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Sigaretta elettronica e asma, il 95 per cento dei pazienti non ha ricadute

Grazie all’idea per la tesi di due giovani dottorandi, un team di ricercatori del Policlinico universitario di Cagliari sta lavorando ad uno studio sui pazienti asmatici – e non solo – che abbandonano il fumo per il vaporizzatore personale.

(tratto da Sigmagazine #7 marzo-aprile 2018)

Noi abbiamo l’unico centro di riferimento per l’asma grave in Sardegna e l’osservazione che paradossalmente molti asmatici fossero fumatori, dato peraltro noto a livello internazionale, ci ha fatto riflettere sul fatto che bisognasse in qualche modo convincerli a smettere di fumare”. Così il professore Stefano Del Giacco del centro del Policlinico universitario di Monserrato, una struttura dell’Università di Cagliari, ha deciso di cogliere al volo l’idea di due dottori specializzandi, Alessandro Solinas e Giovanni Paoletti, che per la loro tesi hanno scelto di condurre uno studio che valutasse gli effetti della sigaretta elettronica – o dei vaporizzatori personali, come li chiamano correttamente loro – sui pazienti. Il lavoro, come spesso accade, non ha ricevuto alcun tipo di finanziamento, nonostante possa dare risposte ad un tema fortemente dibattuto a livello scientifico. “Finanziamenti non ce ne sono – conferma Del Giacco – è uno studio completamente spontaneo, reso possibile dall’abilità dei dottorandi ad usare il web e i social network”. Lo studio, infatti, prevede due fasi: un survey online creato ad hoc basandosi su questionari validati a livello internazionale e una fase operativa con osservazione diretta dei pazienti. “Il survey è ancora in corso – spiega Alessandro Solinas – e ad oggi sono circa tremila i pazienti che lo hanno compilato”.

Come funziona invece l’osservazione diretta?
Per ora sono trentacinque i pazienti che hanno potuto recarsi da noi, sia asmatici che non asmatici. Facciamo delle prove di funzionalità respiratoria, ma anche cardiovascolari. Applichiamo delle metodiche di primo e di secondo livello come la spirometria semplice e la spirometria globale, il transfer del monossido di carbonio, l’esalazione di ossido nitrico, prelievi ematochimici volti a studiare alcuni marker di infiammazione tipici dell’asma e altre prove come il six minute walking test. Ogni vaper, in base al tipo di sottogruppo in cui viene incluso, ha un protocollo che è leggermente differente: gli asmatici fanno delle metodiche che i non asmatici non fanno; gli utilizzatori duali hanno un protocollo leggermente differente. Stiamo esaminando tutti quelli che si possono recare qui da noi.

Che tipo di vaporizzatore usano i pazienti che osservate?
Circa il 50 per cento dei pazienti che abbiamo osservato utilizza dispositivi di tipo mouth-to-lung, cioè con un tipo di tiro da guancia con configurazioni di resistenze single coil con valori di resistività fra i 0,7 e gli 1,5 Ohm. Il restante 50 per cento è più orientato su uno svapo di tipo polmonare, quindi con dispositivi in genere dual coil con resistenze molto più basse, che vengono portate a wattaggi più elevati.

Quanto durerà lo studio?
La durata dipende molto dai vari protocolli. Avremo un primo punto osservazionale a metà di quest’anno. Poi il nostro protocollo base dovrebbe prevedere un anno, un anno e mezzo di follow up negli asmatici.

Avete già delle conclusioni o delle prime valutazioni?
Per ora abbiamo dati preliminari e quelli più forti riguardano i pazienti analizzati attraverso il survey. I dati sono molto confortanti e in linea con la letteratura scientifica e con i lavori che sono stati pubblicati di recente anche dall’equipe del professor Polosa di Catania. Il 98 per cento dei vaper asmatici osservati consiglierebbe a un fumatore asmatico di passare al vaporizzatore personale. Circa il 95 per cento dice di non aver mai avuto riacutizzazioni da quando ha iniziato a svapare e smesso di fumare. Sono numeri davvero molto positivi.

Cosa ci dice, invece, degli utilizzatori duali?
I dati su di loro ci mostrano che il fumo comunque peggiora la sintomatologia asmatica. Come già noto, il fumo è agente irritante e con una influenza negativa sulla storia naturale dell’asma.

E i pazienti non asmatici?
Per questi abbiamo soltanto dati preliminari sulla loro percezione di benessere, raccolti attraverso il survey. Il 98 per cento dichiara un miglioramento della propria qualità di vita. Gli altri dati sono ancora troppo acerbi per poter estrapolare delle conclusioni che abbiano un valore scientifico attuale.

Dunque i fumatori dovrebbero passare al vaping?
La nostra posizione è che il vaping debba rappresentare un periodo di transizione per smettere di fumare. Se il fumatore non riesce a smettere cessando semplicemente di acquistare prodotti del tabacco, il nostro consiglio è di passare attraverso il vaporizzatore personale con una gradazione di nicotina proporzionale e con una procedura a scalare fino a raggiungere livelli negativi di nicotina, quindi assenza di nicotina, quindi liberarsi della dipendenza e quindi procedere a smettere anche di svapare.

Ma è una posizione ideologica o avete riscontrato dei rischi connessi al vaping?
Attualmente la letteratura scientifica sulla materia è molto giovane e gli studi a lungo termine sono in fase iniziale. In assoluto, però, l’uso del vaporizzatore personale non sembra mostrare rischi per la salute e numerosi studi dimostrano che il vapore prodotto dai vaporizzatori non presenta le sostanze tossiche che ci sono nelle sigarette, se non la nicotina e, in condizioni particolari – ad esempio un uso non appropriato o durante i cosiddetti “dry burn”, o “steccate” – alcuni altri agenti tossici come formaldeide e composti aromatici. Insomma, in condizioni di uso normale e corretto non sono state rilevate le sostanze tossiche che invece sono presenti nel fumo di sigaretta e questo per un fumatore dovrebbe già essere sufficientemente positivo per spingerlo a smettere di fumare e attraversare questa fase di svapo. Noi, poi, abbiamo osservato direttamente che i pazienti, soprattutto gli asmatici, mostrano segni di miglioramento legati verosimilmente alla mancanza del fumo come agente negativo sulla loro patologia. Ed è ovviamente un beneficio che noi teniamo presente. Ma dire che il vaping non abbia nessun rischio anche fra vent’anni non ci è permesso, perché servono studi a lungo termine per poterne delineare il profilo di sicurezza totale.

Professor Del Giacco, vuole commentare le misure politiche e fiscali che di fatto rendono la fruizione dell’ecig più difficile?
L’uso del vaporizzatore è presente in varie linee guida nei percorsi di abbandono al fumo di sigaretta di tabacco, quindi certamente penalizzarlo in questi termini è una scelta un po’ avventata, senza una valutazione in termini di salute. Ma credo che sia solo una questione di tempo prima di avere dei report chiari e delle posizioni nette da parte della società scientifica.

Intanto però i fumatori continuano a morire.
Quello che posso dire è il nostro centro propone il vaporizzatore come mezzo per portare il fumatore, sia asmatico che non asmatico, all’interruzione del fumo.

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