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Sigaretta elettronica, anche la scienza contesta le scelte dell’Oms

La Conferenza delle parti sul tabacco (Cop7) in corso in India potrebbe delineare scenari proibizionisti nei confronti della sigaretta elettronica. I medici del comitato scientifico però non ci stanno e pubblicano un documento in cui si evidenziano le contraddizioni in cui è caduta l'Organizzazione mondiale della Sanità.

Nella settimana in cui a New Delhi, in India, si svolge la Conferenza mondiale sul tabacco dell’Oms – il cosiddetto Cop7 –, il Comitato scientifico internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica  pubblica il suo commento al report redatto dall’Organizzazione che tratta anche l’ecig. Si tratta di un documento reso pubblico due mesi fa, destinato a indicare la strada ai 1500 delegati in rappresentanza di 180 Paesi anche in tema di fumo elettronico. Il commento del Comitato scientifico è fortemente critico ed evidenzia numerosi punti critici nella visione proposta – per usare un eufemismo – dall’Oms. I contenuti, firmati da tutti i componenti del Comitato, sono stati consegnati al Ministro Lorenzin affinché tragga le debite conclusioni.
delegazione-sud-africa-cop-7Il primo e il più ovvio riguarda la classificazione delle sigarette elettroniche. Come noto i cosiddetti ENDS (electronic nicotine delivery systems) così come gli ENNDS (sistemi senza nicotina) non contengono tabacco, ma una soluzione spesso aromatica di glicole propilenico, glicerina e eventualmente nicotina. Il Comitato contesta, dunque, la loro assimilazione con i prodotti a tabacco riscaldato. Nel documento dell’Oms viene poi ravvisato un errore di base: ci si concentra sui potenziali rischi dell’ecig e non sulle sue opportunità. Insomma lo strumento non viene analizzato come sostituto della sigaretta convenzionale e non si riconoscono “adeguatamente le profonde opportunità sulla riduzione del rischio per la salute dei fumatori che passano allo svapo”. Per l’Oms l’ecig è una minaccia e non una potenzialità per la salute pubblica.
E anche sulla valutazione dei rischi potenziali, il Comitato ha qualcosa da ridire. La valutazione dei rischi – spiegano – è “distorta e decisamente peggiorativa”, si pone enfasi su rischi derivanti da livelli di esposizione in realtà risibili, dimenticando che in tossicologia “non è la semplice presenza di un agente potenzialmente offensivo che determina un danno all’organismo, bensì la concentrazione”. E anche in questo caso non si tiene in nessun conto il paragone con il fumo di sigaretta, sebbene tutti i dati disponibili dimostrino che il vapers sono al 99% fumatori o ex fumatori. “Il confronto con il fumo – chiosa il documento – diventa rilevante soprattutto ai fini della impostazione di norme adeguate per un migliorato controllo del tabagismo”.
delegazione-cop7Nel suo report, poi, l’Oms pone grande attenzione sui potenziali rischi correlati al vapore passivo, dimenticando anche in questo caso che “il problema non è la presenza di particolari sostanze chimiche bensì la loro concentrazione negli ambienti e nei luoghi pubblici”. La preoccupazione non riflette in alcun modo le evidenze scientifiche, come abbiamo più volte riportato anche sulle nostre pagine. L’organizzazione non riconosce il ruolo della sigaretta elettronica nel percorso di disassuefazione dal fumo e riporta, anzi studi scientifici giudicati “gravati da numerosi errori metodologici”, tralasciando prove, studi e l’esperienza di milioni di vapers che confermano che l’ecig ha aiutato molti fumatori a smettere. Discorso simile per gli aromi, essenziali per rendere appetibile la sigaretta elettronica come alternativa al fumo e liquidata invece nel report dell’Oms come una mera attrattiva per attirare gli adolescenti.
Ma cosa vuole in fondo l’Organizzazione mondiale della sanità? Secondo il Comitato, il suggerimento agli Stati – sebbene velato – è di bandire l’e-cig. Un atteggiamento giudicato poco etico: “Come è possibile negare ai fumatori la possibilità di dismettere il consumo di tabacco con l’aiuto delle e-cig che vantano un profilo di rischio tossicologico enormemente più basso? Non vi è alcun supporto scientifico che dimostri che un divieto di questo genere possa tradursi in un miglioramento certo per la salute pubblica”. Nelle proposte normative suggerite, inoltre, manca qualsiasi analisi costo-efficacia.
Ma soprattutto l’Oms non valuta le possibili conseguenze non intenzionali delle restrizioni che propone. Negare l’accesso all’unico strumento sostitutivo del fumo che ha dimostrato di funzionare e di dare soddisfazione potrebbe avere un effetto disastroso: l’aumento del numero dei fumatori.

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