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“Ecig crea dipendenza”: lo dicono i giornali non la scienza

Ricerche su ricerche, indagini su indagini. Fa bene, fa male, potrebbe far male, forse fa bene: ogni pubblicazione nel tempo ha dato varie letture. Senza entrare nel merito dei risultati clinici e di laboratorio, lascia perplessi però la maniera in cui tali ricerche vengano diffuse, ovvero puntando ad un titolo ad effetto anche se poi in realtà la ricerca afferma tutt’altro.

Schermata 12-2457373 alle 12.32.40E’ il caso ad esempio dell’ultima ricerca pubblicata in ordine di tempo da un team italiano dell’Università Statale di Milano.  Gli studiosi, coordinati da Cecilia Gotti (in foto), dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr), Francesco Clementi, di In-Cnr e Università Statale di Milano, e da Mariaelvina Sala, Università Statale di Milano, in collaborazione con Michele Zoli dell’Università di Modena e Reggio Emilia, hanno confrontato gli effetti della nicotina se assunta tramite inalazione del fumo di tabacco o tramite vapori di nicotina da sigaretta elettronica. Il liquido utilizzato conteneva 16,8 mg. di nicotina. Hanno dedotto che la ecig crea meno dipendenza della sigaretta tradizionale.

Le parole esatte della dottoressa Gotti sono state: “I due trattamenti, con sigaretta elettronica o convenzionale, su un gruppo di topi sottoposto a quantità di nicotina simili a quelle assunte da un fumatore nell’arco di due mesi sono confrontabili tra di loro, sia per quanto riguarda l’assunzione di nicotina sia per il grado di dipendenza che generano, mentre i test comportamentali indicano che l’astinenza acuta da sospensione di sigaretta elettronica è minore rispetto a quella indotta dal fumo “normale”, come pure il deficit cognitivo. A fronte di questi dati positivi è stato però riscontrato un maggior aumento dell’ansia e dei comportamenti compulsivi nel caso di sospensione del vapore di sigaretta elettronica, osservabile anche dopo lungo tempo dall’interruzione. Questo indica che nel fumo di tabacco e nel vapore di sigaretta elettronica sono presenti, oltre alla nicotina, composti finora non identificati che possono provocare queste diverse risposte“. Quindi, se è vero che la ecig può provocare crisi d’astinenza è anche vero che gli effetti sono minori rispetto alla sigaretta tradizionale. Inoltre, si dimentica sempre di menzionare che la sostanza che crea dipendenza è la nicotina. Non la ecig in senso ampio (che poi, a ben vedere, con gli attuali devices la parola ecig non ha più alcun significato) ma la nicotina. Una sintesi imparziale (come, ad esempio, non è questa e neppure questa)dovrebbe tener conto anche, se non soprattutto, del corretto utilizzo delle parole e del loro significato.

Schermata 12-2457373 alle 12.30.37I ricercatori, a ben leggere, hanno inoltre inserito un auspicio che potrebbe avere un importante risvolto se colto dalla comunità scientifica e dai divulgatori dell’informazione: “Alcune  sostanze aggiunte nel vapore di nicotina delle sigarette elettroniche non sono note nè codificate e sarebbe pertanto necessario predisporre regole e controlli, affinchè le sigarette elettroniche rappresentino una vera alternativa al fumo di sigaretta convenzionale piuttosto che un pericolo ancora ignoto“. Il grande passo, dunque, per ribaltare l’opinione della comunità scientifica va nella direzione delle certificazioni e della composizione certa dei liquidi. Fino a quando ci saranno polemiche, strumentalizzazioni o giochi di marketing dietro la vendita anche di un solo flacone di liquido, il giudizio dell’opinione pubblica non potrà che essere distorto.

La ricerca originale del team di ricercatori italiani pubblicata su European Neuropsychopharmacology

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