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I test in laboratorio sulla sigaretta elettronica e i suoi presunti effetti eseguiti finora hanno spesso dato risultati discordanti, quando non addirittura opposti. Un fenomeno francamente sconcertante per l’opinione pubblica, che non sa come orientarsi, né a chi credere per la tutela della propria salute. Questi risultati contradditori sono in parte dovuti alla mancanza di protocolli ufficiali da seguire quando si eseguono test per la valutazione dei cosiddetti prodotti di nuova generazione. Così nei laboratori può accadere, come infatti è accaduto, che si sottopongano i tessuti ad una esposizione di vapore che nessun vaper potrebbe consumare o sopportare. O addirittura a vapore prodotto bruciando le resistenze che, come sa chiunque utilizzi la sigaretta elettronica, è irrespirabile (e inoltre può rilasciare sostanze dannose). I risultati di questi test sono nel migliore dei casi inutili, perché non hanno nessuna relazione con l’esperienza quotidiana dei vaper. Nel peggiore sono dannosi, perché scatenano allarmi ingiustificati.
Per ovviare a questo problema, gli studiosi di British American Tobacco e Nicoventure hanno condotto uno studio, appena pubblicato su Scientific Reports, per analizzare come i vaper utilizzano la loro sigaretta elettronica. I risultati ottenuti serviranno a programmare le macchine dei laboratori in modo che, in fase di test di un prodotto, riescano a replicare davvero l’uso dell’ecig nella vita reale. Così i risultati sulle sostanze inalate e la loro eventuale tossicità dovrebbero essere meno approssimativi.
Per questo studio i ricercatori hanno utilizzato uno strumento che misura pressione e flusso del vapore, determinando l’ampiezza e la durata di una boccata e il tempo che intercorre fra un tiro e l’altro. Al test hanno partecipato 60 utilizzatori di sigarette elettroniche divisi in due gruppi. I primi hanno usato una cig-a-like Vype e i secondi una Vype epen. I risultati fra i due gruppi sono stati leggermente diversi: coloro che avevano la Vype epen (un prodotto più avanzato rispetto alla cigalike) facevano boccate meno frequenti, anche se più profonde. È un peccato che i test si siano limitati ai due prodotti Vype, senza affiancarne uno con batteria e atomizzatore più avanzati, che avrebbe certamente segnalato comportamenti diversi. Ma è sicuramente un passo avanti che ci si renda conto che sono necessari dei protocolli universali per effettuare test in laboratorio sulla sigaretta elettronica.