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di Beatrice Mauri
“Proibire le sigarette elettroniche con la nicotina è una politica cattiva e difficile da difendere”. A commentare così causticamente la decisione del governo australiano è il professore Ron Borland. Specializzato in teorie comportamentali, controllo del tabacco e cessazione del fumo, Borland ha un curriculum di tutto rispetto ed è, fra l’altro, uno dei principali ricercatori del Cancer Council Victoria australiano. La sua posizione sulla sigaretta elettronica lo pone in contrasto proprio con questo istituto, che si è invece espresso in favore del divieto. Insieme ad altri accademici, Borland ha presentato al Therapeuthic Goods Administration la richiesta di escludere dalla lista dei veleni pericolosi la nicotina fino ad una concentrazione del 3,6 per cento, chiedendo in pratica di abolire il divieto per la sigaretta elettronica e consentire così di ridurre i danni derivanti dal fumo. L’ecig – sostiene il professore – viene trattata come la cocaina o l’eroina, mentre il prodotto più pericoloso, la sigaretta, rimane alla portata di tutti.
L’autorità australiana per la regolamentazione dei medicinali ha ricevuto anche un’altra istanza firmata da 40 accademici locali e internazionali in favore dell’ecig, uno strumento “che può salvare vite”. È discriminatorio e non etico, sostengono i firmatari, permettere la vendita di tabacco e proibire un’alternativa “molto meno rischiosa”. Le autorità australiane accoglieranno l’appello dei professori per l’ecig? Chissà. Per il momento si registra la reazione negativa di Kylie Lindorff, membro del Cancer Council come Boland, che sostiene non vi siano prove definitive che la sigaretta elettronica aiuti a smettere di fumare. “L’ecig può essere meno dannosa – ha dichiarato – ma non è innocua”. A quanto pare anche in Australia il meglio è nemico del bene.