di quanto si possa immaginare – spiega Gianluca Giorgetti –  ed è questa una differenza sostanziale tra un sistema produttivo artigianale e quello industriale. E’ facile infatti immaginare quale importanza abbia la fase di studio della ricetta, in relazione agli effetti che potrebbe avere l’immissione sul mercato in numeri elevati di un prodotto che non incontri il gusto del consumatore o, ancor peggio, nocivo. Sebbene in concreto dal momento della produzione a quello della distribuzione non passino più di quattro settimane, grandissimo impegno e attenzione vengono quindi dedicati alla fase precedente, laddove la creazione di un nuovo liquido può richiedere tre mesi e oltre di lavoro, tra realizzazione della ricetta, prove con gruppi di consumatori, test di laboratorio sulle qualità organolettiche e verifiche di sicurezza“.

IMG_0396In questi ultimi mesi le cronache hanno riportato vari casi di aziende coinvolte nell'”affaire diacetile”, liquidi cioé dai livelli fuori norma. Come si pone Vaporart nei confronti della sicurezza del prodotto? “Innanzitutto – continua Gianluca – poniamo in grande evidenza Uni Ev Iso 9001:2008 ed eseguiamo accertamenti a tutti i livelli in tutte le fasi, monitorando i lotti fino a controlli a campione su singoli flaconi. Ricerca e sviluppo sono aspetti assolutamente fondamentali sia per poter anticipare il mercato sia per programmare gli investimenti“. Il discorso è interrotto dall’intervento di Stefano, che pone l’accento anche sulle difficoltà normative del settore. “Nell’ultimo anno e mezzo purtroppo, per noi come per tutti i colleghi del settore dai produttori ai distributori fino ai negozi al dettaglio, una pianificazione razionale e reale è resa pressoché impossibile dal contesto legislativo italiano, mutilante e mutevole. Al contrario, i concorrenti esteri hanno avuto strada spianata e condizioni favorevoli per poter sviluppare nuovi prodotti, vendendoli anche nel nostro paese in assoluta libertà a fianco ai liquidi made in Italy, che vengono penalizzati in termini di costo al pubblico e di “novità”. Entrambi siamo tuttavia confidenti sulle potenzialità del settore fumo elettronico, destinato secondo noi ad una significativa crescita qualora venissero meno le barriere che attualmente lo mortificano. L’interesse mostrato anche dalle “big” multinazionali verso il settore d’altronde lo dimostra“.

IMG_0400Però a volte il bastone sui denti ve lo date da soli. Basti pensare ai cosiddetti “cantinari”, un fenomeno noto a tutti gli addetti del settore ma di cui tutti tacciono. “Credo che il confronto – interviene Stefano – con una concorrenza leale sia sempre positivo, e in questo senso un metodo di studio e creazione di nuovi gusti “artigianale” può fornire spunti interessanti e ispirazioni stimolanti e particolari. Il discorso cambia radicalmente però nel momento in cui vengano meno la tracciabilità e qualità delle materie prime e conseguentemente la sicurezza dei prodotti. In questo senso i “cantinari” non sono artigiani aromatieri, ma realtà che si muovono in regime di concorrenza sleale, tagliando i costi a discapito della sicurezza del consumatore. Non dimentichiamo infatti che l’impatto sui costi non deriva solo dalla qualità delle materie prime ma anche dai numerosi controlli in tutte le fasi che portano al prodotto finito, controlli necessari trattandosi di liquido da inalazione composto da materie prime che se non controllate possono facilmente raccogliere cariche batteriologiche anche importanti“.

Probabilmente l’anarchia è dovuta anche all’incertezza generale in cui deve barcamenarsi il settore. Da tre anni a questa parte ogni sei mesi cambiamo le regole del gioco, spesso senza neppure il preavviso. Gianluca Giorgetti è convinto che tutta dipenda e parta dall’alto, ovvero dal legislatore. “La situazione che generata dal contesto legislativo ha portato tutto il nostro settore a dover costantemente aggiustare il tiro e intervenire ad ogni livello in modo da “arginare i danni”, sia per l’interesse cresciuto intorno alla questione stessa del mercato, sia per non disorientare il consumatore, ormai abituato a varietà, novità e prezzi anche del mercato estero“. Eppure la filiera è relativamente corta: produttore-distributore-rivenditore. E con le nuove tecnologie si potrebbe addirittura saltare il distributore. Perché allora tanta polemica sui prezzi al dettaglio? Questa volta è Stefano ad intervenire: “Siamo forti sostenitori del liberismo di mercato, laddove è il consumatore a dar ragione del buon operato dell’azienda, ma in regime di concorrenza leale. In un contesto invece in cui quasi l’80 per cento del prezzo del prodotto è dato da un’imposta è evidente che si sia sottoposti a un’altalena di prezzi che impone continui aggiustamenti e crea enorme confusione nel consumatore. In ogni punto della filiera ci si scontra costantemente con questo dato di fatto“.

20150723_092911Però allinearsi tutti allo stesso prezzo non significa fare cartello? Ovvero, da un lato si è contro il monopolio ma poi, di fatto, lo si vorrebbe applicare… “Effettivamente – spiega sempre Stefano Giorgetti – questa affermazione sembra un paradosso, dando l’idea che il settore critichi misure applicate ad altri settori e poi di fatto le richieda per sé, contraddicendo anche il principio stesso di sana concorrenza, ma si tratta di una richiesta precauzionale necessaria a ottenere un minimo di protezione”. Ma allora quale futuro vedete per il fumo elettronico? “Il settore – interviene prontamente Gianluca Giorgetti – è talmente giovane da rendere poco realistico e sensato fare previsioni a lungo termine; è impossibile ad esempio pensare e programmare a dieci anni, che è il doppio dell’anzianità del mercato stesso. Per noi già fare ipotesi sul biennio significa guardare al medio-lungo periodo. In questi termini tuttavia la nostra visione è ottimistica, sulla base di segnali positivi evidenti già da qualche mese e provenienti anche dai media. Il segnale più importante arriva dalla maturità che riscontriamo nel consumatore, pronto secondo noi per lo sviluppo di un mercato che al momento, come già ribadito, è sottostimato“.

Dopo un cenno di intesa con il fratello, è di Stefano l’ultima battuta. “Non dimentichiamo che a fine novembre accadrà qualcosa che non era mai accaduta prima in Italia, ovvero l’organizzazione di una fiera internazionale del fumo elettronico, il Vapitaly. Noi ovviamente saremo presenti con un ampio spazio e sarà un’eccellente occasione di confronto con concorrenti, distributori e consumatori italiani e stranieri. Ma soprattutto – conclude Stefano Giorgetti – sarà una occasione per trasferire all’esterno del nostro mondo tutte le positività dello svapo“.

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