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E la montagna ha partorito il topolino. Dopo sei giorni di dibattito nello smog fitto di Nuova Dehli, polemiche con i giornalisti confinati a conferenze stampa-farsa, scienziati ed esperti relegati ai margini dei tavoli di discussione, l’Organizzazione mondiale della sanità rende pubblici finalmente i risultati della settima Conferenza delle parti per la lotta al tabacco. “Le lunghe ore di dibattito e di pianificazione hanno prodotto una forte roadmap per il controllo globale del tabacco nel futuro”, dichiara orgogliosa Vera Luiza da Costa e Silva, capo del segretariato. Non senza lamentare, però, i tentativi di infiltrazione e manipolazione da parte dell’industria del tabacco, vera e propria paranoia dei burocrati riuniti a convegno.
Ma cosa è stato deciso in concreto per quanto riguarda i cosiddetti Ends e Ennds, cioè rispettivamente gli erogatori elettronici con e senza nicotina? Non quello che si era temuto. L’organizzazione invita le parti – cioè i Paesi aderenti che ancora non ne hanno proibito l’importazione, la vendita e la distribuzione di prendere in considerazione di proibire o regolamentare tali prodotti. Le parti, inoltre “richiedono ulteriori ricerche scientifiche, indipendenti e imparziali per accertare l’impatto generale sulla salute e i rischi a lungo termine sulla salute pubblica di Ends e Ennds”. L’Oms ci tiene anche a far sapere che alcuni Paesi hanno chiesto che le sigarette elettroniche fossero regolamentate come le medicine e i prodotti del tabacco, mentre altri volevano che fossero vietati del tutto. “Saranno preparate – chiosa il comunicato – nuove ricerche scientifiche”.
Non si tratta certo di un endorsment a favore dell’ecig, ma almeno è stato scongiurato il tanto temuto invito al divieto globale. Tutto sembra essere rimandato di due anni, al prossimo Cop8 che si terrà a Ginevra, un luogo più agevole da raggiungere dell’India e dove si potranno organizzare manifestazioni per far sentire la propria voce. Il mondo del vaping ha 24 mesi per organizzarsi, per fare ricerche, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della riduzione del danno e per cercare interlocuzione con la politica e le istituzioni. E’ necessario però sfruttarli al massimo.