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Era stato annunciato in pompa magna. Un aggregato di interesse transpartitico in grado di rappresentare le istanze della filiera della sigaretta elettronica. Dopo due anni di attività non solo ai dieci componenti iniziali non se ne sono aggiunti altri, ma addirittura i suoi membri sono stati falcidiati dalle liste elettorali delle Politiche 2018. Il bilancio dell’attività dell’Intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica non può che dirsi negativo. Eppure cominciò nel migliore dei modi: acquisendo a facendosi megafono della petizione “Vapore non è fumo”, sottoscritta da oltre 4mila persone e consegnata alla Camera dei Deputati. Anche il sito internet dell’intergruppo è stato nel tempo dimenticato: l’ultimo intervento di cui si ha traccia è un comunicato datato agosto 2016. Ed oggi ad uscire dal panorama parlamentare sono molti degli stessi rappresentanti dell’aggregazione. Per motivi differenti che vanno dalla scelta personale all’esclusione forzata, non hanno infatti trovato spazio nelle liste elettorali sette parlamentari su dieci: Abrignani, Bellot, Busin, Mattesin, Prodani, Sangalli, Sberna. Si sono salvati Sebastiano Barbanti (candidato a Catanzaro per il Pd), Raffaele Volpi (Suzzara, Lega) e Giovanni Paglia (Liberi e Uguali, circoscrizioni multiple).
Pur non avendo aderito all’intergruppo, neppure l’impegno di Adriana Galgano è stato premiato con un posto in lista. Anzi, a onor del vero, l’intera compagine di Civici e Innovatori non è riuscita a presentare la lista rimanendo esclusa dalla competizione elettorale del prossimo 4 marzo. Dovrebbe invece essere blindata l’elezione di Benedetto Della Vedova, esponente di +Europa ospitato nelle liste Pd.
Citazione di diritto per gli ultimi tre parlamentari che sono balzati all’onor delle cronache grazie agli emendamenti in fase di Decreto Fiscale e Legge di Bilancio. Alessia Rotta (Pd) è blindata a Verona, Simona Vicari è la capolista di Noi per l’Italia (la cosiddetta quarta gamba del centrodestra) in Lombardia. Non è stato ricandidato nelle liste del Pd invece Sergio Boccadutri.
Una vera disfatta, dunque, per la stragrande maggioranza dei deputati considerati vicini alla filiera del vaping. Una delle prime urgenze, all’indomani della tornata elettorale, sarà di ricostruire una rete di rapporti politico-parlamentare con la quale confrontarsi ed entrare in relazione.