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Sta facendo molto discutere uno studio statunitense condotto da Lauren Dutra e Stanton Glantz, anticipato online prima della pubblicazione sulla rivista specializzata Pediatrics. Si tratta di un lavoro che utilizza dati annuali trasversali del National Youth Tobacco Survey relativi alla diminuzione del fumo tra i giovani nel decennio fra il 2004 e il 2014. Grazie all’incrocio di questi numeri, nel comunicato stampa che ha lanciato lo studio gli autori affermano che “non ci sono prove che la sigaretta elettronica causi una diminuzione del tasso di fumatori fra i giovani”. Stanton Glanz arriva a dichiarare che “le sigarette elettroniche incoraggiano – e non scoraggiano – i giovani a fumare e consumare nicotina e stanno portando ad un’espansione del mercato del tabacco”.
Insomma, questo studio proverebbe finalmente l’esistenza del gateway effect, l’effetto passerella che porterebbe i giovani ad iniziare con la sigaretta elettronica per poi passare a quella di tabacco. Le conclusioni derivano dalla osservazione che nella decade presa in esame il fumo tra i giovani è diminuito in maniera costante, senza mostrare picchi dopo l’irruzione nel mercato americano della sigaretta elettronica avvenuto fra il 2007 e il 2009. “La recente diminuzione del fumo fra i giovani – commenta Lauren Dutra – è probabilmente dovuta alle politiche di controllo del tabacco, non alla sigaretta elettronica”. Uno studio che casca a fagiolo in un momento in cui l’applicazione della regolamentazione sul vaping della FDA è ancora in discussione e l’insediamento alla presidenza americana del tycoon Donald Trump ha acceso le speranze di un’inversione di rotta.
Se si va oltre le dichiarazioni dei ricercatori, però, e si approfondisce un po’ ci si rende conto che le conclusioni dello studio sono un po’ troppo disinvolte. La prima osservazione è la più ovvia: se i tassi di diminuzione del fumo sono rimasti costanti in tutto il decennio, si può dire certo che la sigaretta elettronica non li ha ulteriormente influenzati. Ma si può dire anche che non li ha nemmeno fatti crescere, cioè che la sigaretta elettronica non ha causato un aumento dei giovani fumatori, con buona pace dell’effetto passerella e dell’espansione del mercato del tabacco.
Ma c’è di più e lo fa notare Michael Siegel della Boston University, membro del Comitato internazionale per la sigaretta elettronica. I ricercatori hanno scelto il 2009 come punto di cesura, cioè come momento dal quale iniziare a misurare l’influenza della sigaretta elettronica. Sembra una scelta quantomeno arbitraria, visto che in quella data le ecig erano ancora strumenti nuovi e poco diffusi. Infatti fra il 2009 e il 2011 il tasso rimane costante. Fra il 2011 e il 2014, invece, si riscontra un’accelerazione nella diminuzione del fumo fra i giovani, un dato confermato anche da altri istituti di sondaggio nazionali. È un’accelerazione dovuta alla sigaretta elettronica, che proprio in quegli anni ha visto la sua massima diffusione? Forse. Quello che invece è certo è che stabilire il punto di cesura al 2009 sembra proprio un espediente escogitato ad arte per diluire il dato reale e dare l’impressione che i tassi siano rimasti sempre costanti.
A Siegel fa eco dall’Italia Riccardo Polosa dell’Università di Catania. Il professore rileva che dati relativi all’uso di ecig tra i giovani tra il 2014 ed il 2015 dimostrano che il declino del numero di fumatori tra i giovani americani è indiscutibilmente associato all’aumento del numero di svapatori. E conclude: “I recenti studi diffusi in tutto il mondo hanno ormai ampiamente dimostrato che non esiste alcuna correlazione con il cosiddetto effetto gateway in non fumatori. Al contrario, si sono palesati chiari effetti positivi sulla salute umana sia dal punto di vista cardiovascolare che respiratorio, anche nel lungo termine, imputabili alla sostituzione delle sigarette convenzionali e contenenti tabacco con quelle elettroniche fatte di acqua, aromi vegetali, glicerina, glicole propilenico e, in base alla scelta dei consumatori, nicotina”.