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Cosa è il monopolio? Perché una Stato decide di mettere mano e impossessarsi di un settore a discapito della libera concorrenza? Lorenzo Infantino, professore di Metodologia delle scienze sociali alla Luiss Guido Carli di Roma, tra i maggiori esponenti del pensiero liberale italiano, spiega perché lo Stato – ma non il cittadino – ha interesse ad estendere i suoi monopoli. Causando di fatto la caduta dei consumi e della produttività e, non da ultimo, la limitazione della libertà.
“L’interventismo è la malattia professionale di politici, burocrati e militari perchè consente di allargare il potere. Quindi il monopolio che cosa è se non un potere esclusivo? E’ per questo che i politici tendono a intervenire nella vita del Paese, soprattutto nella vita economica, e tendono ovviamente a salvaguardare tutto ciò che possa essere monopolisticamente gestito dalla mano pubblica. Perché più chiediamo alla mano pubblica di intervenire, maggiore è il potere esercitato. Un liberale non può che trovarsi all’opposizione perché il ceto politico ha tutto l’interesse ad espandere la sfera di intervento. Ma se noi cittadini non ci difendiamo e non poniamo dei paletti all’intervento, ma stendiamo la mano chiedendo maggiore intervento, è chiaro che noi non possiamo difendere la nostra libertà“.
“Chiedendo favori, chiedendo l’intervento, noi ci illudiamo di avere raggiunto determinati obiettivi di breve periodo, ma il fatto è che in questo modo noi rinunciamo ai nostri gradi di autonomia e di libertà. Il principio fondamentale della società aperta è che i monopoli non devono esistere: già c’è un monopolio che si chiama Stato. Lo Stato ha il monopolio dalla forza legittima, come diceva Weber. E già questo è più che sufficiente. Ma non si può consentire alla mano pubblica di fare di più perché se lo consentiamo rinunciamo alla nostra libertà. E rinunciare alla nostra libertà produce delle conseguenze gravissime. La tradizione anglo-austriaca ci insegna proprio questo: rinunciare alla propria libertà significa rinunciare al procedimento di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori perché minore è l’autonomia della società civile o dei cittadini e minore è la possibilità di esplorare l’ignoto e di correggere gli errori e quindi c’è una caduta della produttività e del prodotto. Non solo si perde in termini di libertà ma si perde anche in termini di benessere”.
“Ovviamente la mano pubblica cerca di sfruttare qualunque occasione, e questo lo possiamo dire non solo con riferimento ad esempio ai tabacchi o all’alcol ma anche in tanti altri campi. Una delle formule più utilizzate da parte del ceto politico interventista è quella di dire “Questo è un settore strategico”. Ci dicono che è un settore strategico quando invece di strategico non c’è nulla. E poi chi stabilisce che cosa sia strategico? Ci dicono che Alitalia è strategica, le ferrovie sono strategiche e così via. Questo purché rimangano in mano pubblica. In realtà è una questione di potere non è una questione di reale benessere dei cittadini”.