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Esplode tubo, studente ferito avvia causa contro modder

Prato, Tommaso Chiti stava utilizzando un tubo di Team Bravo e Rooster Mod. Tra le possibili cause, batteria difettosa o resistenza troppo bassa. E torna all'ordine del giorno la questione sicurezza.

di Stefano Caliciuri

Un tubo è pezzo di metallo cavo, si dirà. Invece no, quando si parla di vaping quella parola, tubo, presuppone che l’oggetto diventi un contenitore di energia elettrica. E dunque un oggetto da utilizzare con cautela. Per la prima volta in Italia è balzata agli onori della cronaca una vicenda legata ad una esplosione di batteria. Protagonista della disavventura è stato Tommaso Chiti, studente ventenne alla Luiss di Roma ma residente a Prato.
E proprio a Prato si trovava nel pomeriggio di sabato quando è avvenuto l’incidente. Come racconta Alice, la madre del ragazzo, al giornalista Samuele Bartolini sulle colonne de Il Tirreno, il figlio stava svapando con un tubo meccanico (dovrebbe essere il modello KnockOut) che ad un certo punto si è inceppato non producendo più vapore. Dopo un paio di tiri a secco, al terzo tentativo di accensione, lontano dal volto, la batteria è esplosa. L’atomizzatore è stato scagliato al soffitto dopo aver colpito Chiti al petto e alla guancia, mentre la batteria ha preso fuoco, causandogli ustioni alla coscia. La madre – si legge su Il Tirreno – ha provato a contattare i modder produttori del tubo, il Team Bravo con la collaborazione di Rooster Mod, ma, a sua detta senza ottenere risposta. Ha annunciato dunque querela nei confronti di entrambi. “Neppure io sono riuscito a raggiungerli – commenta Bartolini, contattato telefonicamente da Sigmagazine –  La madre, dopo aver querelato le aziende, non vuol più dire nulla pubblicamente. Il tubo lo aveva comprato da pochi giorni su un sito internet“.
Il vaping è un settore ancora molto giovane e per questo non regolato da normative chiare. Un fenomeno nato dal basso che ha anticipato quasiasi provvedimento e regolamentazioni. I tubi meccanici altro non sono che conduttori di elettricità collegati ad una resistenza. La moda del momento vuole che il prodotto migliore sia quello fatto in maniera artigianale, spesso in pochi esemplari. Privo però di qualsiasi certificazione o garanzia di sicurezza. Se a questo si aggiunge l’inesperienza – per usare un eufemismo – di molti neofiti o di “elettricisti improvvisati”, ecco che la possibilità di incidenti è dietro l’angolo. Si fa presto a dire “tubo” ma spesso ci si dimentica che il combinato disposto con una batteria e una resistenza può essere molto pericoloso.

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