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Negozi, consumatori, aziende: nella Babele dei numeri i conti non tornano

Il comparto del fumo elettronico è una vera e proprio Babele di numeri. A seconda di chi li diffonde variano sensibilmente e vanno in contrasto tra loro stessi. Abbiamo provato ad incrociarli ed ecco cosa è emerso.

di Stefano Caliciuri

Quando si analizza un comparto economico o un settore industriale, sono tre i fattori che incidono sull’andamento: il fatturato, le nuove aperture, i consumatori. A seconda di come gli indicatori si muovano sull’asse cartesiano se ne deduce il trend. Da anni sono tre i dati che circolano attorno il settore del fumo elettronico: il numero dei consumatori, il numero dei negozi specializzati, il gettito fiscale. Non esistono invece cifre pubbliche sul fatturato delle aziende. E’ percezione diffusa che nell’utlimo anno il trend del fumo elettronico sia in netta crescita rispetto ai due anni precedenti.

numeri2Ma andiamo con ordine e proviamo ad analizzare i dati e incrociarli tra loro. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i consumatori di ecig in Italia sono 2 milioni 500 mila. Il 77 per cento di essi sono utilizzatori non esclusivi, alternano cioé il tabacco con il vapore. La rimanente parte invece utilizza soltanto la sigaretta elettronica, per una media di consumo di 20 millilitri di eliquid settimanali, tenendo conto dei picchi degli hard vapers e di coloro che abbandonano dopo una settimana. L’Intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica ha invece evidenziato che nell’ultimo anno sono mancati nelle casse dello Stato 80 milioni di euro (a fronte degli 85 milioni preventivati). Sul versante dei negozi, invece, essendo decadute le associazioni di categoria, per sapere quanti siano all’incirca quelli attualmente operativi abbiamo incrociato due dati verificabili e fatto una media ponderata. Da un lato esistono i database delle aziende produttrici e dall’altro c’è la Svapomappa. I primi contengono mediamente 1800 nominativi, comprensivi però anche dei negozi che hanno smesso l’attività negli anni scorsi. La Svapomappa, redatta su segnalazione dei singoli negozianti che ne fanno richiesta, conta circa 700 indirizzi. Facendo una media, dunque, si possono stimare in circa 1200 i negozi italiani attualmente su strada, certamente non un numero preciso ma verosimilmente vicino alla realtà. Da questi tre numeri comincia dunque la nostra indagine: 2 milioni 500 mila consumatori, 80 milioni di mancato gettito, 1200 negozi.

numeri4Partiamo dai consumatori. Se ognuno dei 2 milioni e mezzo di vapers consumasse 20 millilitri di liquido alla settimana (per semplicità prendiamo come metro di misura il flacone da 10 millilitri, quindi significa 2 flaconi alla settimana) significa che ogni anno verrebbero venduti 260 milioni di flaconi. Secondo il rapporto “E-cigarette an emerging category” pubblicato da Ernst &Young, l’Italia è il paese leader nella vendita di liquidi senza nicotina: il 23 per cento sul totale. Significa quindi che i flaconi contenenti nicotina acquistati sono 200 milioni 200 mila. Moltiplicando ogni flacone per 3,85 euro (il valore dell’imposta unitaria al netto di Iva) si otterrebbe un gettito erariale di 770 milioni 770 mila. Questo dovrebbe essere quanto lo Stato dovrebbe incassare dall’accisa. Altro che 80 milioni…

Ma se ponessimo come reale il dato del mancato introito fiscale, ovvero 80 milioni di euro, a cui vanno sommati i 5 milioni di euro realmente incassati, risulterebbe che i flaconi da 10 millilitri contenenti nicotina effettivamente venduti in un anno sarebbero 22 milioni 77 mila 922 flaconi. Aggiungendo la quota dei “senza nicotina” si arriverebbe dunque ad un totale di 27 milioni 155 mila 844 flaconi annui venduti. Ponendo come scala sempre un consumo medio di 20 millilitri settimanali pro capite, si dedurrebbe che i vapers italiani siano 261.113. Un numero dieci volte inferiore a quello diffuso dall’Istituto superiore di Sanità.

numeri3Passiamo ai negozi. Se i consumatori sono 2 milioni e mezzo, significa che mediamente ogni negozio di ecig ha un potenziale di 2.083 clienti. Togliendo un 30 per cento che acquista on line ne rimangono 1.458. Se ognuno di essi acquista due flaconi alla settimana, se ne deduce che mediamente in negozio vengono venduti 151.666 flaconi di eliquid all’anno. Ovvero, su scala nazionale, 181 milioni 999 mila 999 flaconi, di cui il 23 per cento (41 milioni 859 999) senza nicotina. I flaconi con nicotina dovrebbero dunque essere 140 milioni 140 mila, per un gettito fiscale pari a 539 milioni 539 mila euro annui. Dando invece per buono il dato del mancato introito, se ne deduce che i 1200 negozi italiani vendono mediamente 18.398 flaconi da 10 millilitri con nicotina. Con la quota dei senza nicotina si arriva a 22.630 flaconi. Che su scala settimanale significa mediamente 435 flaconi per negozio. Due dati molto distanti tra di loro, rappresentanti i due estremi opposti.

I conteggi non vogliono essere esausitivi e puntuali ma vogliono semplicemente dare un indirizzo tendenziale. Dimostrano però come i tre dati su cui si basa la maggior parte dell’opinione pubblica o delle analisi settoriali possano avere delle basi errate. Se non coincidenti, i tre dati dovrebbero perlomeno essere convergenti. Emergono invece discrepanze assolute molto differenti tra loro che, come abbiamo visto, si discostano anche di decine di volte. Il dibattito è aperto, Sigmagazine darà spazio a chiunque vorrà intervenire o fornire dati circonstaziati e puntuali per venire a capo di questa che pare essere una vera e propria Babele dei Numeri.

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