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Da tre anni ha avuto legittimità dall’Accademia della Crusca. E’ presente anche nel dizionario Treccani, il più autorevole e riconosciuto strumento italiano di consultazione lessicografica. E’ il neologismo che in brevissimo tempo è riuscito a conquistare gli accademici che ogni anno redigono il celeberrimo contenitore di parole italiane. Una parola, per esistere, deve essere lì ritrovata. Altrimenti è semplicemente una serie di lettere senza riconoscimento. “Svapare” e “Svapo” hanno trovato dignità linguistica dal 2013, anno del cosiddetto boom delle sigarette elettroniche.
A dire il vero, l’accademia della Crusca non ha mai digerito l’inserimento del neoconio all’interno della Treccani. Così, infatti, ne giustificava la scelta: “Possiamo ipotizzare che la necessità di distinguere il fumare dal “fumare una sigaretta elettronica”, la scomodità di usare un’espressione descrittiva come “sto fumando una sigaretta elettronica”, l’influsso dell’agile verbo inglese to vape, usato nella stessa accezione, e l’esistenza di termini similari precedenti, impiegati a livello gergale per l’atto di fumare una sigaretta e della sigaretta in sé (svampare e svampa/svamposa), abbiamo insieme concorso alla diffusione di svapare accanto al più “scontato” e meno specializzato svaporare (la ricerca di svaporare sigaretta elettronica in Google dà comunque 3.780 risultati). Rimane da vedere se il verbo attecchirà, considerato anche che il fenomeno delle “svapo” sembra già in contrazione”.
Perplessità che sono state nuovamente ripetute, come segnala Chiara Dino sull’edizione fiorentina del Corriere della Sera che ha pubblicato un colloquio con Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca. Motivo dell’articolo è l’inserimento nell’edizione di quest’anno della parola “Supercazzola”, termine frutto della fantasia cinematografica ma da decenni entrato nell’uso comune degli italiani. Un non-sense pregno di significato, insomma. Dopo aver spiegato i motivi che hanno spinto gli accademici ad inserire il termine di tognazziana memoria, Marazzini aggiunge che “aggiungere è più facile che togliere”. Auspicando che sarebbe bene cancellare dal dizionario i neologismi che hanno fatto il loro tempo. E cosa porta ad esempio? “Mi chiedo – sono le parole del Presidente della Crusca – per esempio, quanto durerà il verbo svapare, fumare con la sigaretta elettronica, data la scarsa fortuna di queste sigarette“.
Probabilmente l’unico che può dire di aver avuto scarsa fortuna con la sigaretta elettronica è stato il governo Renzi, con due leggi rispedite al mittente dalla giustizia amministrativa. E se Marazzini avesse avuto la curiosità di guardare qualche foto o articolo sul Vapitaly si sarebbe reso conto che il vaping italiano è ben più attivo e radicato di quanto i “profani” possano immaginare. D’altro canto, a prescindere dai numeri, i termini utilizzati sono sempre gli stessi. Chissà se Marazzini acceterebbe un invito per la prossima edizione della fiera veronese, magari scoprirebbe un mondo che va ben oltre la sola parola “svapare”.