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“Svapare non è fumare, i prodotti del vaping non sono prodotti del tabacco. Il fumo provoca danni alla salute e causa morti premature, il vaping no. In base a questo principio il vaping deve essere trattato in maniera diversa e i vapers non devono essere assimilati ai fumatori a scopi assicurativi”. Dopo essersi confrontata con la compagnia aerea Ryanair e averla indotta a rivedere la policy che di fatto vietava il trasporto di sigarette elettroniche sui suoi aeromobili, l’attivissima Associazione britannica dei produttori indipendenti del vaping – la IBVTA – sposta la sua attenzione al campo delle assicurazioni. Il motivo di rimostranza è che al momento di stipulare una assicurazione sulla vita i vapers siano classificati come “fumatori” e dunque paghino premi doppi rispetto ai non fumatori.
Un controsenso, secondo i vertici della IBVTA, che hanno deciso di perorare la causa dei vapers inviando una lettera al direttore generale della Association of British Insurers, Huw Evans. La richiesta inoltrata è molto semplice: “Crediamo – si legge nella lettera – che le assicurazioni debbano cambiare il modo in cui trattano i vapers e riconoscere che non sono più fumatori”. La IBVTA cita il parere di molti scienziati ed esperti in materia, sottolineando naturalmente che il Royal College of Physicians e Public Health England – due istituzioni sanitare – hanno stimato che la sigaretta elettronica sia del 95 per cento meno dannosa del fumo.
La lettera dell’associazione entra anche nel merito del dibattito sulla pericolosità della nicotina, citando le conclusioni di Robert West, responsabile per gli studi sul tabacco del Dipartimento di epidemiologia e salute pubblica dello University College di Londra: “Non è la nicotina che uccide quando si fuma il tabacco. Svapare è probabilmente sicuro come bere caffè”. Ma soprattutto ricordando che il National Institute for Health and Care Excellence e la MHRA (l’ente britannico che regola le medicine) hanno affermato che l’uso a lungo termine della nicotina non è dannoso per la salute.
Secondo la IBVTA, dunque, non vi sono motivi scientifici per assimilare vapers e fumatori e costringere i primi a pagare lo stesso premio è una vessazione che viola il principio di non discriminazione. L’equiparazione potrebbe, inoltre – si legge nella lettera – scoraggiare i fumatori dal passare alla sigaretta elettronica. I produttori concludono rendendosi disponibile a ulteriori discussioni e ad un incontro con i vertici dell’Associazione degli assicuratori. Il nostro augurio è che replichino il successo avuto con Ryanair.