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“Le parole ‘cinquanta per cento’ sono sostituite dalle seguenti: ‘ottanta per cento’”. Questo semplice emendamento, presentato dall’onorevole Adriana Galgano (Civici e Innovatori) all’articolo 74 della Legge di Bilancio 2017, potrebbe fare una grande differenza per il mondo del vaping. Stiamo parlando di tasse. Come spiegato nella relazione introduttiva che illustra l’emendamento, “Il Decreto Legislativo 15 dicembre 2014 n. 188 ha introdotto una nuova imposta di consumo per i ‘prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina’ poi fissata ad Euro 0,37344 il millilitro dal Provvedimento n. 394/2015 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La struttura dell’imposta presuppone un procedimento di calcolo dell’equivalenza di consumo fra sigaretta tradizionale ed elettronica effettuato sulla base del Provvedimento ADM n. 381 ed uno sconto del 50% rispetto all’accisa gravante sui tabacchi”.
In questo scenario, non ci ha guadagnato nemmeno l’erario. Il mancato gettito fiscale è stato enorme: dei 115 milioni di euro previsti dal Decreto legislativo 188/2014 ne sono entrati nelle casse dello Stato solo 5 e le prospettive sono uguali per il gettito del 2016. E anche sul profilo occupazionale la misura si è rivelata un boomerang, visto che la crisi delle aziende italiane ha portato alla perdita di oltre quattromila posti di lavoro distribuiti su tutta la filiera.
Insomma, è stata una misura che ha completamente fallito il bersaglio e alla quale vale la pena di mettere mano, anche alla luce delle nuove ricerche che – si legge nella relazione – hanno “scientificamente provato che le e-cig risultano essere un’alternativa meno dannosa del tabacco tradizionale. In particolare Public Health England, l’Agenzia collegata al Ministero della Salute inglese, ha dichiarato che le sigarette elettroniche sono il 95% meno dannose delle sigarette”. Per tutti questi motivi l’emendamento Galgano chiede che lo sconto del 50 per cento rispetto all’accisa sui tabacchi concesso all’e-cig sia rivisto e portato all’80 per cento. Oltre al guadagno per la salute pubblica, si spiega, “da un punto di vista meramente fiscale, la rimodulazione dell’imposta di consumo, permetterebbe alle aziende rispettose della legge di adottare una politica dei prezzi competitiva rilanciando l’intero settore italiano dell’e-cig e allo stesso tempo abbattere i fenomeni evasivi ed elusivi riscontrati negli ultimi anni”. E questo dovrebbe tradursi anche in maggiori entrate per l’erario. Rimane però la grande incognita dei liquidi non contenenti nicotina che, a rigor di logica e Consulta, non dovrebbero essere sottoposti ad alcuna imposizione fiscale.